24 dicembre 1950. Boxing Gym, Harlem, Manhattan, New York, h.06,00 p.m. Un vecchio pugile con indosso gli abiti di Santa Klaus e un bambino. In questa vigilia di Natale, una vecchia palestra di Harlem è teatro di uno strano combattimento. Al “Panama” Brown, ex campione centroamericano, smette gli abiti da babbo natale e ritorna in quelli di gloria del pugilato. Lo farà solo per un round, forse l’ultimo della sua grande carriera.
Per molti anni il dibattito pubblico è stato monopolizzato dall'assunto secondo cui la finanza avrebbe consentito il fiorire di una quantità innumerevole di piccole imprese che, in modo imponente, avrebbero creato profitti e occupazione. Secondo questa visione, di questa ricchezza ne avrebbe beneficiato l'intera società dato che, pur essendo concentrata nelle mani di pochi, essa sarebbe “naturaliter” defluita verso il basso: consiste in questo il cosiddetto “trickle down” (sgocciolamento) che impone agi Stati la necessità di astenersi da ogni sorta di intervento fiscalmente punitivo.
Grazie al suo fascino antico, da tempo, il calcio ha cessato di essere un gioco e si è trasformato in un grande business frequentato da spregiudicati lestofanti per i quali la bellezza dell'evento agonistico resta solo un pretesto per fare denari. La verità è che, dietro l'affascinante spettacolo calcistico, da decenni si celano interrogativi sui quali tutti abbiamo preferito glissare e che, oggi, dopo l'inattesa disfatta contro un manipolo di sprovveduti dilettanti, sarebbe opportuno porre sul tappeto.
Dal 23 luglio 2017 è stata stabilità la nuova aliquota IVA del 5% per il basilico, il rosmarino e la salvia, freschi, nonché per l’origano a rametti o sgranato, destinati all’alimentazione, oltre alle piante allo stato vegetativo di basilico, rosmarino e salvia (ma non le piante di origano !). Nella risoluzione suddetta l’Agenzia delle Entrate, interpretando correttamente la legge, prevede che per le “piante aromatiche in vaso” di menta, alloro, maggiorana, origano, prezzemolo, l’aliquota IVA è quella ordinaria del 22%. Ecco un esempio delle stravaganze del fisco italiano.
Stiamo creando intere generazioni abituate alla precarietà non solo lavorativa ma esistenziale. C'é un gioco scellerato e sinistro, condotto sulla pelle dei nostri giovani, che sembra piacere alle élite occidentali le quali amano disegnare un futuro nel quale, in nome di un'austerità virtuosa imposta dalla necessità di preservare il pianeta, viene teorizzata la convenienza a non essere proprietari di nulla. Amabilmente, viene chiamata "sharing economy" questa sorta di economia dell'inganno che, riservando a pochi eletti la proprietà di ville lussuose, yacht, aerei, quadri e beni preziosi, condannerà le nuove generazioni alla condivisione coatta di qualunque bene di consumo.
Sembra una contraddizione in termini e per certi versi lo è, ma nell’ambito normativo, quando si tratta di aspetti tributari, tutto è possibile. Vediamo cos’è successo con la terza rata della cosiddetta “rottamazione dei ruoli” in scadenza il 30 novembre 2017. Qualche giorno prima della scadenza si era diffusa la voce che la scadenza sarebbe stata prorogata al 7 dicembre, voce poi diffusa anche da un articolo de Il Sole 24 Ore.
Il fenomeno del “fascismo strisciante” rappresenta il sintomo di una disperazione che non intende più fidarsi della politica. In questo senso, sarebbe auspicabile che Lega e 5 Stelle facessero un po' di autocritica perchè il consenso di cui gode Casa Pound rappresenta un atto d'accusa nei confronti dell'intero universo della politica italiana. Occorre, prendere atto che esiste un pezzo di società civile, sempre più consistente, che non crede più a nulla: non crede nelle istituzioni, non crede nei partiti, non crede nell'Europa ma, soprattutto, non crede nella classe politica di cui non è più disposta a tollerare i numerosi privilegi.
Non ha senso seguitare a sostenere che lo Stato italiano sia uno Stato laico (che, va rammentato, presuppone l'assoluta parità di tutte le confessioni) perchè, curiosamente, chi continua a sostenerlo evita di imbattersi sull'unico terreno sul quale questa disputa antica potrebbe ricomporsi: quello della riforma costituzionale. In realtà, come tutti sappiamo, non è mai esistito nel paese lo straccio di un partito o di un movimento disposto a sollevare temerariamente la questione. E' falso sostenere che l'Italia sia uno Stato laico perchè, come statuisce l'art. 7 della Costituzione, siamo uno Stato concordatario. Ecco perchè non ha senso impedire ai nostri bimbi di pregare a scuola.
Il 1977 è un anno cerniera: rappresenta una cesura o una giunzione. E’ un momento di crisi in cui si incrociano visioni dissonanti della realtà e percezioni incompatibili del futuro. La dicotomia tra scontri sociali e creatività, lotta armata e reinvenzione grafica, crisi della rappresentanza istituzionale dei partiti e radio libere, rappresenta qualcosa di unico nella nostra storia. Un anno adrenalinico vissuto pericolosamente tra creatività al potere e pianificazione dell’attacco al cuore dello stato. Nel 1977 emerge, con durezza inusitata, qualcosa che non si era visto neanche nel 1968: un frattura generazionale insanabile tra padri e figli.
Per quelli vecchi come me, che ci ricordiamo di quando, ancora “bagajott”, sospiravamo ammaliati per la musa “Eupalla”, come diceva Giôan Brera, è stata purtroppo una cocente replica questa fitta al cuore che lunedì scorso ci ha “regalato” la nostra nazionale. E’ tornata, l’altra sera spietata, quella grande sofferenza, lontana di 60 anni, che noi poco più che ragazzi, patimmo nel 1958, per la precisione il 15 gennaio. Quella volta a sbarrarci la strada verso il campionato del mondo, che fu poi vinto dal Brasile nella famosa finale con la Svezia (guarda il caso), fu la modestissima Irlanda del Nord.