In caso di licenziamento disciplinare, il criterio dell’immediatezza della contestazione va inteso in senso relativo: si deve, infatti, tenere conto della complessità dell’organizzazione aziendale e delle ragioni che possono far ritardare la contestazione, tra le quali, il tempo necessario per l’espletamento delle indagini dirette all’accertamento dei fatti. (Corte di Cassazione, sez. Lavoro, sentenza n. 29056/17; depositata il 5 dicembre)
La stipula o la rinnovazione tacita di un contratto di locazione può desumersi da elementi di fatto, quali la permanenza del conduttore nella detenzione della cosa locata oltre la scadenza del termine, il pagamento dei canoni e il ritardo con cui sia stata promossa l’azione di rilascio, solo se altri elementi dimostrano la volontà in tal senso delle parti. (Corte di Cassazione, ordinanza n. 29313/17; depositata il 7 dicembre)
In tema di appalto, il termine annuale previsto a pena di decadenza per la denuncia di gravi difetti dell’opera appaltata decorre dal giorno in cui il committente ne abbia avuto conoscenza obiettiva, in termini di gravità degli stessi e della derivazione eziologica dall’imperfetta esecuzione dell’opera. (Corte di Cassazione, ordinanza n. 24486/17)
A fronte della risoluzione di un contratto preliminare di compravendita, le regole sulla ripetizione dell’indebito impongono ad entrambe le parti di restituire le prestazioni ricevute, rimaste prive di causa. (Corte di Cassazione, ordinanza n. 24325/17)
Il comodato di alloggio ad uso abitativo costituisce una detenzione e non un possesso atto ad usucapire, tanto nei confronti del comodatario quanto dei familiari con lo stesso conviventi. (Corte di Cassazione, sentenza n. 24479/17)
In tema di licenziamento per superamento del periodo di comporto, le assenze del lavoratore per malattia non giustificano il recesso del datore di lavoro ove l'infermità dipenda dalla nocività delle mansioni o dell'ambiente di lavoro che lo stesso datore di lavoro abbia omesso di prevenire o eliminare, in violazione dell'obbligo di sicurezza di cui all’art. 2087 c.c.
E‘ legittimo il licenziamento intimato dalla società al dipendente per abuso della connessione internet assegnata allo stesso per due mesi. La Corte di cassazione condivide quanto affermato nella pronuncia della Corte di appello territoriale, la quale ha cambiato il titolo del licenziamento da “giusta causa” a “giustificato motivo soggettivo”. Segue
In relazione ad una manifestazione svoltasi 3 anni fa a Milano nella quale alcuni manifestanti hanno esibito il saluto romano e la croce celtica, gli ermellini hanno statuito che il ricorso a simboli e riti fascisti non erano minimamente caratterizzati dall’idea di provocare sentimenti nostalgici. (Corte di Cassazione, sentenza n. 28298/17; depositata il 7 giugno)
Il diritto del figlio a conoscere le proprie origini trova il suo unico limite nella volontà della madre ogni qual volta essa esprima il diniego a svelare la sua identità. (Corte di Cassazione, sentenza n. 14162/17; depositata il 7 giugno)
Confermata la decisione presa in secondo grado. I ragazzi finiti sotto accusa hanno offeso, maltrattato e aggredito la loro vittima, costringendolo a cambiare scuola. (Corte di Cassazione, sentenza n. 28623/17; depositata l'8 giugno)