Venezia, Maggio del 1968 - Quando il telefono trillò, l’avvocato Paolo Casanova aveva appena nascosto la bottiglia di grappa nel terzo cassetto della scrivania. Guardò il pendolo e pensò – Le diese e vinti. Mona. Xè ‘na scianta prestesin par scomisiar a bevar (*) –. Era l’attempato avvocato Balsamo, quello che rraddoppiava le erre e non solo quelle, che lo chiamava da Erice - Carissimo Casanova che mi dice? – allora il Casanova tra lo sconsolato e l’incazz … – Buon giorno avvocato. Ma cosa vuole che le dica? E’ lei che mi ha chiamato! Mi dica lei. Se è per quel mio debituccio di gioco, le prometto che … - ma l’anziano avvocato non lo lasciò finire. SEGUE
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Venezia, Maggio del 1968 - Quando il telefono trillò, l’avvocato Paolo Casanova aveva appena nascosto la bottiglia di grappa nel terzo cassetto della scrivania. Guardò il pendolo e pensò – Le diese e vinti. Mona. Xè ‘na scianta prestesin par scomisiar a bevar (*) –. Era l’attempato avvocato Balsamo, quello che rraddoppiava le erre e non solo quelle, che lo chiamava da Erice - Carissimo Casanova che mi dice? – allora il Casanova tra lo sconsolato e l’incazz … – Buon giorno avvocato. Ma cosa vuole che le dica? E’ lei che mi ha chiamato! Mi dica lei. Se è per quel mio debituccio di gioco, le prometto che … - ma l’anziano avvocato non lo lasciò finire – Ma quale debituccio. Rriposi cianquillo avvocato. Le devo conferire una delega. Una mesata fa, morì a Parigi una mia cuggina. Ebbene, la buonanima donna pia eddevota, mi lasciò in erredità un appartamento. Nel quartiere di Montmatre. Io sono qui ad Erici per un convegno, ma sono in buona compagnia, m’capiù? (**). Quindi, lei andrà a Parigi per me. Le mando immediatamente una rraccomandata espresso con laddelega. Mi faccia questa cortessia e il suo debituccio sarà cancellato e … le rregalo anche duecentomila lire. Contento avvocaàto? E a Parigi lasci stare il pastis il cognac il Lido e il Mulinrugge. Mi rraccomando -. Il Casanova, sommerso dai debiti, con qualche altro vizietto oltre la bottiglia, difensore di pochi clienti tutti colpevoli e vergognosamente squattrinati, dovette accettare suo malgrado l’incarico. Due giorni dopo ricevette la raccomandata. L’aprì. Oggetto: Delega … contattare il notaio J.C. Rousseau, 15 Boulevard Voltaire. L’appartamento in questione 180 metri quadri, al 23 di rue Ravignan (Ancien nom: Chemin Sacalie), dista 150 metri dalla basilica del Sacré Coeur. Bonne chance.
