Ognuno ha una caverna dentro di sè dove ritirarsi per rigenerarsi: simbolo di rinascita e di rottura di equilibri prefissati, vi rientriamo tutti ogni qual volta avvertiamo la necessità di scavare in noi per capire. Dobbiamo imparare ad ascoltarlo questo mondo interiore, abitandolo, rinnovando la scelta di ritornarci sempre più spesso e sempre più a lungo, per trasfigurarci, per imparare a stare nella Presenza consapevole del qui ed ora, a scegliere l’agire invece del re-agire, in assoluta libertà creatrice.
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L’episodio della nascita di Gesù è narrato solo in due Vangeli canonici: Luca e Matteo.
Luca riferisce che dopo la sua nascita Egli venne deposto “in una mangiatoia”, senza specificare se si trattasse di un edificio o di una grotta,mentre Matteo parla di una “casa” .
Due Vangeli apocrifi, risalenti intorno al II sec. d.C., danno maggiori particolari sull’episodio: il cap. XVIII del Protovangelo di Giacomo precisa che Gesù nacque in una grotta, mentre, il cap. XIX dello stesso, insieme al cap. XIII del Vangelo dello pseudo Matteo, specifica che per tutto il tempo della permanenza di Maria nella grotta, o almeno al momento della nascita del Bambino, questa risplendeva di luce: “la grotta cominciò a farsi piena di splendore e a rifulgere di luce come se vi fosse il sole, così la luce divina illuminò la spelonca”.
La grotta è un simbolo universale ed è il centro spirituale del macrocosmo : essendo all’interno della terra o di una montagna essa è simbolo del Centro dell’Universo, tant'è che il tetto rappresenta il cielo e il pavimento la terra, ed è per eccellenza il luogo della nascita e della ri-nascita.
Da millenni l’immagine della grotta richiama il tepore protettivo della tana dove l’uomo fu accolto e protetto nei primordi della sua esistenza. Ma non solo. La grotta la ritroviamo sempre all’inizio del cammino di trasformazione della coscienza: è infatti presente nei miti di origine, di rinascita e di iniziazione di numerosi popoli ed è oggetto, simbolicamente ricco, di molti culti e leggende, dove le grotte servono come luogo d’iniziazione, di passaggio dall’oscurità alla luce, dall’ignoranza alla conoscenza. Ne fanno testo le innumerevoli grotte o spelonche di eremiti e saggi di ogni luogo e religione.
Inoltre essa è un simbolo di ricovero, custodia, così come del grembo materno (per esempio, le grotte italiane sono state luoghi di culto di divinità femminili). Allo stesso tempo appare sia come un luogo di nascita, sia come una tomba: l'inizio e la fine di tutta l'esistenza.
Nell'arte della Chiesa orientale la nascita di Cristo è quasi sempre raffigurata in una spaccatura della terra, in una caverna , la cui immagine simboleggia forse il grembo materno, collegato al simbolismo della fecondazione della terra da parte del cielo.
Va aggiunto che Gesù non solo è nato in una caverna (la stalla di Betlemme, nell'iconografia cristiana, è rappresentata sotto forma di grotta rupestre), ma vi è stato anche sepolto, durante la discesa agli Inferi, prima di ascendere al Cielo.
Infine non bisogna dimenticare che la grotta nei dipinti medievali simboleggia il cuore umano come un centro spirituale (il cuore, per tradizione, assume il significato di cardine della spiritualità e in questo senso è considerato un organo sacro, tant'è che presso i sufi, i saggi islamici, la visione spirituale viene paragonata “all’occhio del cuore”) e in questa accezione essa è il centro del microcosmo che è l’uomo: la “più piccola camera del cuore”, il luogo d'unione del Sè e dell'Io, il luogo d'incontro del divino e dell'umano.
Per realizzare questo meraviglioso "rapporto" tra Dio e la Sua creatura (l'uomo), è venuto nel mondo Gesù, il Figlio di Dio, colmando la distanza esistente tra essi.
Il Natale ci ricorda che Cristo è sempre incarnato, è vivo, cammina in mezzo a noi ed è nell’oggi della storia, della nostra storia, che possiamo incontrarlo.
Per incontrarlo dobbiamo penetrare nella “grotta del nostro cuore” e, tramite la meditazione e la preghiera, silenziare i nostri pensieri, la nostra mente (che mente), come insegna la tradizione esicastica, un sistema di spiritualità che ha alla base l’esychía, parola greca che significa appunto «pace interiore, silenzio».
Ognuno ha una caverna dentro di sè dove ritirarsi quando vuole e rigenerarsi: simbolo di rinascita e di rottura di equilibri prefissati, vi rientriamo tutti ogni qual volta dobbiamo scavare dentro noi stessi per conoscerci meglio e capire che cosa fare. Dobbiamo imparare ad ascoltarlo questo mondo interiore, abitandolo, rinnovando la scelta di ritornarci sempre più spesso e sempre più a lungo, per trasfigurarci, per imparare a stare nella Presenza consapevole del qui ed ora , a scegliere l’agire invece del re-agire, in assoluta libertà creatrice.
La fonte dell' Infinito è dentro di noi e ci chiama ad essere sempre più integralmente umani; ed è proprio aprendo il nostro Cuore ad essa che possiamo imparare ad essere ciò che siamo, ad essere umani in pienezza, e cioè pienamente liberi.
Questo essere un essere umano in pienezza, libero e creatore della propria realtà, è il mistero stesso del Natale, del Dio che si fa Uomo, donandoci la propria stessa libertà creativa: la Fonte infinita dell'Essere assume la nostra umanità, facendoci perfettamente umani, perfettamente realizzati; ci cristifica cioè e ci salva (il nome Gesù significa Dio salva), trasformandoci secondo la nostra immagine divina originaria.
È questo un evento interiore di rinascita e di trasformazione e, nella visione cristiana, Lui solo,il Cristo, in quanto grazia di Dio in forma umana, può offrire ad ogni uomo la possibilità di trasformarsi anch’egli da figlio della terra a figlio del cielo, riunificando in sé visibile e invisibile, finito e infinito, carne e spirito.
Ognuno di noi così realizza in sè il mistero centrale della fede cristiana, l'Incarnazione di Dio in Gesù, e lo realizza come evento attuale, come principio della sua personale nuova Umanità: l' io entra in relazione col Principio Vivente della propria rigenerazione ed ecco... la Luce entra nel Cuore, illuminandolo...
"Notte, tenebre e nebbia, fuggite: entra la luce, viene Cristo Signore.
Il sole di giustizia trasfigura ed accende l'universo in attesa.
Con gioia pura ed umile, fra i canti e le preghiere, accogliamo il Signore.
Salvatore dei poveri, la gloria del tuo volto splenda su un mondo nuovo!
A te sia lode, o Cristo, al Padre e al Santo Spirito, oggi e sempre nei secoli. Amen".