La cartella clinica di un paziente costituisce un atto pubblico, attestante il decorso della malattia. Ogni alterazione di tale documento integra il reato di falso in atto pubblico. L'elemento soggettivo dell'illecito è il dolo generico, ovvero la consapevolezza dell'immutatio veri. Il dolo generico deve essere dimostrato attraverso svariati indicatori. (Corte di Cassazione, sez. V Penale, sentenza n. 55385/18; depositata l'11 dicembre)
La responsabilità dell’ente comunale preposto alla cattura e alla custodia degli animali randagi è ancorata al criterio della colpa ai sensi dell’art. 2043 c.c.. In caso contrario, si riscontrerebbe infatti una responsabilità oggettiva sottoposta a principi analoghi – se non addirittura più rigorosi – a quelli previsti per la responsabilità oggettiva da custodia. (Corte di Cassazione, sez. III Civile, ordinanza n. 31957/18; depositata l'11 dicembre)
Confermata la colpevolezza dell’imputato. Fatale un controllo stradale notturno. Non dimostrata la tesi difensiva, secondo cui l’oggetto era collegabile allo sport o al turismo. (Corte di Cassazione, sez. I Penale, sentenza n. 55037/18; depositata il 10 dicembre)
La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale degli artt. 24, comma 1, e 25, comma 1, d.P.R. n. 313/2002 nel testo anteriore alle modifiche, non ancora efficaci, recate dal d.lgs. n. 122/2018 nella parte in cui non prevedono che nel certificato generale e nel certificato penale del casellario giudiziale richiesti dall’interessato non siano riportate le iscrizioni dell’ordinanza di sospensione del processo con messa alla prova dell’imputato e della sentenza che dichiara l’estinzione del reato. (Corte Costituzionale, sentenza n. 231/18; depositata il 7 dicembre)
Anche il figlio non convivente con il genitore gravemente disabile ha diritto a fruire del congedo straordinario per assisterlo, in mancanza di tutti gli altri familiari legittimati a godere del beneficio, secondo l’ordine di priorità indicato dalla legge. (Segue)
Respinte definitivamente le obiezioni proposte dall’oramai ex dipendente di una società di telecomunicazioni. Irrilevante il fatto che il contratto preveda il provvedimento più duro solo in caso di rissa nel luogo di lavoro. Evidente anche per i Giudici la gravità della condotta tenuta dal lavoratore. (Corte di Cassazione, sez. VI Civile - L, ordinanza n. 28492/18; depositata il 7 novembre)
Il giudice chiamato a pronunciarsi su una richiesta di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari con il dispositivo di controllo elettronico o di sostituzione della custodia cautelare in carcere con detta misura, deve preliminarmente accertare la disponibilità del braccialetto elettronico presso la polizia giudiziaria. (Corte di Cassazione, sez. II Penale, sentenza n. 50080/18; depositata il 6 novembre)
In tema di esigenze cautelari, la misura cautelare adottata relativa al divieto di esercitare la professione di commercialista, va rapportata alla professione svolta dal ricorrente e alla natura dei reati contestati che sono stati ideati o attuati dal soggetto stesso. (Corte di Cassazione, sez. II Penale, sentenza n. 50065/18; depositata il 6 novembre)
Toni forti nei messaggi scambiati tra i componenti della chat. Per i Giudici, però, ci si trova di fronte a una nuova frontiera della corrispondenza, che è inviolabile. Viene meno così il presupposto della diffamazione, poiché il contenuto della chat era destinato a rimanere privato, e invece è stato consegnato all’azienda da una mano anonima. (Corte di Cassazione, sez. Lavoro, sentenza n. 21965/18; depositata il 10 settembre)
Il divieto di qualsiasi discriminazione fondata sulla religione o sulle convinzioni personali ha carattere imperativo quale principio generale del diritto dell’Unione sancito anche dalla Cedu ed «è di per sé sufficiente a conferire ai privati un diritto invocabile come tale nell’ambito di una controversia che li veda opposti in un settore disciplinato dal diritto dell’Unione». (Corte di Giustizia, Grande Sezione, sentenza 11 settembre 2018, causa C-68/17)