L'appoggio del Vaticano al governo Berlusconi non giova all'immagine della Chiesa cattolica. Uno "strano connubio" su cui perfino la sinistra finge di essere distratta.
E' vero, non è questo il periodo più appropriato per fare alcune riflessioni sulla Chiesa di Roma ma il Natale ci induce a riflettere sulle gravi incoerenze che caratterizzano il comportamento di alcuni alti prelati. Da qualche anno stiamo assistendo ad uno "strano connubio" tra il governo in carica e il Vaticano che risulta difficile capire sul piano della dottrina. La Chiesa italiana, che in passato non ha esitato ad ammonire, anche duramente, i nostri politici sottolineando l'importanza simbolica dei loro comportamenti, oggi, stranamente, suole tacere sul nostro premier. Risulta innegabile che Berlusconi e il berlusconismo rappresentano la perfetta antitesi ai valori cattolici. Non vogliamo peccare di moralismo citando gli innumerevoli esempi da cui si può desumere tale assunto. Ciò malgrado, le gerarchie ecclesiastiche non si peritano di garantire pieno sostegno all'attuale governo, come si può evincere dalle dichiarazioni pubbliche di Bertone, di Fisichella, di Bagnasco e di Ruini (unica eccezione, il Cardinale Tettamanzi, non a caso definito dalla Lega "vescovo di Kabul). La verità è che da anni stiamo assistendo ad un "grande scambio" tra esecutivo e Vaticano sul quale anche la sinistra finge di essere distratta. Il rigore finanziario voluto dal ministro Tremonti vale per tutti i comparti dello Stato italiano ma non vale per le spese che mettono in gioco il rapporto con la Santa Sede. L'assunzione di 20 mila insegnanti di Religione, l'esonero Ici per gli immobili di proprietà delle Curie (sulla cui liceità è tuttora in corso un'istruttoria in seno alla Ue), il finanziamento alle scuole cattoliche, la fermezza contro l'Islam dimostrata dal governo in più occasioni (nella costruzione di moschee, nel divieto di portare il velo in pubblico, nel clima generalizzato di ostilità nei confronti dei cittadini di fede islamica). Non può essere un caso l'afasia dell'intero establishment d'Oltretevere sulla stessa politica estera del nostro governo e sulle molteplici ambiguità che caratterizzano il rapporto privilegiato del nostro premier con personaggi di dubbia statura morale come Putin e Gheddafi. Infine, come non ricordare il goffo (e zelante) tentativo di giustificare la bestemmia contenuta in una delle patetiche barzellette del Cavaliere (occorreva "contesualizzarla")? Sono queste le incoerenze che stanno contribuendo a rappresentare la Chiesa cattolica italiana come un'entità sempre più estranea all'universo dei valori cristiani e sempre più integrata, tristemente integrata, nell'universo del potere. Perchè parlare di questo proprio a Natale? Perchè, come ha ricordato su queste colonne Elisabetta Melli, Natale rappresenta l'occasione per un saggio ripiegamento sugli antichi valori cristiani che ognuno di noi è chiamato a riscoprire ripudiando l'idea del Natale come mera orgia consumistica, idea che costituisce una vera profanazione di questo grande evento religioso che riveste un profondo valore simbolico anche per la cultura laica. Ripensando alla natività e alla figura di Gesù Cristo, viene naturale pensare ai valori universali della fratellanza, dell'uguaglianza delle genti, del disprezzo per il privilegio e dello sfarzo, della sobrietà dei costumi. Questo è il Natale che ci piace festeggiare, non il Natale pagano che la Chiesa di Roma non ha mai davvero disapprovato dimostrando di avere abbandonato "lo spirito natalizio di Francesco d'Assisi con il suo presepe contadino che invita all'essenziale e al silenzio", per usare le parole del teologo Vito Mancuso. Per ridare vigore al messaggio evangelico, la Chiesa di Roma deve tornare alle sue origini. Per fare questo, dovrà rinunciare ad essere gradita stampella del Potere, di qualunque potere, riportando il suo sguardo sulla società, sulle persone, sui disagiati e sui bisognosi. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescente divaricazione tra l'opera meritoria svolta nelle città e nelle periferie da tanti sacerdoti e l'intensa attività diplomatica di alcuni prelati inclini alacremente a flirtare con il mondo politico (che ci faceva, ad esempio, il cardinale Bertone alla cena di casa Vespa insieme a Draghi, Casini, Letta, Silvio e Marina Berlusconi?). Ci sia scusata l'irriverenza di questa insolita riflessione in pieno periodo natalizio ma il nostro sogno di vedere un paese migliore passa anche dall'auspicio che la Chiesa cattolica torni ad esercitare un magistero morale più attento e più rigoroso. Solo in questo modo il cittadino italiano, cattolico e non, potrà ritrovare la capacità di indignarsi davanti alla deriva etica della politica che, inevitabilmente, non può lasciare indenne la società.