Respinte definitivamente le obiezioni mosse dall’ex marito. Confermato l’obbligo di versare all’ex moglie un corposo assegno mensile. Decisiva la valutazione di patrimoni, redditi e potenzialità di guadagno dei coniugi. (Corte di Cassazione, ordinanza n. 12878/17)
L’offesa alla reputazione di una persona non configura il delitto di diffamazione nel caso in cui le frasi potenzialmente offensive siano state pronunciate - o scritte - nei confronti di più soggetti appartenenti ad una medesima categoria ma non chiaramente individuabili. (Corte di Cassazione, sez. V Penale, sentenza n. 16612/17)
La valutazione della proporzionalità del licenziamento disciplinare rispetto al fatto addebitato al lavoratore si basa sulle ripercussioni della condotta sul rapporto di lavoro e sulla sua idoneità a mettere in dubbio la futura correttezza del lavoratore nello svolgimento delle sue mansioni, a prescindere dall’entità del danno arrecato. (Corte di Cassazione, sez. Lavoro, sentenza n. 8816/17)
Dura sanzione per un giovane che ha preso di mira una ragazza, avvicinandola in motorino per palpeggiarle i glutei e poi scappare via. Respinte le obiezioni mosse dal difensore. Per i giudici il comportamento tenuto dal ragazzo è oggettivamente sessuale. (Corte di Cassazione, sez. III Penale, sentenza n. 15245/17; depositata il 28 marzo)
Per abitazione, nell’ambito degli arresti domiciliari, deve intendersi il luogo in cui la persona conduce la propria vita domestica e privata. Sono escluse le altre appartenenze, quali aree condominiali, dipendenze, giardini, cortili e spazi simili che non ne costituiscano parte integrante. (Corte di Cassazione, sez. VI Penale, sentenza n. 15496/17; depositata il 28 marzo)
La norma del regolamento interno di un’impresa che vieta di indossare segni visibili di convinzioni politiche, filosofiche o religiose non costituisce una discriminazione. La volontà del datore di lavoro di adottare una politica di neutralità è del tutto legittima e non viola il principio di parità di trattamento. (Corte di Giustizia UE, Grande Sezione, sentenza 14 marzo 2017, causa C-157/15)
In materia di contributo al mantenimento dei figli maggiorenni, l’obbligo del genitore cessa nel momento in cui questi ultimi raggiungono l’indipendenza economica reperendo un lavoro. Una volta raggiunta la capacità lavorativa, e quindi l'indipendenza economica, la successiva perdita dell'occupazione non comporta la reviviscenza dell'obbligo del genitore al mantenimento. (Cass.civ. n.1761 del 28/1/2008; Cass.civ. n.26259 del 2/12/2005; Cass. civ. ordinanza 14 marzo 2017 n. 6509)
La Cassazione, sezione lavoro, ha stabilito che la professione di commercialista non è compatibile con altre attività commerciali, così come previsto dall'art. 3 del dpr n. 1067 del 1953. Il commercialista è un lavoratore autonomo per cui anche l'attività di promotore finanziario implica la possibilità che la Cassa annulli d'ufficio la posizione contributiva del commercilista che la svolge. (Cass. sentenza n. 5865, 8 marzo 2017).
Lo storno dei dipendenti di impresa concorrente costituisce atto di concorrenza sleale solo allorché sia perseguito il risultato di creare un vantaggio competitivo a danno dell’impresa concorrente, tramite strategia diretta all’acquisizione di uno staff costituito da soggetti formati per il medesimo lavoro, svuotamento dell'organizzazione concorrente di specifiche possibilità operative, sottrazione del "modus operandi", sottrazione dei dipendenti avversari, sottrazione delle conoscenze burocratiche e di mercato, quindi, appropriazione della avversa immagine di operatori di un certo settore. (Corte di Cassazione, sentenza n. 94/17)
Il collegamento di due società da un punto di vista economico non comporta sempre l’esistenza di un unico centro d’imputazione. Nel caso di specie si tratta di obblighi derivanti da rapporti di lavoro subordinato e la Cassazione ricorda l’orientamento giurisprudenziale secondo il quale l’unicità della figura datoriale non può essere presunta, ma anzi deve essere dimostrata. (Corte di Cassazione, sentenza n. 160/17)