Per Salvini e Di Maio la prossima manovra finanziaria sarà lo strumento per infliggere il colpo di grazia a Pd e Forza Italia alle prossime elezioni europee. L'obiettivo comune é di sbaragliare tutti gli avversari rimasti sul campo per poi giungere al definitivo regolamento di conti con l'Unione europea. Questo é il vero obiettivo strategico che accomuna Lega e 5 Stelle ed é questa la vera ragione della violazione dei vincoli di bilancio. Non siamo, pertanto, davanti ad una “manovra del popolo” che elimina la povertà, ma davanti alla prima tappa di una sfida lanciata all'Europa con la quale il nostro paese é destinato ad entrare in rotta di collisione. Stiamo attenti a non scherzare col fuoco.
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La stampa europea ha accolto con grande preoccupazione quella che, con singolare enfasi, Luigi Di Maio ha definito la “manovra del popolo” che “abolirà la povertà” grazie al reddito di cittadinanza. Di Maio finge di ignorare che c'è una parte del paese che ha accolto con disappunto l'ennesimo obolo assistenzialista che, fingendo di rispettare i poveri, in realtà ne perpetua la miseria. Come sappiamo, questa parte del paese si riconosce in massima parte in Matteo Salvini che, a sua volta, finge di ignorare che il Mezzogiorno considera la flat tax e il condono fiscale una regalia alle regioni più ricche del paese. Solo questo, basterebbe per renderci conto delle contraddizioni di un'alleanza che, con il pretesto emergenziale di dare un governo al paese, ha partorito un pateracchio di cui non é dato sapere né la durata né gli esiti finali. Sembrerebbe che molti abbiano dimenticato che la prossima manovra finanziaria, di cui il Def ha anticipato le linee-guida, si limiterà a dare attuazione al famoso contratto stipulato da Lega e 5 Stelle. Non si capisce, infatti, lo stupore di tanti analisti i quali, verosimilmente, in questi mesi non hanno rinunciato alla speranza che l'esperienza al governo avrebbe condotto i due leader a prendere atto della necessità di introdurre un cauto gradualismo nella realizzazione del contratto. Probabilmente, anche il ministro Tria avrà covato la segreta speranza che, con la “moral suasion” di Draghi e del presidente Mattarella, Di Maio e Salvini si sarebbero ammorbiditi. Così non è stato, come poi si é visto. Ci troviamo, pertanto, a fare i conti con un governo che rappresenta un “unicum” nella storia della nostra Repubblica in quanto i leader dei due partiti su cui si fonda l'esecutivo non solo dettano quotidianamente l'agenda al premier (spogliato, senza colpo ferire, delle sue prerogative costituzionali), ma giungono perfino ad imporre la linea al Ministro dell'economia il quale ha dovuto avallare una manovra economica di cui ben conosce le incongruenze. Da una parte, c'è la riedizione in salsa leghista della vecchia “curva di Laffer” che ispirò la “reaganomics” (cioè, la politica economica di Ronald Reagan) secondo cui la crescita del Pil può essere innescata solo da un drastico taglio della pressione fiscale; dall'altra, c'è una versione caricaturale di keynesismo ben rappresentata dal reddito di cittadinanza che sembra evocare una celebre battuta di lord Keynes secondo cui, per dare un reddito ai disoccupati, si potrebbe anche impiegarli per scavare una buca facendola riempire il giorno dopo. Uno studente di Economia sarebbe in grado di capire che siamo davanti a due filoni di pensiero antitetici, del tutto incompatibili, che il povero ministro Tria si è visto obbligato a conciliare mettendoci la faccia. Da questa insanabile contraddizione, nasce il mancato rispetto dei vincoli europei che ha scatenato la reazione dei mercati nell'assoluta indifferenza di Salvini e Di Maio. A questo punto risulta legittimo porsi alcuni interrogativi. Il governo ha inteso strappare qualche decimale in più nel rapporto tra deficit e Pil ben sapendo che lo spread finirà per alzare gli interessi sul debito vanificando ogni beneficio. Si tratta di insipienza o di calcolo? La sensazione é che la prossima manovra finanziaria sia lo strumento utilizzato da Salvini e Di Maio per riscuotere un grosso dividendo elettorale nelle prossime elezioni europee così da infliggere il colpo di grazia a Pd e Forza Italia. L'obiettivo comune dei due giovani leader é, pertanto, di sbaragliare tutti gli avversari rimasti sul campo per poi giungere al definitivo regolamento di conti con l'Unione europea. Questo é il vero obiettivo strategico che accomuna Lega e 5 Stelle ed é questa la vera ragione della violazione dei vincoli di bilancio. Non siamo, pertanto, davanti ad una “manovra del popolo” che elimina la povertà, ma davanti alla prima tappa di una sfida lanciata all'Europa con la quale il nostro paese é destinato ad entrare in rotta di collisione. Stiamo attenti a non scherzare col fuoco.
Editoriale apparso su La Provincia del 01.10.2018