La città di Napoli celebra il Santo Natale mantenendo viva la tradizione del "presepio". Ma non tutti ne conoscono l'origine...
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Il presepe napoletano è una delle memorie relative al Natale più consolidate e seguite che si è mantenuta inalterata per secoli. Il termine presepe (o presepio) deriva dal latino praesepe (o prasepio o ancora praesepium) che vuol dire mangiatoia. Il primo presepio a Napol viene citato in un documento che parla di un presepio nella Chiesa di S. Maria del presepe nel 1025. Ad Amalfi, secondo varie fonti, già nel 1324 esisteva una "cappella del presepe di casa d'Alagni. Altri esempi risalgono al 1478 poi verso la fine del Seicento nacque la teatralità del presepio napoletano, accresciuta dall’ inclinazione a unire il sacro con il profano, a rappresentare in ogni arte la quotidianità che animava piazzette, vie e vicoli. spuntarono nel presepio statue di personaggi del popolo come i nani, le donne con il gozzo, i pezzenti, i tavernari, gli osti, i ciabattini, ovvero la rappresentazione degli semplici e dei miseri: le persone tra le quali Gesù nasce. Particolarmente considerevole fu l'aggiunta dei resti di templi greci e romani per sottolineare l’ affermazione del cristianesimo sorto sulle rovine delle colonne pagane. Nel Settecento il presepio napoletano visse la sua stagione d'oro, uscì dalle chiese dove era oggetto di devozione religiosa per entrare nelle case dell'aristocrazia. Goethe descrive il presepe italiano nel suo Viaggio in Italia del 1787: « Ecco il momento di accennare ad un altro svago che è caratteristico dei napoletani, il Presepe Si costruisce un leggero palchetto a forma di capanna, tutto adorno di alberi e di alberelli sempre verdi; e lì ci si mette la Madonna, il Bambino Gesù e tutti i personaggi, compresi quelli che si librano in aria, sontuosamente vestiti per la festa . Ma ciò che conferisce a tutto lo spettacolo una nota di grazia incomparabile è lo sfondo, in cui s'incornicia il Vesuvio coi suoi dintorni. » Il secolo d'oro del presepe napoletano è il Settecento, quando regnò Carlo III di Borbone. Per merito della fioritura artistica e culturale in quel periodo anche i pastori cambiarono il loro sembiante. I mandatari non erano più solo gli ordini religiosi, ma anche i ricchi e i nobili. Una delle collezioni più ricche e più grandi di presepi nel mondo si trova nel Museo Nazionale Bavarese (Bayerisches Nationalmuseum) a Monaco di Baviera. Ma il Museo della Certosa di San Martino è certamente il punto di riferimento per gli studi sul presepe Napoletano, oltre ai ricchi presepi ancora conservati integri a Napoli e altrove. Forse il più celebre e lodato esempio di presepe napoletano è il presepe Cuciniello realizzato tra il 1887 e il 1889 ed esposto a San Martino. I personaggi tipici del presepe napoletano sono: Benito, il pastore dormiente che ricevette l’annunciazione della nascita di Gesù( oggi a Napoli si soprannominano scherzosamente Benito tutte le persone distratte); Cicci Bacco, dio del vino, che si presenta spesso davanti alla cantina con un fiasco in mano; i due compari, zi’ Vicienzo e zi’ Pascale, sono la personificazione del Carnevale e della Morte. Infatti al cimitero delle Fontanelle in Napoli si mostrava un cranio indicato come “A Capa ‘e zi’ Pascale” al quale si attribuivano poteri profetici, tanto che le persone lo interpellavano per chiedere consigli sui numeri da giocare al lotto; i Re magi che rappresentano il viaggio notturno della stella cometa che si congiunge con la nascita del nuovo “sole-bambino”. Si trattava di sapienti con poteri regali e sacerdotali. Il Vangelo non parla del loro numero, che la tradizione ha fissato a tre, in base ai loro doni, oro, incenso, mirra, cui è stato poi assegnato un significato simbolico. Importanti sono anche i luoghi rappresentati: il mercato: nel presepe napoletano del ‘700 le varie attività lavorative rappresentano come in un'istantanea i principali commerci che si svolgono lungo tutto l'anno. Quindi è possibile interpretare arti e mestieri come personificazioni dei mesi seguendo questo schema: Gennaio: macellaio o salumiere Febbraio: venditore di ricotta e formaggio Marzo: pollivendolo Aprile: venditore di uova Maggio: una donna che vende ciliegie Giugno: panettiere Luglio: venditore di pomodori Agosto: venditore di cocomeri Settembre: contadino o seminatore Ottobre: vinaio Novembre: venditore di castagne Dicembre: pescivendolo; il forno evidente richiamo alla nuova dottrina cristiana che vede nel pane e nel vino i propri fondamenti, nel momento dell'Eucarestia, oltre a rappresentare un mestiere tipicamente popolare. La vera portata e il lascito culturale del presepe napoletano risiedono nel realismo delle sue raffigurazioni Non è più solo un simbolo religioso, ma uno strumento particolareggiato, identificativo e unificante della comunità di appartenenza, nella sua minuziosa composizione. Si potrebbe forse dire che il presepe napoletano è stato e rimane un veicolo di identifiicazione della "gens napoletana" e il precursore di quel realismo che ha caratterizzato le rappresentazioni teatrali e le produzioni cinematografiche napoletane. Oggi alcuni pastorai producono anche pastori che rispecchiano le personalità dei nostri tempi, quindi non c'è da meravigliarsi se si trovano personalità conosciuti nelle vetrine della caratteristica via San Gregorio Armeno, nel centro storico di Napoli, che è famosa in tutto il mondo per la produzione artigianale di presepi. Sono presenti mostre permanenti e negozi artigiani, che permettono di comprare e quindi costruire il presepe personale a proprio piacimento. Inoltre maestri artigiani costruiscono, oltre alle classiche statuette, pastori raffiguranti personaggi moderni, come ad esempio Totò, Pulcinella o... Berlusconi, Prodi, Obama! Venite a Napoli e ammirate “o Presepio”!