Ha destato scalpore la richiesta di Franco Califano, "Il Califfo", di beneficiare della Legge Bacchelli (n. 440 dell'8 agosto 1985) che prevede l'erogazione di un assegno vitalizio a quei cittadini che si sono distinti nel mondo della cultura, dell'arte, dello spettacolo e dello sport, ma che versano in situazioni di indigenza.
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Caro Franco,
per tanti anni hai fatto sognare la gente con le tue canzoni, hai avuto successo, soldi e tanti ammiratori, i quali ti amavano per quello che donavi a loro, non per la tua vita privata. A tutti interessava l’uomo pubblico, il cantante, la sua bravura, la sua simpatia, non i tuoi problemi intimi, i tuoi errori, le tue incoerenze. Al massimo qualcuno abituato a sfogliare il gossip si compiaceva di qualche fotografia o storiella che ti riguardava.
Adesso con le tue dichiarazioni o i tuoi “sfoghi” hai sollevato intorno a te un tremendo vespaio, che sta distruggendo la tua immagine. E penso che te lo meriti, perché è la conseguenza di un tuo personale errore, che è diventato un ghiotto oggetto di “dotte” discussioni da parte del tuo mondo ed un ambìto bersaglio di quello stesso popolo che prima ti ha esaltato e che ora è irrimediabilmente offeso dai tuoi lamenti.
Io mi sforzo umanamente di giustificarti: credo che tutta la tua vita sia stata una sbornia di successi, guadagni spropositati, di lussi e lussurie inaspettati, emozioni le più disparate. Credo che ti sia servito di questa condizione per non fermarti a riflettere sul senso della vita, sulla sofferenza, sulla paura della morte. Credo che ti sia fatto trascinare dagli eventi incalzanti per non accorgerti che anche tu potevi invecchiare.
Ed alla prima occasione negativa (mi pare non tanto drammatica se la confrontiamo con altre) il tuo fragile equilibrio è crollato, i pensieri che hai fuggito per tutta la tua vita si sono insinuati nella tua mente, l’hanno impregnata e sconvolta, si è manifestata dinanzi ai tuoi occhi la vita reale, ti sei lasciato soffocare dalle inesorabili incertezze e dalla nera paura.
Ogni uomo ha momenti di debolezza, ma quelli della gente comune non hanno una grande risonanza, così un uomo pubblico deve porre maggiore attenzione nei suoi movimenti e magari affidarsi ad amici e a famigliari assennati che gli vogliono più bene. Ma mi chiedo: nel tuo mondo (che io ignoro completamente) esistono gli affetti veri? Oppure l’amicizia e il buon senso vengono distratti da altri bisogni? Allora mi viene il dubbio che tu possa essere un uomo solo. Altrimenti qualcuno ti avrebbe aiutato e consigliato che stavi per compiere una “stronzata” oppure quel qualcuno era troppo impegnato nei salotti mediatici?
Ho sentito le tue scuse in televisione, hai paura che nei prossimi anni tu non sia più in grado di pensare a te stesso. Ma cosa ci stai comunicando di nuovo?
La gente comune queste cose le vive ogni giorno sulla propria pelle ed è inutile spiegartelo in modo più dettagliato perché sfocerei solo in una banale retorica. La gente comune, guardando i propri vecchi, parte integrante degli affetti famigliari, si rende conto che l’età passa velocemente e che si diventa ogni giorno più indifesi. Per questo motivo si impiega la vita per costruirsi una casa, per predicare il rispetto di se stessi e degli altri, per fare del bene quando è possibile, per lavorare e farsi una pensione, per educare i figli all’austerità e alla dignità, e magari qualche volta pensare anche al dopo-morte.
Franco, non so quali sono le tue radici e da quale famiglia vieni, ma se le tue origini sono umili come le mie ricordati di quello che eri e troverai la forza per affrontare ciò che sarai. Io ad un amico nella tua situazione avrei umilmente consigliato di impegnarsi, anche se ultrasettantenne, a guadagnarsi nel giro di qualche anno il denaro sufficiente per essere autosufficiente nei prossimi anni e per acquistare una casa anche modesta dove poter trascorrere dignitosamente la sua vecchiaia.
Anche se non sono mai stato un tuo fan, ho ascoltato la tua musica quando mi è capitato e l’ho trovata piacevole, non mi sono mai chiesto se mi eri simpatico, comunque ti confesso che ti preferisco così: debole e umano.
Questa storia nata intorno a te è diventata molto sgradevole, per quello che tu hai affermato, per le reazioni anche violente della gente, per le fandonie mediatiche che si ricamano intorno. Tuttavia credo che, alla fine, abbia insegnato che la vera vita non è fatta di lusso, successi e stordimento: l’esistenza si procura la sua linfa negli affetti intimi, nelle piccole gioie quotidiane, nei valori semplici.
Biagio Saracino
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P.S. La cosiddetta Legge Bacchelli (legge n. 440 dell'8 agosto 1985) è una legge dello stato italiano che prevede l'erogazione di un assegno straordinario vitalizio a quei cittadini che si sono distinti nel mondo della cultura, dell'arte, dello spettacolo e dello sport, ma che versano in situazioni di indigenza.
Il nome con cui la legge è nota al pubblico si deve alla prima persona che ne beneficiò e la cui vicenda contribuì alla sua istituzione, lo scrittore Riccardo Bacchelli.
Il vitalizio viene assegnato dal Consiglio dei ministri e ne hanno beneficiato, tra gli altri, il pensatore Guido Ceronetti, la scrittrice Anna Maria Ortese, Gavino Ledda, la poetessa Alda Merini, il poeta Dario Bellezza, i cantanti Umberto Bindi, Ernesto Bonino e Joe Sentieri, le attrici Alida Valli e Tina Lattanzi, il pugile Duilio Loi, l'attore Salvo Randone, la prima annunciatrice della Rai Fulvia Colombo, l'eroe di guerra Giorgio Perlasca e il poeta andreano Federico Tavan.