Salendo da Longone verso il Segrino e osservando il muro di cinta del cimitero si scorgono spuntare di poco alcuni sacelli. Guardo sempre con qualche preoccupazione queste tombe alzarsi oltre il recinto. Temo infatti che, una volta o l’altra, anche questi sepolcri finiscano come dice il Foscolo dell’abate Parini. Questi sacelli sono molto importanti, dunque da conservare. Sarebbero anche qualche volta da celebrare. Ma non si può pretendere troppo. Sono le ultime dimore del padre, della madre e del fratello minore dello scrittore Carlo Emilio Gadda, Enrico, che proprio un secolo fa cadde valorosamente combattendo nella prima guerra mondiale.
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Salendo da Longone verso il Segrino e osservando il muro di cinta del cimitero si scorgono spuntare di poco alcuni sacelli. Guardo sempre con qualche preoccupazione queste tombe alzarsi oltre il recinto. Temo infatti che, una volta o l’altra, data la carenza di spazi cimiteriali, anche questi sepolcri finiscano come dice il Foscolo dell’abate Parini. Questi sacelli sono molto importanti, dunque da conservare. Sarebbero anche qualche volta da celebrare. Ma non si può pretendere troppo. Sono le ultime dimore del padre, della madre e del fratello minore dello scrittore Carlo Emilio Gadda, Enrico, che proprio un secolo fa cadde valorosamente combattendo nella prima guerra mondiale. Enrico Gadda, un valoroso aviatore che combattè sui fronti della Grande Guerra, duellando nel cielo, come Francesco Baracca, con i piloti austroungarici. Cadde da eroe ed ebbe la medaglia d’argento. La sua tomba è nel cimitero di Longone al Segrino accanto a quella dei genitori. Le sepolture sono in un triste stato di abbandono. La natura è benigna e quindi acacie nane adornano spontaneamente il sepolcro di Enrico sul cui cippo è l’epitaffio che scrisse Carlo Emilio. Penso che i pur degni governanti di Longone dimentichino, una buona volta, quel livore che da tanto tempo il paese rivolge a uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento, e posi ogni tanto un fiore e un lume su queste tombe Per altre comunità sarebbe sicuramente un orgoglio conservare in paese la famosa e “fottuta” dimora di villeggiatura tanto descritta dall’”Ingegnere” e i sepolcri dei suoi genitori e del valoroso fratello. A Longone Gadda è come non fosse mai esistito. Invece in un altro paese lariano, Lurago Marinone è grande motivo d’orgoglio il ricordo di una fugace, ma intensa permanenza di Carlo Emilio nella villa della ricca famiglia Galimberti. Tanto che la scoperta di una lettera di Carlo Emilio al fratello Enrico, in cui lo scrittore, ancora giovane racconta del viaggio nella ”città di Lurago Marinone” ha indotto la comunità luraghese e lo scrittore Carlo Ortolani (importante storico locale e docente universitario) a pubblicare un libretto edito qualche anno fa. Davvero una bella iniziativa che impreziosisce la storia del paese. La lettera è nell’archivio Resta-Litta e fu pubblicata tempo addietro da “I quaderni dell’Ingegnere”. Per Lurago fu una grande scoperta. La missiva è del 6 luglio 1911. Carlo Emilio aveva quindi 18 anni. Enrico quattro meno. In mezzo c’era la sorella Clara. Lo scrittore racconta che andò a Lurago Marinone proprio per accompagnare la sorella che era amica di una figlia dei Galimberti. Il testo è ricco di amenità: “Il treno Milano-Varese delle Ferrovie Nord ci ha portato con una velocità spaventosa fino a Mozzate (fortuna che la corsa partiva alle 10 sicché ieri ho potuto dormire fino alle 9). A Mozzate ci siamo precipitati con bicicletta e bagagli sopra il tramvay elettrico che, nonostante la sua debolezza nervosa è riuscito ad arrivare a Lurago Marinone. Erano ad aspettarci i signori con il loro fattore e con le loro persone di servizio e con Cop o Stop, che resta poi il loro cane, che ha la smania delle pozzanghere, sicché m’ha conciato tutti i calzoni, ma io ho fatto finta di non accorgermene, come un gran signore a cui i calzoni non costano nulla”. La lettera continua con le bellezze, le ricchezze e i pregi della villa e della sua biblioteca.