L'arrivo del nuovo anno genera sempre la speranza che sia un anno migliore del precedente: è giusto che sia così. Dieci desideri per il 2011 nell'anno dell'anniversario della nostra unità nazionale per ritrovare il senso di essere davvero una nazione.
Pubblichiamo una piccole silloge di massime che possono aiutraci a ritrovare il senso dell'ironia che resta sempre il mezzo per ridere del mondo e regalarsi l'illusione di evitare di esserne derisi.
L'appoggio del Vaticano al governo Berlusconi non giova all'immagine della Chiesa cattolica. Uno "strano connubio" su cui perfino la sinistra finge di essere distratta.
Il centro della fede cristiana è il mistero di un Dio che è Amore il quale, divenendo uomo in Gesù di Nazareth, rivela che anche l’essere umano è fatto interamente di amore. Il Natale come un momento alto per riflettere sul destino dell'uomo.
Se ai nostri studenti l'invito da fare è quello di rileggere le pagine di Pasolini su Valle Giulia, ai nostri politici l'invito è quello di ascoltare e interloquire con la società senza disprezzarne le pulsioni più profonde.
Un elegante divertissement di pregevole fantasia sul significato etimologico del nome "Berlusconi". Franco Brera dimostra, ancora una volta, che il cognome è una garanzia. Questo vale per lui ... ma anche per il Cavaliere!
L'ignobile compravendita di parlamentari in vista della sfiducia al governo (prevista per martedì 14 dicembre) viene giustificata con il richiamo dell'art. 67 della Costituzione che prevede il cosiddetto "divieto di mandato imperativo". Ma non è esattamente così.
Per 6 mila detenuti giovedì 16 dicembre si apriranno le porte del carcere. Entrerà, infatti, in vigore la legge n. 199 del 1° dicembre 2010 che prevede il diritto di essere ammessi agli arresti domiciliari nel caso di pena residua di un anno o meno di un anno.
I Tribunali italiani vantano un arretrato-record di circa 5 milioni e mezzo di cause civili che si vorrebbe smaltire reintroducendo le "sezioni stralcio". Intanto il 20 marzo 2011 esordirà una nuova figura, il "mediatore".
Se alla Tv va dato, storicamente, il merito di avere contribuito a creare una lingua nazionale, a Internet va imputata la grave colpa di avere alimentato il mito di una falsa democrazia di massa che si fonda su una partecipazione, collettiva e pubblica, alla banalità. Spetta alla scuola il compito di promuovere un uso avveduto e criticamente corretto delle nuove tecnologie con le quali è necessario stabilire una “giusta distanza”. Per anni si sono aggirate tra le scuole italiane falangi di imbonitori che hanno gabellato il tablet come lo strumento imprescindibile di una didattica avanzata. Educhiamo, dunque, i giovani ad usare Internet in modo critico e consapevole per evitare che ne siano usati. Come è stato finora.