Riflessione di carattere teologico sul tema della violenza sui minori. Un'indagine dei testi sacri alla scoperta del pensiero di Gesù Cristo sul rapporto degli adulti con i bambini.
La Chiesa Cattolica Europea in questi giorni è al centro di una sempre più vasta polemica sulla pedofilia che coinvolge sacerdoti e vescovi di diversi Paesi del Vecchio Continente. Ci sia permesso un intervento che vorremmo fare in punta di piedi, senza scalpore e senza sensazionalismi invitando ciascuno a una riflessione pacata senza pregiudizi e senza la tentazione di cercare a tutti costi moderni Dreyfus.
Vorremmo tentare di leggere quello che accade, con gli occhi di uomini e donne del XXI secolo ma che hanno un cuore che affonda le radici all'epoca di quell’Uomo che ha affascinato e continua ad affascinare milioni di persone e grazie al quale la storia ha iniziato un cammino che dura da duemiladieci anni. Siamo infatti convinti che anche Lui, vero Dio ma anche profondamente Uomo, si sia scandalizzato davanti all'abominio della pedofilia (prove bibliche!!!), che come sappiamo ha un'origine che si perde nella notte dei tempi.
Ci siamo messi alla ricerca di tracce, cercando di interrogare la Parola alla ricerca di un Suo pensiero, di un Suo messaggio che potesse aiutarci a leggere questa tragedia che ancora oggi rende i bambini degli oggetti per piaceri assurdi e inumani. Consapevoli che la Parola parli a chi si pone in atteggiamento di ascolto, come fu quello di Samuele (1Sam 3,10), ci siamo chiesti dove il Figlio di Dio si sia dimostrato profondamente uomo, capace cioè di alcuni dei sentimenti tipici dei discendenti di Adamo. Lo abbiamo fatto tenendo fissi nella mente e sul cuore i due comandamenti dell'Amore dettati da Gesù e che dovrebbero essere la bussola non solo dei suoi discepoli ma di tutti gli uomini di ogni epoca, di ogni luogo e -azzarderei- di ogni fede: Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore e con tutta l'anima e il tuo prossimo come te stesso (LC 10,27).
Ci siamo resi conto di come Gesù abbia rivelato un tratto della sua umanità proprio quando gli uomini violavano questi due comandamenti, a cui siamo convinti che il Gesù tenesse particolarmente: abbiamo incontrato la scandalo del Figlio di Dio quando, davanti agli uomini che non amavano Jahvè con il cuore, ha buttato per aria i banchi dei venditori scacciandoli dal Tempio, dalla casa del Padre a cui lui esortava di rivolgesi con tutto il cuore. E nuovamente abbiamo conosciuto la rabbia di Gesù quando si rendeva conto del rischio di trasgredire il secondo dei suoi comandamenti e disprezzare il prossimo, soprattutto il più piccolo: «E' inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. E' meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli». Abbiamo iniziato il nostro cammino alla nostra ricerca di quello che Gesù avrebbe detto oggi, e abbiamo trovato una terribile condanna dei crimini nei confronti dei più piccoli, abbiamo trovato il pensiero del Figlio Dio su quella piaga che assume il nome di pedofilia.
Oggi non è soltanto la Chiesa ad essere chiamata a un'autentica riflessione su se stessa, ma è la nostra società che dovrebbe interrogarsi sulle responsabilità che ha nei confronti dei bambini. I vertici ecclesiali hanno annunciato seri provvedimenti nei confronti di chi dovesse risultare autore di quei crimini condannati dallo stesso Gesù. Il papa Benedetto XVI ha annunciato una lettera ai vescovi irlandesi sulla questione e sono state annunciate pene più severe per coloro che dovessero scandalizzare un fratello più piccolo. L'attuale Pontefice e Giovanni Paolo II prima di lui, hanno chiaramente espresso l'intenzione di procedere senza tentennamenti nelle indagini che sono anzitutto un obbligo morale, prima che civico.
Ma, come dicevamo, questi gravi delitti che avvengono anche all'interno della comunità Ecclesiale sono frutto di una società malata molto più ampia e che giunge a mercificare l'infanzia, privando i bambini di quella che è una stagione meravigliosa della vita, che dura un istante e che non concede repliche.
I bambini oggetto non sono solo quelli sfruttati in maniera vergognosa dalla disumanità dei pedofili; i bambini si tramutano in oggetto quando diventano merce, quando attraverso di loro gli adulti possono guadagnare e "fare soldi" in questo perverso mondo che immola giovani cuccioli d'uomo sull'altare dei nuovi templi televisivi. Crediamo che il moltiplicarsi degli show con i bambini sia il modo più efficace per privarli della loro infanzia per fargli vivere in anticipo quell'età adulta da cui noi vorremmo volentieri fuggire per tornare bambini.
E’ straordinario leggere le pagine di Vangelo in cui Gesù pone i piccoli come esempio da seguire per entrare nel regno dei cieli: non fa paragoni lontani, astratti o difficilmente raggiungibili, bensì indica il comportamento dei bambini come quello da imitare per ottenere il Paradiso. (Lc 18,16 oppure Mc 10,14)
I piccoli, quegli stessi piccoli di cui parla il Vangelo, chiedono al mondo adulto - così tanto impegnato a osservare unicamente se stesso - di chinare il capo e guardare negli occhi quei volti innocenti e puri che dagli adulti si aspettano amore e protezione e che i grandi, forse, non sanno più donare.