Il Lodo Alfano rappresenta un passaggio fondamentale nella storia della nostra democrazia perchè trasforma il premier da “primus inter pares” in “primus super pares”. Quando l'immunità sconfina nell'impunità.
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Il Lodo Alfano rappresenta un passaggio fondamentale nella storia della nostra democrazia perchè segna il confine tra Stato di diritto e sultanato, per usare un'espressione cara a Giovanni Sartori. Si tratta di una forzatura che intende trasformare il ruolo che la nostra Costituzione attribuisce al premier di “primus inter pares” in quello di “primus super pares”. L'immunità in parola, infatti, non sarebbe prevista per i ministri ma sarebbe una prerogativa esclusiva del premier e delle cosiddette “alte cariche dello Stato”. Il Presidente Napolitano si è già pronunciato ritenendo il lodo una “deminutio” dell'immunità di cui gode attualmente il Presidente della Repubblica. Ci chiediamo quale sia il grado di competenza dei consiglieri del Cavaliere benchè non sia difficile immaginare le somme difficoltà nel riuscire a dare consigli a chi, fin dall'esordio in politica, ha inteso piegare le istituzioni ad un unico imperativo, quello di esautorare il ruolo del Parlamento al fine di accentrare ogni potere deliberante nell'esecutivo. Questa è la Costituzione materiale escogitata dal nostro premier che ha sempre ritenuto il Consiglio dei Ministri un vero e proprio Consiglio di Amministrazione nel quale l'azionista di riferimento è l'unico, vero arbitro di ogni decisione. Il rapporto diretto con i propri elettori ha inaugurato una sorta di democrazia plebiscitaria in cui il Parlamento ha soltanto un potere di ratifica. La Tv rappresenta lo strumento, usato in modo magistrale, per celebrare la magia di questo rapporto che non può tollerare alcuna sorta di vincolo o limitazione.
Il Lodo Alfano si inscrive in questa logica di democrazia che degenera in oclocrazia, cioè, governo delle moltitudini (un tempo, si sarebbe detto delle plebi).
Sulle pagine de La Stampa, Luca Ricolfi ha spiegato bene la differenza esistente tra immunità e impunità. E la stessa cosa ha fatto Eugenio Scalfari, dalle colonne di Repubblica, domenica 24 ottobre: “L'immunità sospende la procedibilità del titolare di una carica costituzionale nel periodo in cui esercita le sue funzioni e limitatamente ai reati che può avere commesso relativi a quelle funzioni. L'impunità, invece, copre anche illeciti che non riguardano le funzioni ed è ripetitiva se la stessa persona passa dalla carica che ricopre ad altra ugualmente immune raffigurando in tal modo un salvacondotto valido per molti anni”.
Ecco perchè l'immunità è un istituto previsto in ogni Stato di diritto mentre l'impunità è un privilegio da Repubblica delle banane.