Venezia, 4 luglio del 1978 – Da quando Roberta Giose, in arte Colombina, aveva lasciato Venezia per beneficiare con le sue attenzioni l’industriale tedesco Jurgen Blin, il malinconico avvocato Paolo Casanova trascorreva le cupe giornate sul molo Pier nel sestiere Castello, con il mento appoggiato allo sterno e gli occhi chiusi. Assente, incurante del mondo che lo circondava, sorreggeva una lenza senza esca, appoggiata al suo fianco come un cane fedele, riposava la traditrice bottiglia di Cabernet. Verso le diciannove guardò l’orologio e pensò che fosse troppo presto per cenare, ma non sapendo cos’altro fare si avviò con passo malfermo verso il Bacaro della Forcola. -segue-
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Venezia, 4 luglio del 1978 – Da quando Roberta Giose, in arte Colombina, aveva lasciato Venezia per beneficiare con le sue attenzioni l’industriale tedesco Jurgen Blin, il malinconico avvocato Paolo Casanova trascorreva le cupe giornate sul molo Pier nel sestiere Castello, con il mento appoggiato allo sterno e gli occhi chiusi. Assente, incurante del mondo che lo circondava, sorreggeva una lenza senza esca, appoggiata al suo fianco come un cane fedele, riposava la traditrice bottiglia di Cabernet. Verso le diciannove guardò l’orologio e pensò che fosse troppo presto per cenare, ma non sapendo cos’altro fare si avviò con passo malfermo verso il Bacaro della Forcola. Appena entrato, Bepi il titolare lo prese per un braccio dicendogli – Paolo no te agitàr no xè par i soldi che te me devi, ma te ga da ciamàr sùito (devi chiamare subito) l’avocato Balsamo. Ha chiamato questa matina. El dise che xè urgente, eco el numaro. Ah dato che pago sempre e ancora mi, non stare tropo al telefono. Intesi? -. L’apatico Paolo si trascinò al telefono e compose svogliatamente il numero. Rispose da Capri l’attempato avvocato Balsamo, quello che rraddoppiava le erre e non solo quelle - Carissimo Casanova che mi dice? – allora il Casanova con un fil di voce – Buona notte avvocato. E’ lei che mi ha chiamato! Mi dica lei. Se è per quel mio debituccio di gioco, le prometto che … - ma il datato Principe del Foro non lo lasciò finire – Ma quale debituccio. Domma cianquillo avvocato. Le devo conferire un altro prestigiosissimo incarico. Metta in valigia i codici e si rrechi subbito a Cellino San Marco in Puglia. Sa dove è la Puglia? Lì incontrerà il Signor Fabrizio Hohenstaufen … no non mi interrompa glielo rripeto Fabrizio Hohenstaufen ex mio assistito … si proprio lui, alias il Fanciullo di Puglia, quello che ho fatto assolvere un paio di anni fa, dall’infondata e ignobbile accusa di conciabbando intennazionale dissigarette. Apprescindere che il Fanciullo di Puglia mi deve ancora centosessanta milioni di onorario, lei lo deve convincere di desistere dall’esperire un’assurda rrèi vindicàtio contro lo Stato italiano. Il Fanciullo impazzito è. Da due anni afferma di essere diretto discendente di Federico II di Svevia (*) … si si proprio lo Stupor Mundi! Certo … sfruttando la singolare omonimia, fui io a consigliarlo di fingersi fuori di melone e di proclamarsi Imperatore del Sacro Romano Impero. Ma adesso lui ci crede davvero. Pensi che ha inviato una lettera al Papa tracimante di minacce irripetibili, con l’ausilio del suo commercialista nonsocome sta rriscrivendo la Costituzione Italiana, studia contemporraneamente sei lingue straniere e vuole impossessarsi dei castelli di Melfi, Barletta e Castel del Monte.
Dice che sono suoi. Le dico che è impazzito veramente, è ossessionato dal fatto che qualcuno lo avveleni. Vada, lo dissuada e si rricordi di fari staccare un cheque da 160 ma stia attento al commercialista tal nonsocome Delle Vigne, un losco lacchè con numerosi precedenti penali e gelosissimo della sua bellissima moglie. Quindi, domani mattina lei partirà per Brindisi in Puglia, poi proseguirà per Cellino San Marco … non uccellino … Cellino m’capiù? (**) … si tutto sul mio conto, carrozza di seconda e locanda, perché io qui accapri sono … si si in buona compagnia. E’ bionda ha vent’anni e due gambe da giraffa. Mi faccia questa cortessia e il suo debituccio sarà cangellato e … le rregalo anche un mili … ottocentomila lire. Contento avvocaàto? -. Il Casanova, derelitto depresso sommerso dai debiti, con qualche altro vizietto oltre la bottiglia, difensore di pochi clienti tutti colpevoli e vergognosamente squattrinati, dovette accettare l’incarico suo malgrado. Paolo trascorse l’intera notte studiando, fotocopiando e bianchettando ad hoc l’atto di citazione con il quale la contessa Zanze (Anzola) Cocolèsso Canevassa, ineguagliabile benefattrice urbi et orbi dell’universo maschile, citava in giudizio il gondoliere Bruno Fortunà detto Dindolòn (omissis), che a suo dire le aveva sottratto l’eredità lasciatale dalla nonna materna.