F.to Avv. Rosario Balsamo. 1
Nella lettera nessun accenno alla cancellazione del debituccio e nessuna traccia delle duecentomila. Ma non era un problema, perché l’avvocato Balsamo, con studi legali a Padova, Milano e Roma aveva, si, molti difetti ma era un uomo d’onore. Raggiunta Parigi con il treno della notte, il Casanova si trovò nel bel mezzo di una contestazione studentesca; quindi dalla gare de Lyon, il taxi impiegò quasi due ore per raggiungere lo studio del notaio. Questi era un omone corpulento, che lo accolse simpaticamente con un’erculea stretta di mano e una pacca sulla spalla. Il notaio consultò accuratamente i documenti e le credenziali del Casanova, quindi disse alla segretaria di portare la documentazione da sottoscrivere. Poi, propose al Casanova di accompagnarlo in rue Ravignan e vista l’ora offrì un primo giro di pastis presso il bistrot Chez d’Alembert, che stava proprio di fronte allo studio. Anche se la distanza tra Boulevard Voltaire e rue Ravignan non era certo breve, decisero di raggiungerla a piedi. Cosicchè strada facendo, il Casanova apprese dal loquace notaio, dalla risata fragorosa e il grosso naso vermiglio, che gli studenti universitari erano impazziti, ma i flic avvezzi all’uso del manganello, li avrebbero rinsaviti in breve tempo. Monsieur le notaire disse anche che la protesta era circoscritta a Nanterre e che la cosa non avrebbe avuto seguito. Poi ammiccando e dandogli di gomito, spiegò che l’appartamento era arredato con mobili antichi e di grande pregio, quindi il Casanova avrebbe potuto trascorrervi la notte o le notti. Insomma, monsieur Rousseau per essere un notaio, era proprio fuori dal comune. Il Rousseau, guardandolo di sottecchi e con fare furbesco, aggiunse – Ma lo sa, che facendo una doverosa ricerca per stabilire che madame Balsamo fosse veramente la proprietaria, ho scoperto che nel lontano 1768 l’appartamento è stato anche proprietà di Giacomo Casanova. Suo parente? - alla simpatica provocazione l’avvocato rispose – Se diamo per vera la storia di Adamo ed Eva, allora siamo tutti parenti cher notaire -. Giunti a destinazione, l’avvocato prese possesso dell’appartamento. E, al quarto giro di pastis bevuti alla Cave à vin l’Encyclopédie, che allora stava proprio di fronte al 23 di rue Ravignan, ringraziò e congedò il simpatico notaio. Cenò al Pied de Cochon e disattendendo la raccomandazione del longevo avvocato, si trattenne fino alle tre del mattino seguente al Lido. Non riuscì ad infilare la chiave nella toppa del portone al 25 di rue Ravignan, ma ci riuscì sebbene con difficoltà in quella del 23 … poi raggiunse a tentoni il letto (La corrente elettrica era disattivata) e senza spogliarsi, si addormentò. Verso che ora nemmeno lui lo seppe mai, lo svegliò un forte rumore. Dalla cucina arrivavano delle voci concitate. Lasciò il letto, raggiunse la porta della cucina e: Un singolare bagliore, intenso ma circoscritto al prezioso tavolo Luigi XIV (Re Sole 1638 – 1715) illuminava due singolari personaggi in costume d’epoca, che discorrevano animatamente in italiano molto datato. Il resto dell’ambiente era stranamente buio. I due litiganti, dalla fronte alta e stempiati, erano seduti uno di fronte all’altro; il più giovane, tracagnotto e con il volto camuso, dimostrava circa 25 anni mal portati, invece il più anziano, longilineo elegante e con lineamenti aristocratici, poteva averne 45 molto ben portati. Inspiegabilmente, certo, ma il Casanova non ebbe paura. Tuttavia, decise di non entrare in cucina e di limitarsi ad ascoltare. Il tarchiato aveva un pesante accento siculo, invece l’eloquio del longilineo non dissimulava completamente i natali veneziani. Il siculo, che per l’occasione aveva conficcato un pugnale sotto il tavolo stava dicendo - … evabbene Giacomo, nel forziere ho una borsa di Luigi d’Oro. Prendili e siamo paro -. Il veneziano – No. No Giuseppe. Mi no so’ mona (***). Non voglio