La fine della politica ha decretato la morte della destra e della sinistra. Il berlusconismo come fenomeno politico e culturale
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La fine della politica ha decretato la morte della destra e della sinistra. Il berlusconismo come fenomeno politico e culturale
Nel nostro paese il dibattito politico si fonda sulla costante rappresentazione di una destra e di una sinistra che, in realtà, si sono dissolte da tempo. Si badi bene, si tratta di una peculiarità tutta italiana da cui non può trarsi la conclusione, del tutto gratuita, che destra e sinistra costituiscano due categorie della politica ormai superate. Lo scenario italiano costituisce storicamente un unicum: mentre in passato il sistema politico italiano risultava bloccato dalla nefasta vocazione filosovietica del PCI (il c.d. Fattore K), oggi il sistema risulta essere bloccato da un elemento di natura diversa ma non meno perniciosa dal punto di punta degli effetti paralizzanti: il berlusconismo. In Italia la vera dicotomia esistente nell’opinione pubblica italiana è quella tra berlusconiani e antiberlusconiani. Piaccia o meno, la verità è che non si può prescindere da Berlusconi. Ciò vale sia per gli avversari che per gli stessi alleati del Cavaliere. Veltroni ha provato a fare una campagna elettorale fingendo di ignorarlo ma ciò non gli ha consentito di sottrarsi alla catastrofe, peraltro annunciata. Aggirandosi fra le macerie della sinistra italiana, si nota che è sempre più incombente la tentazione di ridare vigore agli accenti antiberlusconiani che Veltroni avrebbe colpevolmente edulcorato col solo risultato di aver sbaragliato i propri alleati senza scalfire il campo avversario. Dopo la scoppola elettorale, la sinistra italiana sembra essere caduta in deliquio. Manca un progetto, manca una identità e, va ammesso, manca un vero leader in grado di saper interpretare il ruolo di un’opposizione che, senza indulgere al rancore, sappia criticamente incalzare il governo. La sinistra italiana è in stato di decomposizione, anzi, in questa fase possiamo ben dire che non c’è più (opposizione “ombra”, altro che governo!). Al suo posto c’è un affastellarsi di leaders senza esercito che si disputano il controllo di un partito pericolosamente alla deriva. Dobbiamo tuttavia rilevare che il berlusconismo ha dispiegato i medesimi effetti anche a destra. Nessun alleato potrà mai prescindere da Berlusconi. Chi ci ha provato, o è stato silenziato (prima Bossi e poi Fini) o più sbrigativamente eliminato (Follini, Fisichella, Scognamiglio, Martino, Adornato). Non è vero, pertanto, che in Italia la destra sia vincente. L’unico, vero vincente resta Berlusconi posto che, simmetricamente, anche la destra non dispone di un progetto e di una identità. La differenza sta nel fatto che essa dispone di un leader che ha saputo sapientemente trasformare il sistema politico permeandolo del suo temperamento personale. Chi parla impropriamente di fascismo usa un’iperbole che può solo ingenerare inutili strumentalizzazioni. In realtà siamo davanti ad una inedita forma di “democrazia carismatica” che, dopo l’attuale fase di premierato, si accinge al definitivo approdo presidenzialista. Come la sinistra, anche la destra ha smarrito le proprie coordinate, i propri riferimenti culturali. Berlusconi è indispensabile alla destra italiana perché rappresenta una sintesi delle molteplici contraddizioni che albergano nelle sue varie anime. Grazie al Cavaliere, nella destra convivono liberismo e statalismo, europeismo e antieuropeismo, federalismo e comunitarismo, sensibilità religiosa e spensierato culto della mondanità. Una congerie di valori che consente plasticamente di catturare il consenso in ogni segmento della società civile che vede nel Cavaliere il garante ed il giusto elemento di equilibrio e di sintesi. Il nostro sistema politico è malato. Il fatto curioso è che Berlusconi, il quale rappresenta l’unico beneficiario di questa crisi, suole presentarsi paradossalmente come “guaritore”! La morte della politica ha decretato la morte della destra e della sinistra e degli ideali che li accompagnavano. Come diceva Enzo Biagi, tutti sembrano essere intenti soltanto a mangiare. In fondo, tra i commensali, l’unica, vera, differenza sta solo nel saper stare a tavola.