Berlusconi vince perchè rappresenta l'anima, neppur tanto recondita, della nazione. Proiezione onirica di ogni italiano, alibi collettivo delle nostre miserie, piccole e grandi. Il problema non è il Cavaliere ma il popolo italiano sempre uguale a se stesso.
Piccola riflessione a margine dei guai giudiziari del Cavaliere. Bocciato il Lodo Alfano, il premier vive ricorrenti paturnie. Imperversano le fronde: la fusione con An ha creato un partito più forte con una leadership più debole. Partenogenesi dei… Fini. Tremonti conciliante con Bersani prelude a nuovi scenari dagli esiti imprevedibili. Per il Cavaliere il bagno di folla resta la migliore terapia contro la solitudine del declino. Il “processo breve” sarà illustrato “urbi et orbi” per via televisiva, dopo cena, con il solito digestivo sulle toghe rosse e sul vezzo atavico dei comunisti bravi solo a seminare odio, escluso naturalmente l’amico Putin che resta sempre una persona perbene, come sanno i ceceni. Ormai il Pdl somiglia sempre più a quella masnada di spensierati mattacchioni del governo Prodi. Fini ha capito che è il momento di sferrare il grande attacco. Anche Tremonti ha capito che ormai il re è nudo. Qualcuno in grado di parlare l’italiano meglio di Di Pietro dovrebbe spiegarlo anche a quelli del PD che amano definire “senso delle istituzioni” ogni sorta di pateracchio sottobanco. La barra del partito nelle mani di D’Alema significa una bella rinfrescata di consociativismo. Oggi si dice inciucio ma è la riedizione di un classico della sinistra che ha cambiato il lessico ma non la sintassi della sua politica, sempre amletica e periclitante per ansia di legittimazione e “inferiority complex”. L’agonia del Cavaliere sarà lunga, buia e piena di fiele. Serve un salvacondotto che solo la sinistra potrà solertemente confezionare ma Di Pietro vigila grifagno. Giuliano Ferrara ha scritto che si respira un clima da 25 luglio. Brutta metafora perché, checché se ne dica, il Cavaliere non è il Duce e non si vedono partigiani all’orizzonte. La domanda è dove andranno i poteri forti benchè nessuno sappia dirci quali siano. Scusate il candore, ma chi pesa di più tra Opus Dei e Cl? Questa è una bella domanda anche se la buona educazione consiglierebbe di non farla. Ma democrazia e galateo sono incompatibili: gli “arcana imperii” sono sempre poco democratici. L’Italia paese dei misteri. Ci piacciono da morire, i misteri, e li vediamo anche quando non ci sono. Il nichilismo delle masse è solo un dettaglio davanti alla loro incoerenza: il popolo ama credere a tante cose senza averle viste per poi non crederle malgrado le abbia viste. Miracoli della fede: obbedire al Signore ci abitua anche ad obbedire a lor signori. Voltaire diceva che gli uomini, impauriti dalla libertà, finiscono per cercarsi un padrone: perché è rassicurante e ci toglie il fardello di dover pensare. In fondo, il declino del Cavaliere è come una enorme cambiale andata in protesto ma tutti negano di averla mai firmata. Servirebbe buon senso e, magari, un po’ di coscienza. Ma aveva ragione Longanesi nel dire che, quando la coscienza bussa alla porta, si finge di non essere in casa. Poiché ci toccherà aprire quella porta, scopriremo che l’unica, vera, colpa del Cavaliere è quella di essere lo specchio del paese, proiezione onirica di ciò che vorremmo essere, alibi collettivo delle nostre meschinità e delle nostre miserie. Per questo lo assolviamo, non per altro.