La classe politica italiana è avvezza a ritenere la stampa una stampella del potere. Come diceva Longanesi, i giornali italiani si dividono in due grandi categorie: i giornali di partito e quelli di parte.
------------------
Dopo la folle aggressione di Piazza Duomo, Berlusconi è tornato più baldanzoso che mai. Il “legittimo impedimento” diverrà presto legge malgrado la fiera opposizione di Di Pietro nei confronti del quale un certo giornalismo è impegnato a scandagliarne le frequentazioni pubbliche e private. La verità è che Di Pietro è diventato scomodo per l’intero establishment perché la rozzezza del suo eloquio non basta a scalfirne l’efficacia. Destra e sinistra si ritrovano curiosamente alleate in questo strano tentativo di fare terra bruciata attorno ad un avversario da entrambe ritenuto destabilizzante. Il costante richiamo alla legalità rappresenta un fatto davvero rivoluzionario in un paese in cui individualismo e anomia costituiscono una costante endemica che neppure la morale cattolica è mai riuscita a domare. Per questo motivo Di Pietro è inviso al Palazzo così come lo è stata per anni la Lega di cui l’ex PM rievoca la vocazione “palingenetica” ed il fervore anti-sistema. Sbaglia la stampa italiana a sottovalutare il fenomeno Di Pietro così come ha sbagliato a sottovalutare la Lega. I motivi di un approccio così semplicistico e liquidatorio sono molteplici ma ne prevale uno in particolare: mai come oggi la stampa italiana è apparsa così servile nei confronti del potere politico. La verità è che la classe politica italiana è avvezza a ritenere la stampa una stampella del potere. Come diceva Longanesi, i giornali italiani si dividono in due grandi categorie: i giornali di partito e quelli di parte. In questa desolante melassa, la forte sensazione è che ci sia qualche solerte manina in grado di confezionare dossier su chiunque, quasi sempre gradevolmente infarciti di bufale. Tutto ciò risulta normale in un paese che ha la memoria corta e una morale un po’ sdrucita: tempus edax rerum, il tempo divora ogni cosa, compreso il disonore dei malcapitati ai quali resterà il viatico di una riabilitazione postuma. La bravura del Cavaliere sta nel sapere che al popolo italiano piacciono da morire gli ottimisti anche se hanno il vizio di raccontare bubbole. In questo Berlusconi è un vero artista perché sa raccontarle con spensierata iattanza al punto da mandarci in confusione: si sente davvero più bravo di Giolitti e De Gasperi o è stata solo una boutade? Nel primo caso ci sarebbe da sbellicarsi dalle risa per davvero, nel secondo giusto per fargli piacere. Una delle bugie più ripetute dal Cavaliere consiste nel presunto consenso plebiscitario di cui godrebbe nel paese, come conferma alacremente ogni sondaggio domestico. Proviamo a fare un po’ di conti sulla reale forza elettorale del Cavaliere. Alle ultime Europee il Pdl ha ottenuto 10.807.794 voti, pari al 35,26% del 60,81% dei voti validi. Si tratterebbe, dunque, del 21,47% degli aventi diritto. Il suo maggiore alleato, la Lega, ha ottenuto il 6,21% dei voti. Di contro, i partiti di opposizione presenti in parlamento hanno ottenuto complessivamente il 24,75%, quelli rimasti fuori oltre il 10%. Il dato più rilevante è quello del totale delle schede bianche e nulle che risultano essere del 37,17%. Pertanto, se la matematica non è un’opinione, il centro-destra rappresenta soltanto il 28% dell’elettorato. Il Cavaliere, va precisato, ha ottenuto 2,7 milioni di preferenze pari al 5,7% degli elettori. Come dire, un elettore e mezzo su venti. In questa capacità manipolatoria dei dati consiste la grandezza del premier il quale è tuttora in grado di dare al paese la sensazione di essere diventato imbattibile. In realtà le cose non stanno così, come sa bene Bossi, il quale, al di là delle divertenti millanterie del Cavaliere, conserva saldamente il potere di decidere le sorti del governo. Da tutto ciò si può capire che nella politica italiana ci sarebbero gli spazi per un’alternativa ma non esiste un soggetto politico in grado di dare voce a quel 40% di delusi che il Cavaliere cerca accuratamente di occultare ostentando ottimismo e raccontando barzellette.