L'ultimo concorso per magistratura è stato caratterizzato da numerose irregolarità che ne hanno gravemente inficiato la credibilità. Sul tema, l'inchiesta del settimanale L'Espresso.
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Dal settimanale “L’Espresso” del 9 settembre 2010, articolo di Fabrizio Gatti. Titolo: Le toghe ignoranti.
“La dott.ssa F. ha partecipato agli scritti del concorso per magistrato ordinario nel novembre 2008. Ha poi chiesto l’annullamento dello stesso concorso al Tar del Lazio per le presunte irregolarità di cui era stata testimone. Ha quindi saputo di aver passato gli scritti. Ha superato gli orali nella primavera 2010. Ha immediatamente dimenticato le irregolarità di cui era stata testimone. E ha dichiarato al Tar la “sopravvenuta carenza di interesse” chiedendo ai giudici di annullare la richiesta di annullamento. Pochi giorni fa, il 9 agosto, il Tar ha finalmente archiviato la bomba a orologeria del ricorso che l’audace candidata aveva piazzato sulla testa dei commissari d’esame. Niente male come inizio carriera. La sentenza è arrivata in tempo per vedere il nome del nuovo magistrato nell’elenco dei 253 vincitori, pubblicato dal Ministero della Giustizia il giorno di Ferragosto. L’eccessiva attenzione a certe parti del corpo è invece costata l’esclusione ad altri laureati. Lo scrive Maurizio Fumo, presidente della Commissione d’esame e consigliere della Corte di Cassazione, che in un verbale riservato prende atto “purtroppo, dell’atteggiamento obliquo e truffaldino da parte di non pochi candidati e, tra questi, un vicequestore trovata in possesso di una rilevante dose di appunti, nascosta tra la biancheria intima”. Si trattava evidentemente di un vicequestore donna. Piuttosto che reggiseni e reggicalze, alcuni maschi hanno trovato ovviamente più consono indossare cartucciere da cacciatore dove nascondere i pizzini. Bernardo Provenzano ha fatto scuola ovunque” .
Inutile nascondere il nostro disappunto su questa vergognosa vicenda alla quale aveva già dato ampio spazio “Il Riformista” subito dopo l’espletamento delle prove scritte. Va detto che, solo dopo la ripetuta pubblicazione di molteplici testimonianze da parte del predetto quotidiano, il resto della stampa nazionale decise "obtorto collo" di dare spazio, sia pure molto blandamente, a questa “sporca faccenda”. La mole di irregolarità che venne riscontrata in quest’ultimo concorso per magistratura ne lasciava presagire l’annullamento. Sembrava fosse scontato che, poichè l’irregolare svolgimento delle prove avrebbe inevitabilmente inficiato la credibilità e il prestigio degli stessi vincitori (anche ingiustamente), risultava ragionevole attendersi l’annullamento. Invece, incredibilmente, questo concorso è stato regolarmente portato a compimento. Che dire, siamo esterrefatti e indignati. In questo modo non si fa altro che legittimare il discredito che, da anni, una parte politica seguita pervicacemente ad alimentare attorno ad un corpo dello Stato di cui risulta comunque necessario preservare l’autonomia. E’ nostra ferma convinzione che l’indipendenza della Magistratura debba costituire un pilastro irrinunciabile di uno Stato di diritto ma, del pari, è nostra convinzione che l’esercizio della funzione giurisdizionale debba essere improntato ad assoluto rigore, etico prima ancora che giuridico. Solo così il cittadino potrà nutrire fiducia in quella scritta posta sulle pareti della aule di giustizia che, tante volte, troppe volte, è stata vilipesa al punto da farla apparire una sconsolante battuta di spirito. Perché la giustizia sia davvero “uguale per tutti” occorre una svolta radicale nell’”ethos” collettivo del paese, magistratura compresa, per evitare di assistere impotenti alla definitiva capitolazione dello Stato di diritto.