Una risposta all'articolo di Redaelli, “Paura e democrazia”, da parte di Francesco Carlo Rizzi, fondatore e direttore del periodico erbese IL DIECI. Uno spaccato della società brianzola per capire il tema della sicurezza e della paura del cittadino.
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Alle recenti elezioni politiche c’è stato un voto clamoroso a favore del centro destra: a mio giudizio il motivo di fondo è stata la paura, anzi le paure. Cento anni fa (due generazioni) questa era una zona molto povera ben raffigurata da film come “L’albero degli zoccoli” di Olmi. L’industrializzazione di fine ottocento e primo novecento, ha sottratto la gente alla miseria, ma a diffondere il benessere è stata la nascita nel dopoguerra di centinaia di laboratori artigiani (di fatto lavoratori autonomi ovvero piccoli imprenditori) che sfruttando innanzitutto sè stessi per 10-12 ore al giorno, con ritmi di lavoro giapponesi (oggi si direbbe cinesi) rispettando nessuna regola, hanno creato in due generazioni una realtà agiata. I simboli sono la villetta, la macchina importante, i vestiti griffati, ecc. Purtroppo tra gli status simbol non ci sono lauree e diplomi. Al massimo un diplomino tecnico e via. Come si dice, “Brianza, danèe e ignuranza”. La crisi della grande industria che ha colpito anche da noi, ha visto reagire questo ceto produttivo autonomo e tutto l’indotto ad esso collegato, sopravvivendo alle difficoltà. Questa gente ha PAURA e con loro hanno paura anche i loro familiari, gli operai e i loro figli. Questa gente non vuole tornare povera. Tutto quello che si muove in questa direzione è loro nemico. I rom-zingari? Ci sono sempre stati: è un problema del maresciallo dei carabinieri e poi il vero problema è nelle grandi città. Gli stranieri e gli islamici. Gli stranieri se vengono a lavorare, non fanno paura. Fanno paura invece i numerosi balordi che aggrediscono le case. Danno fastidio coloro che obbligano i bambini a mendicare. Offendono una evoluzione sociale e culturale che, faticosamente, ma c’è stata, le ragazze-schiave costrette a prostituirsi. Questo rischia di riportare indietro la nostra società di tanti anni. Gli islamici sono un’altra cosa: vogliono cambiarci la vita. Tutto sommato la nostra società è laicizzata, la religione viene considerata un fatto personale. Sarebbe tutto accettabile se sul filone dell’islamismo non si muovessero tante componenti di natura politica e sociale che ci stanno complicando di molto la vita. Si voglia o no, come dice Maggiolini: “questa è la terra della cristianità” e se ne dovrebbe tenere conto. Anche qui c’è una paura di fondo: tornare indietro nel tempo. L’Italia, ma tutto l’occidente, ha già avuto la sua questione religiosa, quella femminile, ecc. L’ultima paura ce la stanno proponendo certi intellettuali. Tremonti nel suo libro: “Gli enormi trasferimenti di ricchezza verso i paesi produttori di petrolio, tenderanno a cambiare, impoverendola, la società occidentale. La politica scivolerà sempre più a destra”. Quale destra? Liberale, populista-peronista fascista, nazista? In “Economia canaglia”,un libro non ancora uscito ma di cui si parla già, si peggiorano le cose: “con le attuali -non regole- imposte dalla globalizzazione, sempre maggiori flussi di risorse verranno gestite al di fuori del controllo degli Stati sovrani: l’Europa diverrà marginale e povera. Infine la paura della guerra. Sul Corriere della Sera, si parla di un imminente sconto Israele-Iran. L’unico dubbio è se avverrà con armi convenzionali o atomiche. L’articolo non è scritto da un facinoroso, ma da un lucido analista. Di queste cose si preferisce non parlare. Io temo che la gente le avverta sulla pelle e cerchi rifugio.