Non solo legge "ad personam" ma vero e proprio obbrobrio giuridico di cui risulterà inevitabile la declaratoria di incostituzionalità. Questa è l'opinione di Michele Spagnuolo. Ora, diteci la Vostra.
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La legge sul “legittimo impedimento”, di cui si parla molto negli ultimi giorni, sarà un altro dei fallimenti apparenti delle c.d. leggi ad personam varate copiosamente nell’era del Premier Silvio Berlusconi .
Sarà un fallimento perché, inevitabilmente, la Consulta dovrà dichiarare incostituzionale una legge che incostituzionale è: non potrà essere considerata Costituzionale una legge che preveda come presupposto del legittimo impedimento la “carica”, in quanto tale, di Presidente del Consiglio. E’ legittimo impedimento un evento di tale portata che impedisca la partecipazione del Premier allo svolgimento dei processi a suo carico, e sarebbe quindi naturale rinviare un procedimento o fissarlo in date compatibili con gli impegni del Presidente del Consiglio, anche di sabato o di domenica, se si vuole. Per capirci: se il Premier trova il tempo per seguire il Milan, o partecipare a un compleanno, non si capisce perché dovrebbe costituire impedimento assoluto la partecipazione ad un processo per il solo fatto di “ricoprire una carica”, per quanto importante questa carica sia.
Perché questo fallimento sarà solo apparente? E’ ovvio. La legge sul legittimo impedimento entrerà in vigore e dovrà essere, come è logico e giusto che sia, rispettata sino alla pronuncia della Corte Costituzionale che dovrebbe dichiararla, a mio parere, incostituzionale. Nel frattempo passerà ancora un anno o un anno e mezzo circa, giusto il tempo per approvare il processo breve che, se da un lato potrebbe essere considerato un “giusto processo”, dall’altro farà piovere molte prescrizioni a favore di tutti quei soggetti che, da tempo, hanno processi in corso. Salvo che nel frattempo la legge sul processo breve non venga barattata, nel nome di una tregua nazionale, con un “Lodo Alfano Bis”, gradito anche a Casini e ai centristi (come male minore).
La legge sul legittimo impedimento, che è stata approvata alla Camera e prossimamente sarà approvato al Senato, stabilisce che il premier potrà ottenere il rinvio dell'udienza dei processi in cui è imputato, perché «legittimamente impedito» dalle sue attività di Governo a comparire in tribunale. Ogni rinvio può estendersi fino a 6 mesi, per un totale di 18 mesi. È sufficiente che la presidenza del Consiglio attesti l'esistenza di questo impedimento, perché il giudice rinvii il processo ad altra udienza. Queste norme sono estese anche ai ministri. Si tratta di una "legge ponte", che dovrebbe scadere dopo 18 mesi dall'entrata in vigore e che serve a placare le tensioni tra Presidente del Consiglio e magistratura nell'attesa che il Parlamento approvi una legge costituzionale sulle immunità. Per l'opposizione si tratta dell'ennesima legge ad personam e, in quanto tale, incostituzionale, perché mette al riparo Berlusconi dai suoi processi violando la sentenza della Consulta sul "Lodo Alfano", secondo la quale la materia delle prerogative del presidente del Consiglio può essere affrontata soltanto con una legge costituzionale. Considerando che le leggi costituzionali sono soggette ad un iter (previsto dall’art. 138 Cost.) che richiede (per fortuna) tempi abbastanza lunghi per la sua approvazioni, la maggioranza corre ai ripari prendendo tempo, con la c.d. legge ponte, attraverso un uso “improprio” delle funzioni attribuite al Parlamento .
Se poi consideriamo la possibilità, non del tutto remota, che vedendosi forte (come del resto è), e sostenuto da un notevole elettorato, Berlusconi potrebbe anche decidere (fra uno o due anni) di puntare alle elezioni anticipate con la certezza di vincerle e rinnovare così il suo quinquennio alla guida del Paese, aspettando che termini, nel frattempo, il mandato del Presidente della Repubblica, organo super partes che rappresenta la nazione e si pone come garante della Costituzione: un ruolo che sembra disegnato apposta per l’attuale Presidente del Consiglio.