“Uno dei difetti principali per cui Pinocchio non riesce a diventare un uomo, è che dà sempre la colpa agli altri delle proprie malefatte”. Scrive Raffaele La Capria, uno dei massimi scrittori italiani viventi. Le riflessioni dell’autore di "Ferito a morte", potrebbero essere utili a descrivere la surreale fase congressuale del Partito democratico.
“Uno dei difetti principali per cui Pinocchio non riesce a diventare un uomo, è che dà sempre la colpa agli altri delle proprie malefatte”. Scrive Raffaele La Capria, uno dei massimi scrittori italiani viventi.
L’Italia viene accusata di essere un paese senza idee e di molte opinioni, dove il pensiero è debole e l’opinione è forte.
La verità non è una palla che ognuno può prendere a calci come gli pare, ma qualcosa di cui si deve tener conto, e la storia deve rispettare i fatti accaduti per restituire loro il significato che hanno.
Le riflessioni dell’autore di Ferito a morte, un napoletano atipico, un italiano critico, quanto bene si adatterebbero a descrivere la surreale fase congressuale del più importante partito politico dell’opposizione italiana, il Partito democratico. Non intendo riferirmi all’avanspettacolo, alla boutade del comico di turno, che vuole candidarsi a segretario nazionale del Pd. Quello è teatrino: mi riferisco alla rimozione della memoria operata da alcuni esponenti del partito, cui appartiene anche chi scrive, che vorrebbero far dimenticare un passato ingombrante e fastidioso: non antiche e ormai quasi gloriose appartenenze: di ex iscritti al PCI o alla DC sono pieni tutti i partiti, da destra a sinistra, ormai. Intendo, come si voglia rimuovere un passato assai più recente, forse perché si intende rimuovere proprio anche il presente di questo partito. Così assistiamo, mi riferisco a Como e provincia, oltre che al resto d’Italia, a riverniciature clamorose. Il candidato Bersani è un esponente che rivendica la costituzione di un partito di sinistra-sinistra, ma ha l’appoggio della componente più destra del partito stesso, quella dell’onorevole Letta che ambirebbe (non contraccambiato) a una rappresentanza del popolo delle partite IVA, che continuano però a votare a destra… Non solo, nella compagnia medesima incontriamo l’ex ministro Visco (oh! Rivogliamo il principio di non contraddizione di Aristotele!!!). Lo stesso Bersani, rivendica una diretta continuità con l’Ulivo di Prodi, addirittura vorrebbe cambiare il simbolo del Pd se dovesse vincere. Peccato che tra i suoi primi sostenitori s’incontri l’on D’Alema, che dell’Ulivo disse cose poco lusinghiere in un famoso discorso tenuto in quel di Gargonza, anzi, non pago, manovrò perché il governo Prodi venisse posto in minoranza e sostituito nel 1998 da un governo …D’Alema. Si fa un gran parlare di trasparenza e di moralità della politica, ma poi si ha orrore per le primarie, tanto che le si vorrebbe eliminare: un pericolo dare ai semplici e disinteressati elettori il potere di votare il leader vero di un partito; meglio lasciare questo potere agli iscritti, magari i determinanti 90 mila iscritti nella Campania di Antonio Bassolino, che hanno versato la loro quota di iscrizione e si domandano il perché…
Il fatto vero è che con la stagione congressuale del Pd in Italia si riaprirà un importante snodo della storia italiana: si dovrà dare una alternativa al berlusconismo, e dentro l’attuale opposizione ci sono ancora forze conservatrici che mirano a patti segreti, accordi, incontri tattici, tramite i quali si pensa di poter costruire una politica di governo. Errore: i molti pinocchio della politica italiana dovranno essere sbugiardati in questo passaggio: richiamare tutti alla propria responsabilità è il primo passo per creare una vera alternativa. Che questo passo lo possa compiere una figura mite come quella dell’attuale segretario nazionale del Pd, l’ex democristiano Dario Franceschini, sarebbe l’ennesima contraddizione, ma questa volta felice, della politica italiana.