Se alla Tv va dato, storicamente, il merito di avere contribuito a creare una lingua nazionale, a Internet va imputata la grave colpa di avere alimentato il mito di una falsa democrazia di massa che si fonda su una partecipazione, collettiva e pubblica, alla banalità. Spetta alla scuola il compito di promuovere un uso avveduto e criticamente corretto delle nuove tecnologie con le quali è necessario stabilire una “giusta distanza”. Per anni si sono aggirate tra le scuole italiane falangi di imbonitori che hanno gabellato il tablet come lo strumento imprescindibile di una didattica avanzata. Educhiamo, dunque, i giovani ad usare Internet in modo critico e consapevole per evitare che ne siano usati. Come è stato finora.
Sul rapporto tra gli italiani e la lettura ci sono due notizie, una buona e una cattiva. La notizia buona è che 8 italiani su 10 ritengono il libro cartaceo più efficace di Internet; quella cattiva è che, pur aumentando il numero dei laureati (che, resta, comunque, il più basso d'Europa), in questi anni di crisi la spesa per i libri è calata del 25,6%. Per anni abbiamo temuto la capacità seduttiva delle nuove tecnologie (cellulari, smartphone, i pad) di cui, più volte, è stata opportunamente paventata la tendenza a creare un universo di rapporti virtuali e atomizzati, fonte di individualismo e disimpegno da ogni dimensione autenticamente comunitaria. Il pericolo non è, affatto, sventato malgrado le statistiche inducano, oggi, all'ottimismo. Meglio, pertanto, non abbassare la guardia davanti alle insidie della Rete che è sempre in grado di regalare ad ogni periferia l'illusione di essere il centro del mondo. I nostri ragazzi sono inclini a ritenere che il web sia davvero un grande veicolo di partecipazione e ignorano che, in realtà, anche grazie alla Rete, stiamo assistendo ad un arretramento, silenzioso e occulto, della democrazia. Umberto Eco ha saputo, da par suo, sintetizzare efficacemente ciò che viene definito “digital divide”, cioè, quella barriera culturale che, da tempo, va consolidandosi nel corpo sociale: “Ai ceti più colti la possibilità di attingere il sapere più complesso, ai ceti più poveri l'universo delle banalità”. I nostri ragazzi trascorrono gran parte del loro tempo a compulsare lo smartphone che consente di essere connessi in ogni momento della giornata. Connessi a cosa? Fatta eccezione per le fasce (sociali e culturali) più alte, si tratta di una “connessione permanente” ad un prosaico universo di frivolezze che nulla ha a che fare con una autentica crescita culturale. I “social network” ridondano di informazioni per i quali sarebbe necessario disporre di un filtro che, spesso, i ragazzi non possiedono perchè congenitamente privi di spirito critico e di senso dell'approfondimento e della verifica empirica. Internet rappresenta un mondo magmatico, una babilonia tecnologica in cui è facile annegare perchè la banalità conserva pur sempre una capacità di attrazione incomparabilmente superiore al sapere complesso. In questo senso, c'è il rischio che il web sia una rete che cattura i soggetti culturalmente più deboli che, avvezzi alla velocità del messaggio digitale, non sanno assaporare il gusto della lettura di un libro che si fonda, pour cause, sulla nobile lentezza della riflessione. Se alla Tv va dato, storicamente, il merito di avere contribuito a creare una lingua nazionale, di contro, a Internet va imputata la grave colpa di avere alimentato il mito di una falsa democrazia di massa che si fonda su una partecipazione, collettiva e pubblica, alla banalità. Niente di più antidemocratico. Spetta, pertanto, alla scuola il compito di promuovere un uso avveduto e criticamente corretto delle nuove tecnologie con le quali è necessario stabilire una “giusta distanza”. Per anni si sono aggirate tra le scuole italiane falangi di imbonitori che hanno gabellato il tablet come lo strumento imprescindibile di una didattica avanzata. I dati, oggi, ci dicono che è stato piegato l'attacco di questi “nuovi barbari” che, in modo apocalittico, hanno celebrato il tramonto del libro. Educhiamo, dunque, i giovani ad usare Internet in modo critico e consapevole per evitare che ne siano usati. Come è stato finora.