La preoccupante eclissi della sinistra e il rifiuto del berlusconismo stanno producendo la fuga dalla politica di una parte consistente dell'elettorato italiano. Serve un clima politico nuovo per rifuggire dalle operazioni trasformiste degli ultimi anni, di destra e di sinistra.
Bisogna ormai prendere atto che la sinistra italiana non c’è più, come titola la copertina di “Internazionale”? La sensazione è che si stia avviando una fase politica caratterizzata dalla totale assenza della politica, impietosamente stritolata dalle potenti spire del Cavaliere. Il sistema politico italiano sta diventando una immensa palude in cui domina il conformismo, tara storica del nostro paese, sempre avvezzo a soccorrere il vincitore. Si profila il rischio che la vera sinistra di questo paese sia rappresentata da Di Pietro, la destra della sinistra, o da Tremonti, cioè, la sinistra della destra. Il disegno di Berlusconi è quello di creare un paese dei balocchi dove il dissenso viene narcotizzato con la forza suadente e carezzevole della sua onnipresenza, sempre sorridente e rassicurante. Malgrado la spasmodica ansia di piacere lo induca a qualche gaffe, riesce sempre a sfangarla grazie alla incomparabile capacità di volgere a proprio favore le situazioni più complicate. L’ultimo, grande, “coup de théatre” l’ha messo a segno in Abruzzo, trasformatosi in stupefacente palcoscenico mediatico, a conferma di come il Cavaliere viva la politica come un set dove gli è consentito recitare qualsiasi copione, sostenendo una tesi e smentendola poco dopo. Ha ragione Severgnini: “Berlusconi è l’autobiografia onirica della nazione: fa le cose che tutti sognano di fare”. Per Berlusconi la coerenza si identifica con la capacità di cavalcare l’umore popolare, notoriamente labile e cangiante. Sul terreno di questa politica ridotta a marketing, il Cavaliere resta imbattibile perché nulla può scalfirne la straripante potenza, neppure la sdegnata rivolta di Veronica che resta forse l’unica, vera antagonista rimasta sul campo. E la sinistra? Il povero Franceschini seguita a predicare nel deserto con l’aria di voler persuadere innanzitutto se stesso che quella entità eterea e impalpabile che suole definirsi sinistra, esiste ancora. Ormai la sinistra italiana somiglia sempre più all’acqua: è inodore, insapore e incolore. Le nuove generazioni non sanno neppure cosa significhi essere di sinistra. Perché appare vecchia in tutto, nelle idee, nel linguaggio, nella dirigenza, perfino nel suo elettorato. La sinistra italiana ha urgente necessità di reinventarsi, di ritrovare nuovi riferimenti sociali visto che quelli tradizionali si sono dissolti per sempre. Bisogna ammettere che la grande abilità di Berlusconi è stata quella di aver creato un nuovo blocco sociale chiamando a raccolta chiunque avvertisse pruriti antistatali. Davanti al ciclone berlusconiano, la sinistra si è arroccata a difesa dell’ordine costituito. In questo modo, perfino la difesa della Costituzione appare solo un rigurgito codino. Occorre riconoscere che nel nostro paese esiste da tempo una grave spaccatura generazionale. Sotto i trent’anni, infatti, la sinistra è clamorosamente minoritaria: il “popolo degli aperitivi”, i giovani dei pub e dei centri commerciali, sono “antropologicamente” di destra: per costoro la sinistra semplicemente non esiste. Certamente quel popolo non rappresenta l’intera nazione. Ma l’altra Italia, quella invisibile e silenziosa, per quali motivi dovrebbe votare per la sinistra? Nessuno, salvo per l’istintiva ripulsa nei confronti dei valori rappresentati dal berlusconismo imperante. Sembra paradossale ma la sinistra deve, dunque, ringraziare Berlusconi se non è sparita del tutto. C’è una parte di Italia che non sopporta le frivolezze del Cavaliere, quell’essere guascone che collide con la sobrietà di tanti italiani che amano la discrezione e la compostezza. Questa Italia non vota o, se vota, non lo farà mai per Berlusconi. Ma né Di Pietro, né il Pd, sono in grado di dare voce a questa Italia. Serve altro al paese, qualcosa in grado di dare una scossa ad un sistema politico che il Cavaliere sta gradualmente modellando a suo piacimento. Qualcosa di veramente inedito che non sia la solita operazione trasformista degli ultimi anni, qualcosa che sappia restituire al paese gli antichi valori e sappia ridare un senso alle parole per evitare che, un giorno, il popolo si ritrovi unito soltanto all’ora dell’aperitivo.