Con una straordinaria abilità comunicativa, Matteo Salvini ama presentarsi come l'Angelo Vendicatore sceso sulla terra per rendere giustizia ai poveri fingendo di ignorare che le vere cause della rabbia esistente nel paese restano le gravi disuguaglianze sociali e territoriali. Mai una parola su questo tema che, per un governo serio, dovrebbe avere la priorità assoluta su ogni altra questione. Fin dal suo esordio come ministro degli Interni, Matteo Salvini ha continuato ad alimentare l'immagine di un paese invaso da immigrati che, come dimostrano le cifre, non é mai esistito nella realtà.
---------------------
In una recente intervista, il leghista Calderoli ha ammesso di preferire l'alleanza con i 5 Stelle ad un ritorno al governo con Forza Italia. Niente di più scontato visto che, già all’epoca delll'elezione della Casellati alla presidenza del Senato, Di Maio dimostrò tutta la sua arrendevolezza davanti ad un alleato che, di lì a poco, gli avrebbe fatto mangiare la polvere. Tuttavia, il grande errore di Luigi Di Maio resta quello di avere regalato a Matteo Salvini un ministero che, fin dall'inizio, gli ha consentito di giocare a tutto campo con singolare spregiudicatezza e spavalderia. L'incarico di ministro degli Interni é stato utilizzato da Salvini per attribuirsi un ruolo ubiquitario finalizzato a perseguire una precisa strategia: alimentare il disprezzo e dirottare sugli stranieri la rabbia del cittadino derivante dal suo crescente impoverimento avendo cura di tenere al riparo le élite le quali , non a caso, hanno sempre appoggiato i governi, locali e nazionali, sostenuti dalla Lega. Si tratta di un trucco magistrale che consente a Salvini di fingersi paladino dei deboli mentre, in realtà, é il garante dei forti. Il presidente della Confindustria, Boccia, ha ammesso apertamente che gran parte degli imprenditori del Nord ha sempre votato per la Lega dalla quale, infatti, ci si attende lo sblocco delle grandi opere e un allargamento della flat tax. Eppure, con una straordinaria abilità comunicativa, Matteo Salvini ama presentarsi come l'Angelo Vendicatore sceso sulla terra per rendere giustizia ai poveri fingendo di ignorare che le vere cause della rabbia esistente nel paese restano le gravi disuguaglianze sociali e territoriali. Mai una parola su questo tema che, per un governo serio, dovrebbe avere la priorità assoluta su ogni altra questione. Fin dal suo esordio come ministro degli Interni, Matteo Salvini ha continuato ad alimentare l'immagine di un paese invaso da immigrati che, come dimostrano le cifre, non é mai esistito nella realtà. In Italia c'è uno straniero ogni 15 cittadini e gli irregolari sono meno di uno ogni 140 cittadini. La Germania, la Spagna, perfino la Svizzera, hanno un numero di stranieri più alto del nostro, in rapporto alla popolazione: nella Svizzera felix, che tutti immaginiamo come un oasi inaccessibile, gli stranieri rappresentano il 23 per cento degli abitanti. La narrazione di un paese reso povero dall'invasione dei poveri risulta, pertanto, del tutto inattendibile. Eppure, nonostante questo, Matteo Salvini continua a piacere. L'aspetto paradossale, e un tantino grottesco, é che Salvini continui a godere di un ampio consenso perfino nel Mezzogiorno che molti elettori leghisti non hanno mai smesso di vedere come una insopportabile zavorra. In questo senso, l'autonomia delle Regioni resta un espediente per scrollarselo di dosso, una volta per tutte. Benchè sia questo il vero obiettivo di ogni leghista, Salvini si diverte a fare il nazionalista e il regionalista secondo necessità: urla con fierezza “prima gli italiani”; poi, girovagando per il paese, arringa le folle urlando “prima gli abruzzesi”, “prima i sardi”, “prima i siciliani” e via via, giù per li rami: tanto, come disse una volta l'ineffabile Rino Formica, in politica “la coerenza appartiene solo agli imbecilli”. Matteo Salvini sa bene che gli immigrati sono un pretesto per coprire le tare storiche del nostro paese che, non andrebbe mai dimenticato, restano burocrazia, fisco e giustizia: sono queste le vere emergenze che paralizzano la nostra economia. Il governo farebbe bene a riflettere su un dato, invero sorprendente, che ha per oggetto il reddito di cittadinanza: il numero dei richiedenti in Lombardia (16.000), risulta pari a quello della Campania. Ma c'è un altro dato che dovrebbe allarmare il governo: nel 2017, sono arrivati in Italia 119.369 stranieri ma hanno lasciato il nostro paese 128.193 italiani. Una buona volta, per favore, smettiamola con la favola degli immigrati.
Editoriale apparso su La Provincia del 18 marzo 2019