Con la proclamazione del Regno d'Italia nel 1861 fu attuata una politica punitiva nei confronti della Chiesa con il varo delle cosiddette "leggi eversive". Segue
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Con la proclamazione del Regno d'Italia nel 1861 fu attuata una politica punitiva nei confronti della Chiesa con il varo delle cosiddette "leggi eversive". Segue
Con la proclamazione del Regno d'Italia nel 1861 fu attuata una politica punitiva nei confronti della Chiesa con il varo delle cosiddette "leggi eversive". In particolare:
1) con la Legge n.3036 del 1866 fu negato il riconoscimento agli ordini, corporazioni, congregazioni religiose, conservatori e ritiri che avessero carattere ecclesiastico. Il patrimonio di tali enti soppressi fu interamente devoluto al demanio dello Stato il quale si impegnava a riconoscere una rendita del 5% a favore del neo costituito "Fondo per il culto". Con questa legge veniva, altresì, sancita l'incapacità di ogni ente morale ed ecclesiastico di possedere beni immobili.
2) Con la Legge n.3848 del 1867, alla soppressione degli enti "regolari" (già citati), si aggiunse quella degli enti "secolari" che lo Stato, con propria valutazione, riteneva "superflui" ai fini del soddisfacimento dei bisogni religiosi della collettività o pregiudizievoli per gli interessi dello Stato. Gli unici soggetti esclusi dalla spoliazione dei beni furono le parrocchie, gli ordinariati, i canonicati, le chiese cattedrali, i seminari, le fabbricerie (enti dotati di un consiglio di amministrazione, composto da ecclesiastici e laici, che ha il compito di gestire la manutenzione e la conservazione di un edificio di culto di particolare importanza).