Il Casanova arrivò a Brindisi dopo un viaggio durato ventidue ore a causa degli scioperi, a macchia di leopardo, dei ferrovieri “affiliati” ai COBAS. Ore tragiche vissute in piedi nel corridoio vicino all’immonda toilette con la porta scardinata, accerchiato da vacanzieri provenienti dal nord Europa, che si esprimevano vociando in una moltitudine di idiomi, incomprensibili per un suddito della Serenissima. Assediato da onesti lavoratori emigranti con le ascelle maleodoranti, l’alito da camera a gas del New Mexico e dai loro pargoletti ineducati (è un eufemismo), che lo obbligarono a viaggiare con la testa fuori dal finestrino. L’unico lieto evento dipeso dall’esposizione forzata della testa, fu l’opportunità di vedere chilometri e chilometri di coltivazioni rigogliose e ordinate di ulivi, vigneti e carciofi. Opera di uomini e donne ingegnosi onesti e volonterosi, che raggiungevano i campi alle prime luci dell’alba per evitare la calura estiva. Nei pressi della stazione, aspettò 3 ore l’autobus che percorrendo la ss 16 lo condusse a Cellino San Marco, laddove trovò vitto e alloggio in una masseria ristrutturata a B&B. Il titolare della locanda si dimostrò molto diffidente, quindi fu Saverio il figlio ventenne a condurlo in motocicletta in quel che restava del bosco Curtipitrizzi, carpito al legittimo proprietario a seguito di un’offerta “NON rifiutabile” e semi deforestato impunemente in una sola notte per erigervi un castello, fotocopia dell’originale Castel del Monte, su cui troneggiava lo scudo con i tre leoni leoparditi degli Hohenstaufen, domicilio del Fanciullo di Puglia.
La prestigiosa magione era circondata da una ventina di minacciosi autoblindo con a bordo un paio di vedette arcigne, all’apparenza disarmate, ma dotate di bicipiti da fare invidia a George Foreman. Così che, la moto fu immediatamente accerchiata da quattro blindati che li indussero a fermarsi, intanto che lu capu uardaspalle urlava – Che minchia uliti? – allora Saverio rispose docilmente – Chiedo scusa. Tutto a posto Michè. Quistu quai ete l’avvocatu te lu Vagnone Pugliese -.
Varcato il portone, Paolo fu sottoposto ad una minuziosa e umiliante (estremamente invasiva sic!) perquisizione corporale, quindi fu condotto al cospetto del Fanciullo di Puglia. Costui, quarantenne di bell’aspetto di media statura con folta capigliatura corvina e abbigliato elegantemente, non lo degnò di un solo sguardo, poiché era impegnato a contrattare, in codice, l’acquisto di ottomila casse di sigarette provenienti dall’Albania, che facendo velocemente i conti della serva, gli avrebbero fatto guadagnare ottocento milioni di lire in una sola notte. Terminata la contrattazione, il Fanciullo di Puglia con ostentato cenno regale, flettendo due dita, consentì a Paolo di avvicinarsi. Quindi, intanto che con sguardo abissale lo indagava da capo a piedi, gli disse con voce decisa e contrariata – Serenissimo avvocato, ma proprio uno come lei doveva mandarci quell’azzeccagarbugli del Balsamo? E’ ‘mpacciutu? (***). Comunque Noi siamo un business man, non abbiamo tempo da perdere. Vogliamo i nostri castelli. Rivoglio il mio Impero. Come vede, non ci sono dubbi che io sia l’erede di Federico II di Svevia. Orsù, appoggi sul tavolo la copia della querela allo stato italiano, per furto di castelli invasione di terreni e quant’altro, che l’avvocato Balsamo ha sicuramente già proposto alla Procura. Poi sarà accompagnato dal mio commercialista che la pagherà –.
L’avvocato Casanova, che era, si, sfortunato ma non un fesso, compresa la situazione grottesca, non contraddisse il Fanciullo di Puglia con disquisizioni giuridiche sul concetto di furto, tanto meno entrò nel pericoloso campo minato dell’invasione di terreni o edifici, ma portò abilmente l’attenzione del Fanciullo sul fatto che essendo egli, senza dubbio l’unico erede dell’Imperatore, sarebbe stato un gioco da ragazzi impossessarsi legittimamente dei castelli con una semplice petizione imprescrittibile di eredità, sottoscrivendo semplicemente i documenti che giustappunto aveva proprio nella cartella. Louis Pasteur aveva ragione quando affermava che “La fortuna favorisce le menti preparate” quindi nel preciso istante in cui il Casanova smise di parlare, il Fanciullo di Puglia ricevette una lunga telefonata da Podgorica (Montenegro), che lo indusse a sottoscrivere distrattamente i documenti, che il Casanova gli sottoponeva via via con fare ossequioso. Terminata la farsa, il Fanciullo di Puglia congedò il povero Casanova con l’abituale regal gesto delle due dita, ma con dinamica in senso contrario. Dopo di che, due uardaspalle lo accompagnarono ad un ascensore, che scesi tre piani consentiva l’accesso allo studio bunker del commercialista “nonsocome” Delle Vigne, luogo opprimente ma ingentilito da un tenue profumo di gelsomino. Paolo vi entrò proprio quando una splendida donna, alta con lunghi capelli corvini e la pelle ambrata si eclissava dietro una porta blindata lanciandogli uno sguardo triste e forse anche disperato, che l’avvocato interpretò come un mayday .
