In seguito all'eruzione del 79 D.C., oltre a Pompei, Oplontis ed Ercolano fu distrutta anche la città di Stabiae, l'odierna Castellammare di Stabia che resta uno dei luoghi più ameni della Campania per la magnificenza delle ville sepolte dall'eruzione oggi riportate alla luce dagli scavi.
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Continuano gli scavi sulle colline di Varano intorno alle bellissime ville sepolte in seguito all'eruzione del 79 D.C. in cui, oltre a Pompei, Oplontis ed Ercolano fu distrutta anche la città di Stabiae, l'odierna Castellammare di Stabia. Stabiae, ubicata su una collinetta chiamata Varano, a picco sul mare e protetta alle spalle dalla catena dei Monti Lattari, viveva principalmente di agricoltura e pastorizia, vista la fecondità della terra e del mare. Nel 340 A.C. Stabiae venne conquistata dai romani e continuò a svolgere il suo ruolo di città di campagna rifornendo le più grandi ed importanti città di Pompei ed Ercolano. Oltre al nucleo centrale si formarono tante piccole comunità intorno alle sue mura, spesso fattorie: si parla di quello che viene definito "Ager Stabiano" L'eruzione del Vesuvio seppellì sotto una pioggia di ceneri e lapilli edifici e templi , oggetti, case, ville dipinti e mosaici, uomini e donne abbracciati gli uni agli altri con il volto sigillato dalla paura che riemergono con gli scavi che a Ercolano iniziano nel 1738, a Pompei nel 1755 e a Stabiae iniziano con i Borboni nel 1749 si concludono nel 1782. Tra il 1813 e il 1831 furono ritrovate due tombe ed una statua, una sepoltura nel 1835, nel 1838 un " recinto di colonne"e tra il 1881 ed il 1892 si rinvennero strutture antiche E' stato lo scrittore e archeologo stabiese Libero D'Orsi nel 1950 a volere la continuazione degli scavi sulla odierna collina di Varano che avvennero con pochissimi uomini e scarsissimi mezzi con lo scopo di dimostrare l'esistenza di tutti quei magnifici tesori di cui tanto aveva letto nei noti documenti borbonici. Delle sei ville citate dai Borboni, fino ad oggi, sono state riportate alla luce Villa Arianna , Villa san Marco e Secondo Complesso. Villa Arianna prende il nome dal quadro mitologico principale del grandioso Triclinium estivo, che rappresenta il mito di Arianna abbandonata da Teseo sull'isola di Nasso nel momento in cui alla fanciulla, che sta dormendo tra le braccia di Hypnos, il dio del sonno, appare Dioniso alato e coronato di edera, mentre Eros illumina la scena con la fiaccola dell'Amore.Gli affreschi come l'Arianna abbandonata a Nasso Gaminede rapito dall' aquila furono danneggiati ulteriormente dall'ingegnere svizzero Carlo Weber, assunto dai Borboni per gli scavi. Egli non riuscendovi li picchiettò tutti affinchè nessuno potesse appropriarsene. Nel 2001 è nata un'associazione onlus italo-americana denominata Restorning Ancient Stabiae( RAS) allo scopo di creare un parco archeologico per completare gli scavi e per esaltare la bellezza delle Ville Stabiane nel resto del mondo. Lungo la Passeggiata Archeologica, partendo dal Ponte S. Marco, dopo qualche centinaio di metri, si può entrare nell'atrio con Impluvium di Villa S. Marco, l'altra villa imperiale che prende questo nome da quello di una cappella vicina, dedicata a questo Santo. Da notare la zona delle cucine con il focolare a quattro arcate e la vasca forse adibita a deposito o, probabilmente, usata per lavare le stoviglie. All'esterno un enorme peristilio si apre nel grande giardino con al centro la splendida piscina circondata da platani. La villa è famosa per l'ampio quartiere termale con calidarium, tepidarium e frigidarium. Attraverso l'ingresso si accede nell'atrio che, nella parete situata a SudOvest presenta un larario decorato in finto marmo Intorno all'atrio si trovano i cubicola e una scaletta che porta ad un piano superiore, riservato alla servitù, ma purtroppo non interamente conservato. Il complesso si presenta grandioso nella sua struttura, soprattutto nella zona adibita alle terme; probabilmente l'edificio era destinato ad una funzione pubblica, nel senso che forse era utilizzato come stabilimento termale. Una prova, a supporto di questa ipotesi, è data dalle dimensioni della palestra, nella quale, tra l'altro, si osserva la presenza di una meridiana, collocata non a parete, ma su una colonnina. Questa Stabiae, ricordata da Plinio e Cicerone, Columella e Galeno fu celebre e illustre; rinomata per l'aria salubre, il latte dei suoi armenti, le acque medicamentose. Si sa che dopo la distruzione della Stabia preromana le colline di Varano divennero luogo preferito per gli ozi degli opulenti, colti e ricchi patrizi romani. Celebre a tal proposito la lettera scritta da Cicerone all'amico Marco Mario, che, come ricorda il Di Capua, "...Nelle prime ore del mattino, leggendo, si gode, dal suo cubiculo, lo spettacolo meraviglioso del golfo, mentre egli (Cicerone) e' costretto ad assistere, mezzo assonnato, a volgari spettacoli teatrali in Roma." Oggi la maggior parte dei turisti che visitano la Campania visitano i siti archeologici di Ercolano e Pompei e trascurano le rovine di Varano. E' un vero peccato e questo articolo vuole essere un invito a visitarle per non perdersi la loro magnificenza.