Negli attuali eventi del Medio Oriente si tende a considerare l’Iran e l’Arabia Saudita come i due principali competitor della regione che cercano di espandere la propria influenza nelle zone limitrofe in perfetto stile da nuova guerra fredda, stante le apparenti affinità delle attuali vicende medio-orientali con quelle degli anni’50-60 del secolo scorso. Tuttavia, da un’attenta disamina emerge in modo macroscopico la lacunosità dell’approccio interpretativo di tali fenomeni.
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Negli attuali eventi del Medio Oriente si tende a considerare l’Iran e l’Arabia Saudita come i due principali competitor della regione che cercano di espandere la propria influenza nelle zone limitrofe in perfetto stile da nuova guerra fredda, stante le apparenti affinità delle attuali vicende medio-orientali con quelle degli anni’50-60 del secolo scorso. Tuttavia, da un’attenta disamina emerge in modo macroscopico la lacunosità dell’approccio interpretativo di tali fenomeni. Durante il periodo di Nasser le crisi del Medio Oriente si sviluppavano in un contesto bipolare (e non multipolare come oggi) e, pertanto, venivano “fagocitate” all’interno della sfida mondiale USA-URSS, trasformando la zona in una gigantesca area per il contenimento dell’una o dell’altra super potenza. Inoltre, mentre nel periodo della Guerra Fredda l’escalation tra blocco occidentale e blocco comunista era “congelato” dall’equilibrio del terrore, fondato sul rischio di una ecatombe nucleare, allo stato Iran e Arabia Saudita non possiedono armi atomiche da utilizzare come minaccia e come strumento di pressione. Ridurre le guerre del Medio Oriente come una rivalità sic et simpliciter tra Iran e Arabia Saudita risulta fuorviante posto che esistono altre potenze regionali che cercano di espandere la propria influenza (come Turchia, Israele e l’Egitto che godono di un soft power certamente non inferiore a quello delle altre due potenze). Per quanto riguarda la tipologia di attori coinvolti, mentre nel corso della “guerra fredda araba” degli anni’50 e ‘60 i soggetti erano soltanto gli stati, ora nel Medio Oriente ricoprono un ruolo rilevante nelle contese locali attori non statali come i ribelli anti-assad, al-Qaeda, IS, Jabath Al-Nusra, i peshmerga curdi, gli YPG e gli Hezbollah del Libano che riescono a creare una propria area di influenza nei rispettivi stati in cui essi operano col l’aiuto di soggetti esterni. Esiste, altresì, una differenza nel rapporto tra ideologia e geopolitica. Infatti, durante la guerra fredda era l’appartenenza ideologica, capitalista o comunista, a determinare orientamenti, alleanze e scelte di politica internazionale. Di contro, oggi nel medio- oriente l’arché è la prevalenza della logica di potenza sull’ideologia politico-religiosa e non già il contrario. L’errore che si commette in Occidente è quello di considerare le guerre arabe come semplici guerre di religione tra sunniti e sciiti per cui si tende a polarizzare il conflitto in due blocchi compatti (ovvero quello sciita a guida iraniana e quello sunnita a guida saudita). In realtà, siamo davanti ad alleanze nella regione che risultano alquanto “friabili” ed evanescenti tenuto conto della complessità della querelle nella quale la componente religiosa non costituisce l’unico fattore di scontro. Questo spiega perché l’Iran, paese sciita, appoggi organizzazioni come Hamas in funzione anti-Israele oppure come sia potuta scoppiare la guerra tra Iran e Iraq (1980-1988) nonostante entrambi i paesi fossero a maggioranza sciita ma di etnia diversa (rispettivamente arabo e persiano) oppure l’idillio turco-siriano (2002-2011). Altri esempi si riscontrano all’interno del mondo sunnita, che è tutt’altro che compatto: l’Arabia Saudita leader di un Islam molto più rigido e conservatore si scontra con il Qatar, allineato con la Turchia, anch’esso sunnita e salafita ma portavoce di un Islam più progressista e moderato. Non a caso questi due paesi si sono entrati in rotta di collisione nell’ascesa della Fratellanza Mussulmana in Egitto invisa a Riyad e sponsorizzata fortemente da Doha. Recentemente, dopo l’isolamento diplomatico ai danni del Qatar da parte delle monarchie del Golfo per un presunto finanziamento a gruppi terroristici, si è creata una pura alleanza geopolitica tra Iran e Qatar che, dal punto di vista religioso, sarebbe impossibile realizzare dato che si tratta di un avvicinamento tra uno stato sciita-persiano con uno stato arabo, non solo sunnita ma per di più salafita. In conclusione, è sbagliato considerare il mondo sciita e sunnita come due blocchi monolitici perché, a causa di una forte frammentazione interna, più che una guerra tra mondo sciita e sunnita sembrerebbe una guerra intestina ai due mondi (specialmente all’interno del mondo sunnita da dove si sono generate le principali organizzazioni terroristiche come al Qaeda e ISIS) senza contare che non esistono solo mussulmani in Medio Oriente ma anche arabi-cristiani, curdi e altre minoranze etniche come gli yazidi. Il Medio-Oriente del XXI secolo, pertanto afflitto da una guerra che coinvolge tutti gli attori della regione e dalle conseguenze imprevedibili.
Articolo pubblicato sulla rivista on-line “Notizie geopolitiche”. Ringraziamo l'autore per la rivisitazione e per la gentile concessione.