La vicenda Bertolaso e quella di Fastweb rilanciano il tema del "malaffare" che rappresenta una costante della storia italiana. La corruzione della sfera pubblica come corollario della corruzione della sfera privata.
La Relazione annuale della Corte dei Conti sullo stato della giustizia contabile del nostro paese si è curiosamente incrociata con il caso Bertolaso che, stando alle premesse, difficilmente potrà essere derubricato a banale inchiesta giudiziaria su alcuni veniali “birbantelli”. La Magistratura avrà il compito di ricostruire la mappa corruttiva che ammorba la politica nazionale da taluni definita “gelatinosa” per la sua opacità ed estensione. Per questo motivo, il lavoro dei magistrati non potrà mai risultare risolutivo tenuto conto che il fenomeno ha toccato pariteticamente la destra e la sinistra malgrado quest’ultima sia solita baloccarsi nell’illusione di una diversità soltanto immaginaria. La macchina della politica continua ad avere, ancora oggi, un disperato bisogno di denaro perché, nelle moderne democrazie di massa, le idee sono orpelli da esibire solo per belluria nei dibattiti televisivi: la partita, in realtà, si gioca altrove. Anche per questo motivo la statura della nostra classe politica è tale da far rimpiangere il vecchio, esecratissimo, notabilato della Prima Repubblica. Il Parlamento italiano è diventato da tempo un miserando ricettacolo di lestofanti e affaristi abili esclusivamente nell’arte di tessere il consenso. Professionisti di scarsa dottrina, faccendieri, sindacalisti e reggicoda di partito, atei devoti o devoti d’occasione, tutti questi esemplari hanno concorso a creare il degrado etico del nostro paese che oggi appare irrimediabilmente privo di anticorpi. In passato le ideologie sono state spesso utilizzate per occultare certe magagne, oggi la loro assenza esalta la virulenza del fenomeno corruttivo. I giovani sono educati dagli adulti a frequentare le “giuste” amicizie, ad entrare nelle organizzazioni che “contano”, a militare nel partito “vincente” perché questo elargisce favori, dispensa incarichi, offre laute occasioni di ascesa sociale e professionale. Il procuratore della Corte dei Conti in Lombardia, Eugenio Schlitzer, ha dichiarato che “corruzione e concussione sono fenomeni in aumento, anche in Lombardia, ma al momento la nostra vera piaga sono gli incarichi e le consulenze”. Per questo, non si può pensare che il diritto, da solo, possa bastare. Occorre prendere atto che i modelli culturali celebrati in questi anni rappresentano l’humus da cui trae origine l’atonia morale del nostro paese. La corruzione è il distillato di questa operazione culturale presente prima nella società e poi, per osmosi, trasfusa nella politica. Bisogna ammettere che dopo quasi vent’anni da Tangentopoli, non è cambiato nulla nel nostro costume quotidiano. Il cittadino italiano seguita a coltivare una nozione del tutto astratta delle istituzioni che possono essere elasticamente piegate ad una logica privatistica del tutto sprezzante dell’interesse generale. In questo, la nostra borghesia ha molto da farsi perdonare per le infinite collusioni con il potere: si può stare con la destra al Nord, con la sinistra al Centro e, perché no, con la mafia al Sud, se questo giova alla causa. D’altro canto, storicamente lo spirito pubblico di ogni italiano si circoscrive alla famiglia e agli amici. Chi è fuori da questo perimetro di relazioni, chi non è familiare o amico, di fatto non esiste. L’alunno che, tra i banchi di scuola, fa copiare un compagno si preoccupa di conservare il legame amicale senza pensare a quello istituzionale con l’insegnante che, come lo Stato, può essere gabbato senza mercè. E’ facile che, un giorno, quell’alunno non disdegnerà le raccomandazioni, violerà il codice della strada, froderà il fisco e, magari, deciderà anche di entrare in politica. L’abisso etico in cui è precipitato il nostro paese affonda le radici in questi comportamenti così diffusi da costituire per ciascuno un alibi: tutti colpevoli, tutti assolti. In realtà la somma di tanti “peccatucci” individuali costituisce la vera causa di quell’abisso che genera rimorsi agli onesti che restano gli unici, veri, pentiti di questo paese.