i tuoi Luigi. No te me incanti col Rito Egizio e l’altro della Stretta Osservanza, la loggia Espérance, i Rosacroce, i Cavalieri de Malta, le polveri magiche taumaturgiche e l’alchimia da cantina. No te si el primo chel dise de trasformar el piombo in oro. I Luigi daghei ai babbei ignoranti. Ha ragione Voltaire quando el dise che xè dificile liberare gli sciocchi dalle catene che venerano e che per mantenere la pace sociale bisogna tenere il popolo nell’ignoransa -. Intanto con mossa studiata lasciò cadere a terra un fazzoletto di seta, il che gli permise di vedere il pugnale conficcato sotto il tavolo. Allora tossì e con un abile mossa, cercò di impadronirsene, ma la punta si spezzò rimanendo conficcata nel legno. Tuttavia il veneziano non si perse d’animo e riuscì ad avvolgere il pugnale spuntato nel fazzoletto ricamato. Il siculo, che non era da meno del suo ospite, comprese la mossa, con noncuranza infilò la mano sotto il tavolo e non trovando il pugnale fece buon viso a cattiva sorte, scrollò la testa e con voce melliflua disse – Giacomo, mi dispiace di questa tua sfiducia nei miei confronti. Siamo due persone dabbene. Ecchediavolo! Non vuoi i Luigi. Cosa vuoi? -. Allora il veneto con calma – Giuseppe …. so che questo appartamento ti è stato donato dall’avvocato Duplessis, l’amante di tua moglie Lorenza che è “ospite” nelle segrete di Saint – Pelagie, quindi non può più mantenerti. Tieniti i tuoi Luigi patacca e dammi questo appartamento, altrimenti … - il siculo non consentì all’interlocutore di terminare la frase. Bestemmiò, inveì – Curnùtu! - poi ricordando a Giacomo quale professione svolgesse sua madre Zanetta, afferrò un pesante boccale e lo scagliò contro il veneziano, che lo evitò agilmente. Il boccale finì rumorosamente contro una parete. In quell’istante tutto svanì. La cucina ripiombò nel buio. Fu allora che l’avvocato Casanova ebbe paura. Temeva che fosse una trappola e che i due guitti approfittassero del buio per aggredirlo. Il veneziano aveva un pugnale, spuntato ma sempre un oggetto pericoloso. Allora terrorizzato infilò la porta di casa e fuggì in strada. Era a Montmatre, laddove i locali non chiudono mai, si rifugiò nell' Encyclopédie, ordinò un doppio cognac e trangugiandolo d’un fiato pensò che forse era solo un allucinazione e che doveva smettere di bere.
Intanto balbettava - Maître s’il vouz plait. Encore un autre. El meo daga dopio. Grasie – e con il pollice verso indicava il bicchiere al barman, che annoiato e sconsolato scoteva la testa in segno affermativo. Alle sette lasciò il bistrot, raggiunse l’appartamento, entrò nella cucina illuminata dal sole primaverile, notò che su una parete c’era una grossa macchia di vino rosso, ai piedi della stessa giacevano i cocci di un grosso boccale. Si abbassò, scrutò sotto il tavolo. Vide che dove stava seduto Cagliostro era conficcata la punta di un pugnale e ai piedi della sedia occupata da Giacomo Casanova c’era un fazzoletto di seta con ricamate le iniziali G.G.C. – Solo coincidenze – pensò l’avvocato Paolo Casanova, chiudendo l’uscio di rue Ravignan. Poi sorridendo e scotendo la testa in senso negativo, attraversò lentamente la strada. Una volta all’interno dell’Encyclopédie, gli si avvicinò lo sconosciuto monsieur Diderot che gli offrì un lillet bianco. – Mona. Xè ‘na scianta prestesin par scomisiar a bevar. Comunque è ancora solo una coincidenza – pensò l’avvocato Casanova.
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(*) Le dieci e venti. “Caspita”. E’ un po’ presto per incominciare a bere.
(**) Mi ha capito?
(***) Io non sono un babbeo.
Appendice:
Giacomo Girolamo Casanova (Venezia 1725 – Duchov 1798) e Giuseppe Giovanni Battista Balsamo “Alias Conte di Cagliostro” (Palermo 1743 – Fortezza carcere di San Leo 1795) si conobbero ad Aix en Provence (F) nel 1768
Pubblicato da La Prealpina il 19/09/2019. Per gentile concessione dell'autore che ringraziamo.