Il principio di libertà, invocato dagli "internauti", confligge con l'esigenza di garantire la tutela dei diritti sull'opera rivendicata dagli autori. Neppure la legge francese, inizialmente additata come esempio da imitare, è risultata risolutiva. Il labile confine tra pirateria e libertà di utilizzare i prodotti dell'altrui ingegno.
L'accesso alla rete è nel catalogo dei diritti fondamentali secondo la corte costituzionale di Francia. Fornitori di accesso internet (I.S.P. – Internet Service Providers), titolari di diritti su opere dell'ingegno e utenti. Questa problematica figura triangolare foriera di diritti confliggenti vede nelle recenti vicende francesi di cui si darà conto, solo l'ultimo passo di un percorso che appare in salita e che ha dimensione globale. Nel mese di maggio dell'anno in corso, viene approvata in Francia una legge ("Internet et Creation") il cui esplicito obiettivo è quello di contrastare la pirateria on-line: espressione ormai invalsa che sta ad indicare un coacervo di fattispecie assai variegate che possono, in via di sintesi, essere ricondotte allo scaricamento da parte degli internauti di contenuti (principalmente brani musicali, film, programmi per elaboratore) per i quali non dispongono della relativa licenza o comunque di un qualsivoglia titolo di utilizzo. Da una parte dunque vi sono i produttori e gli editori di contenuti con tutta la loro filiera che reclamano un corrispettivo per questi scaricamenti, dall'altra gli utenti a richiedere che la loro riservatezza sia garantita. In tutto questo l’individuazione della responsabilità dei fornitori dei servizi di rete, essenzialmente i gestori telefonici, che è vero danno agli utenti i mezzi tecnici per effettuare i download, pare questione di assai difficile soluzione. D'altronde se una composizione di tutti gli interessi in gioco sembra improbabile nel breve periodo, una tracciatura massiva dei download risulta essere anacronistica. Sono queste le premesse che spingono la Francia ad emanare "Internet et Creation" (frutto della “Mission Olivennes” conclusasi con la redazione di un omonimo “Rapporto”, dal nome del responsabile, ex presidente FNAC): legge istitutiva dell'H.A.D.O.P.I. (Haute Autorité pour la Diffusion des OEuvres et la Protection des Droits sur Internet ovvero Alta Autorità per la Diffusione di Opere e la Protezione dei diritti su Internet), il cui scopo è porsi al di sopra della figura triangolare di cui si è detto, come autorità amministrativa autonoma, a vigilare e sanzionare gli scaricamenti illeciti di musica e film mediante condivisione di file. La sanzione massima, nel caso di comportamenti illeciti reiterati, è individuata dalla legge nella sospensione dell'accesso alla rete (con l'obbligo comunque di procedere al pagamento dell'abbonamento ai provider per il periodo pattuito nel contratto). Il provvedimento legislativo è il risultato del lavoro congiunto dei fornitori di accesso, dei produttori del comparto audiovisivo e delle società che tutelano gli autori e gli editori. In particolare i provider, in virtù del loro ruolo tecnico, sono identificati dalla legge come i soggetti in grado di fornire i dati degli utenti per le segnalazioni e vengono chiamati a collaborare con l'Autorità. Il procedimento tratteggiato dalla legge per giungere a comminare le sanzioni si dipana attraverso tre segnalazioni successive dell'Autorità recapitate mediante posta elettronica all'utente, qualora questo non interrompa gli scaricamenti illeciti. All'occorrenza della terza segnalazione senza che vi sia stata cessazione dell'attività illecita, l'accesso viene sospeso. Il rigoroso provvedimento legislativo francese si inscrive in un contesto in cui mancano direttive o indicazioni comunitarie in materia, fuorchè un emendamento del Parlamento Europeo che chiarisce come la chiusura della connessione possa avvenire solo previa emanazione di un provvedimento della magistratura. Tale sospensione del servizio non può essere affidata ad una diversa autorità amministrativa per quanto indipendente e autonoma. Il ministro della cultura francese ritiene però che non vi sia contrasto tra la legge e la decisione di Bruxelles in quanto <<l'emendamento afferma il principio che ogni minaccia ai diritti e libertà fondamentali degli internauti non può intervenire che sulla base di una decisione delle autorità giudiziarie, ma l'accesso a Internet, dal proprio domicilio, non è riconosciuto come libertà fondamentale>>. La legge che negli auspici dei suoi redattori sarebbe dovuta essere la panacea ultima contro i problemi della pirateria in realtà non scampa al sindacato di costituzionalità. Gli oppositori alla legge, che sostengono il diritto alla privacy degli utenti propongono infatti ricorso al Conseil Constitutionnel. Per chiarezza è bene ricordare che il controllo di costituzionalità in Francia è di tipo accentrato e preventivo. Il Conseil in particolare censura proprio la sanzione della chiusura dell'accesso per gli utenti recidivi adducendo l'argomento secondo cui la libertà di comunicazione ed espressione garantita dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo implica, ancorché non espressamente, anche la libertà di accesso ai servizi di comunicazione al pubblico on-line. Opinione diametralmente opposta a quella del ministro della cultura. Data questa impostazione, il potere di sospendere il contratto dei servizi di accesso alla rete spetta solo al giudice (in linea con le indicazioni dell’Unione Europea). Il Consiglio sostiene anche la possibilità che a condividere file non sia il titolare dell’abbonamento Internet, ma qualcun altro che ha accesso alla sua connessione. Senza un processo, non è possibile identificare con certezza il responsabile dello scambio. Alla luce di tutto questo l'utente può essere solamente avvisato del fatto di essere stato scoperto a condividere illecitamente file dalla rete. La legge dunque non è entrata in vigore e il ministro per la cultura francese ha accolto i rilievi di legittimità costituzionale. Legge quindi da riscrivere. Resta da capire come potrà la disposizione raggiungere il suo scopo senza l'arma ormai spuntata dell'interruzione dei servizi di rete. Probabilmente la via della soluzione è da trovare fuori dalle strade del diritto: attraverso nuovi modelli ed approcci economici all'industria dell'intrattenimento. La questione della tutela dei diritti sulle opere dell'ingegno contro la pirateria dunque è tutt'altro che chiusa e continua a fare discutere e dividere i suoi protagonisti in Francia e non solo. Va infatti osservato che l'iniziativa francese è stata ispirata da tendenze analoghe emergenti in paesi come Giappone e Regno Unito, in cui si auspica l’introduzione di soluzioni simili. Il prestigio della corte che si è pronunciata e il riferimento ad un testo costituzionale la cui storia e il cui afflato ispiratore vanno ben oltre i confini di Francia, lasciano intuire che questo tipo di soluzione non è il Santo Graal contro la pirateria