Il ministro Salvini é troppo astuto per non capire che, rompere con l'Ue, significherebbe condannare il nostro paese all'isolamento internazionale, proprio come vorrebbe Putin. La storia e la geografia obbligano l'Italia ad una saggia interlocuzione con tutti quei paesi con i quali risulta opportuno coltivare e condividere una visione strategica comune. Il nostro paese, pertanto, ha bisogno di un governo autorevole in grado di lavorare, con equilibrio e realismo, per un'alleanza mediterranea con Malta, Grecia, Spagna, Portogallo e Francia, paesi ben lontani da quella visione eurofobica del gruppo di Visegrad che rappresenta un'alleanza che non ci appartiene, né sul piano storico, né sul piano culturale.
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Il vertice europeo si é chiuso con la sottoscrizione, da parte di tutti gli Stati membri, di un documento che sancisce il primo insuccesso del nuovo governo che, alla prova dei fatti, si é già reso inadempiente in relazione al “contratto” stipulato da Lega e 5 Stelle. Benchè sia passato quasi inosservato, quel documento ribadisce l'obbligo a carico del nostro paese di ridurre la spesa pensionistica e il debito attraverso una manovra correttiva di dieci miliardi di euro nei conti pubblici del 2019. Si tratta di un particolare sul quale vale la pena soffermarsi al fine di cogliere ed apprezzare il peso significativo avuto dal ministro dell'Economia da cui si evince il convincimento che, piaccia o no, per il nostro paese l'Ue resta un male necessario. Si iniziano, pertanto, ad intravedere le prime contraddizioni di un'alleanza di governo che, per superare la reciproca diffidenza tra Lega e 5 Stelle, si é visto costretto a ricorrere alla terzietà di una pattuglia di tecnici con i quali per Salvini e Di Maio sarà dura fare i conti. Spostandosi sul tema “immigrati”, occorre ammettere che l'accordo di Bruxelles rappresenta un fallimento sia per il governo che per il nostro paese. Quell'accordo rappresenta una vittoria solo per gli euroscettici ai quali l'ultimo vertice europeo ha fornito la riprova dell'impotenza dell'Europa davanti ad un problema che nessun paese intende seriamente governare in modo comunitario. Neppure il più convinto europeista potrebbe mai nascondere questa verità che rischia di pregiudicare gli ultimi residui di credibilità dell'Unione. Il ministro Salvini e la stampa a lui più vicina hanno accolto con tripudio il fallimento del vertice europeo perchè, inutile nasconderlo, tutta la destra italiana brama dal desiderio di far saltare l'Europa o, in alternativa, di fare uscire dall'euro il nostro paese. Questo fremito anti-europeo rappresenta un tratto identitario che certifica in modo inequivocabile il cortocircuito culturale della destra italiana e di parte della destra europea. Le inquietudini generate dal mercato globale hanno determinato il declino della destra liberale e il contestuale ritorno dei nazionalismi che rappresenta il lievito di questa nuova destra antagonista, xenofoba e anti-sistema. All'interno dell'Unione europea esiste, di fatto, un gruppo di paesi che si comporta come un kamikaze che attende il momento propizio per farla saltare. Il famigerato “gruppo di Visegrad” (composto da Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia) non ha mai fatto mistero della sua ostilità all'Europa e, se vogliamo, ciò può risultare anche comprensibile. La scarsa vocazione europea delle classi dirigenti di questi paesi nasce, infatti, da una cultura storicamente refrattaria al mercato e alla democrazia capitalistica. Il ministro Salvini farebbe bene a spiegare agli italiani se il suo obiettivo é quello di collocare il nostro paese nell'area di questi paesi con i quali, va rammentato, Putin continua da tempo a tessere proficui rapporti. Poiché i sondaggi continuano a registrare l'ascesa di Salvini, forse é giunto il momento di spiegare che sarebbe un suicidio, per l'Italia, staccarsi dall'Unione europea per entrare nell'orbita di un'alleanza che non ci appartiene, né sul piano storico, né sul piano culturale. Come si é detto, il recente accordo di Bruxelles rappresenta un fallimento anche per le legittime aspettative di ogni italiano di non vedere il nostro paese lasciato da solo nella gestione di un problema che non può più essere trattato come un'emergenza. La fuga dalla povertà e dalle guerre é destinata a spostare nei prossimi anni orde imponenti di disperati che l'Europa non può ignorare. Il ministro Salvini é troppo astuto per non capire che, rompere con l'Ue, significherebbe condannare il nostro paese all'isolamento internazionale, proprio come vorrebbe Putin. La storia e la geografia obbligano l'Italia ad una saggia interlocuzione con tutti quei paesi con i quali risulta opportuno coltivare e condividere una visione strategica comune. Il nostro paese, pertanto, ha bisogno di un governo autorevole in grado di lavorare, con equilibrio e realismo, per un'alleanza mediterranea con Malta, Grecia, Spagna, Portogallo e Francia, paesi ben lontani da quella visione eurofobica del gruppo di Visegrad. Qualche anno fa, la destra italiana ha lottato per inserire nel preambolo della Costituzione europea il riferimento alle “radici cristiane” dell'Europa. Salvini finge di dimenticarlo ma sarebbe utile che qualcuno glielo ricordasse.