“Nonsocome” Delle Vigne, sessantenne calvo e soprappeso con il volto deturpato dal lupus eritematoso, con fare ipocritamente carezzevole diede il benvenuto a Paolo con una stretta di mano umidiccia e l’energia di un’educanda dodicenne. Poi, indicando con il dito i piani superiori disse serioso – Avvocato senza dubbio si sarà fatto un’idea precisa della situazione lassù. Fabrizio crede veramente di essere l’Imperatore, io ho tentato invano di dissuaderlo. Oramai non lo ferma più nessuno. Conduce il business ancora con grande fermezza e se vogliamo eleganza innata, ma mi domando ancora per quanto tempo. Temo stia diventando pericoloso anche per tutti noi. Presto avremo ancora bisogno dell’avvocato Balsamo. In questa valigetta ci sono centosessanta milioni in banconote da cinquecento. Qui si mangia e si beve benissimo, le giovani sono stupende se vuole le indico io … mmh, tuttavia le consiglio vivamente di tornare a Venezia al più presto. Non tema per l’ingente somma che porterà con sé – quindi proseguì sorridendo e ammiccando – da qui al Canal Grande lei è protetto dal salvacondotto dell’Imperatore. In mano sua questi soldi è come se fossero nel caveau di Fort Knox. Sappia che il business di Fabrizio Hohenstaufen crea un indotto che dà lavoro a più di mille famiglie, il business di Fabrizio crea valore aggiunto pronta cassa, non bisogna aspettare il tempo del raccolto e pregare nostro Signore che piova o splenda il sole al momento giusto. E per quanto riguarda i castelli, il Papa e la nuova Costituzione farò anche l’impossibile per prendere tempo -.
L’autoblindo guidata da Michè allegro e ciarliero condusse l’avvocato al B&B laddove non dovette regolare alcun conto, perché “nonsocome” aveva già provveduto. Paolo lasciò il B&B il giorno seguente e raggiunse Brindisi in taxi. Fu davanti alla biglietteria della stazione, che sentì un tenue profumo di gelsomino.
Una splendida donna, alta con lunghi capelli corvini e la pelle ambrata si avvicinò dicendogli – Avvocato mi chiamo Albanora, non ho una lira, mi aiuti a fuggire in Montenegro voglio tornare dalla mia famiglia. Quelli sono tutti pazzi. Temo per la mia vita – e indicano con il mento un hotel lì vicino - Le sarò riconoscente come e quando vuole. Vedrà non se ne pentirà -.
Venezia, 4 settembre ore undici di una splendida mattina. L’avvocato Casanova si svegliò, si stiracchiò a lungo sbadigliando come un ippopotamo, poi allungò la mano sul generoso fondoschiena della prodiga Colombina, che aveva pensato bene di tornare a Venezia perché trovava Amburgo troppo umida per i suoi gusti. Prima di vestirsi si sciacquò la bocca con mezzo bicchiere di Porto, poi raggiunse il giornalaio. Sulla prima pagina del Gazzettino di Venezia, una civetta riportava che a pagina 8 il lettore poteva approfondire la notizia dell’arresto in flagranza di reato, del pittoresco ed eclettico trafficante internazionale di sigarette Fabrizio Hohenstaufen e del suo contabile Nonsocome Delle Vigne. Allora Paolo che per due mesi aveva sofferto d’insonnia, tentando invano di dare un nome al Delle Vigne, accartocciò stizzito il giornale, lo gettò nel Rio San Michele e imprecando – Mona. Ma come casso se fa a ciamarse Nonsocome! (****) – si avviò lentamente verso il Bacaro della Forcola.
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(*) Federico II di Svevia - Federico II Hohenstaufen – Alias Il Fanciullo di Puglia (Jesi 26/12/1194 – Fiorentino di Puglia 13/12/1250)
(**) Cellino mi ha capito?
(***) E’ impazzito?
(****) Fxxa. Ma come caxxo si fa a chiamarsi Nonsocome?
La leggenda narra che Innominatus Delle Vigne, padre di Nonsocome Delle Vigne, recatosi all’ufficio anagrafe di Cellino San Marco per registrare la nascita del suo primogenito, disse all’ufficiale dell’anagrafe – Nonsocome chiamarlo -.
Ringrazio il mio Amico Fabrì per le sue dotte traduzioni Italiano - Leccese