Solo l'autodisciplina del cittadino può aiutare il legislatore a non intervenire in modo pervasivo nella sua vita.
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La pausa estiva, il contesto rilassante della montagna, lo stacco quasi forzato dalla quotidianità professionale consentono la materializzazione delle idee e delle riflessioni che durante l’anno covano sotto la superficie e, quasi sempre, restano in uno stato embrionale inespresso. E allora perché non approfittare di questo spazio per le idee, di questa “finestra” che un amico ormai di lunga data, qual è Antonio Dostuni, ha brillantemente ideato e concretizzato?Tanto più se le idee, gli spunti in questione hanno una certa attinenza con lo Studio virtuale che le ospita, sebbene lo scrivente non abbia alle spalle studi né esperienze giuridici.L’esposizione sarà breve, e così le conclusioni.Noi tutti, credo, in qualità di individui, di cittadini, di professionisti, abbiamo quotidianamente a che fare con una proliferazione di leggi, regolamenti, norme di ogni genere o tipo che tracciano intorno a noi ed alle nostre attività un vero e proprio reticolato, spesso di difficile comprensione ed interpretazione. Dal regolamento di condominio alla dichiarazione dei redditi, il reticolato si fa di giorno in giorno più fitto, secondo logiche e direzioni frequentemente distanti ed incomprensibili anche per coloro che, nella mente del legislatore, dovrebbero essere i destinatari della norma.Uno stato di diritto cresciuto a dismisura oltre i confini dello stato naturale e sociale, fino a quasi a soffocarli. Basti pensare che, nell’attuale legislatura, si è arrivati persino ad “inventarsi” il Ministro per la semplificazione legislativa!Purtroppo, come naturale conseguenza, all’infittirsi del reticolato corrisponde un parallelo accrescersi delle possibili violazioni e infrazioni, e delle conseguenti contestazioni, denunce, cause, processi, e via dicendo…
Non si vuole con questo esprimere un giudizio di valore, piuttosto una constatazione di come sia diventato progressivamente più difficile vivere e lavorare, e quanto più complicati siano divenuti i rapporti tra le persone, tra le aziende, in generale tra i soggetti tutti.
Senza considerare, poi, che l’esplosione di cause civili e penali, a tutti i livelli, sta lentamente conducendo ad una progressiva paralisi della giustizia italiana.Chi scrive è uomo d’azienda, oltre che semplice cittadino, e ben conosce le crescenti griglie che ingabbiano la nostra esistenza personale e professionale, e l’egualmente crescente ricorso allo strumento legale nella regolazione dei rapporti tra persone, vicini di casa, clienti e fornitori, fisco e cittadino, ecc. Che fare?I casi sono due: o si accetta di vivere questa realtà come semplici soggetti passivi e ci si incanala sui binari che quotidianamente ci vengono tracciati davanti; oppure, in alternativa, ci si ingegna per vivere questa medesima realtà come soggetti attivi, tornando ad attribuire alla norma, al regolamento, alla “legge” quel senso nobile che gli spetta di diritto.Si può, a mio parere, farsi promotori di uno spirito di “semplificazione” dal basso, ciascuno nei propri ambiti di competenza, anche semplicemente attraverso un utilizzo oculato e meno generalizzato dello strumento legale, che torni ad attribuire alla giustizia quel senso di equità e qualità troppo spesso sacrificato sull’altare della quantità.A ciascuno spetta il dovere, prima ancora che il diritto, di basare sia le proprie azioni sia il giudizio chiamato a valutarle, su una norma di intima dirittura, così da interrompere la dilagante consuetudine di delegare ad un giudice il compito di giudicare. Se la norma interiore riuscisse a tornare a prevalere nel guidare le nostre azioni forse sarebbe possibile alleggerire il legislatore dell’onere di legiferare anche sui dettagli più insignificanti e banali della nostra esistenza.Ciò porterebbe ad un lento processo di “svuotamento” delle troppe norme astruse e ridondanti che regolano la nostre esistenze, il cui esito finale - forse un po’ utopico -, sia una presa di coscienza da parte del legislatore, a tutti i livelli, di un principio semplice da enunciare quanto difficile da realizzare: non multa sed multum.