C'è sempre la tentazone di scaricare sui nostri giovani quel senso di colpa che, in realtà, dovremmo avere noi adulti per averli traditi. Eppure basterebbe poco per ricordarci come eravamo “veramente”, senza quella patetica mitologia che tende a perpetuare l'immagine di un paese che non è mai realmente esistito. Questo breve florilegio potrebbe aiutarci a rinfrescare la memoria propiziandoci quel pò di vergogna che sarebbe utile provare ogni tanto. Ciascuno di noi dovrebbe dire ai propri figli: sapete perché oggi la sanità costa tanto? Perché in passato ogni famiglia italiana possedeva un armadio traboccante di farmaci che, periodicamente, venivano accumulati e gettati via: tanto, quei farmaci erano gratis. E poi, sapete perchè (...)
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Il paese delle culle vuote. Questa è l'ultima fotografia dell'Italia scattata dall'Istat che ha certificato il declino della famiglia italiana la quale, rispetto al passato, risulta profondamente cambiata. Abbiamo l'età media delle madri tra le più alte in Europa: 32,1 anni. Nel 2019 sono nati in Italia circa 85 mila bambini di cui un quinto da madre straniera. Non solo. Di quelle 85 mila nuove nascite, 63 mila sono con un compagno straniero e 22 mila con un compagno italiano. Parallelamente, crescono le speranze di vita: per gli uomini arrivano a 81 anni, per le donne a 85,3. Questo divario tra nuove nascite e aumento della longevità ci porta ad essere uno dei paesi più vecchi d'Europa con una età media di 45,7 anni. I modi in cui si possono interpretare questi dati sono molteplici e, in gran parte, condivisibili: la complessità del fenomeno induce a ritenere realistiche tutte le ipotesi che, a vario titolo, hanno concorso a determinarlo. Ma, anche in questa occasione, non sono mancate le analisi inficiate dalla nostalgia dei tempi andati, dai rimpianti e dallo struggimento per l'Italia che fu. Occorre, tuttavia, ammettere che le geremiadi sul passato tendono ad occultare talune verità che, di contro, sarebbe utile raccontare ai nostri giovani ai quali siamo soliti rappresentare vezzosamente una realtà che non era proprio quella che, oggi, si tende a mitizzare. Ma non è solo questo. La narrazione di un'Italia gaia e spensierata è, spesso, associata al rimpianto di quella che usiamo definire “prima Repubblica” all'interno della quale le famiglie italiane, grazie ad un benessere maggiore, erano più inclini a procreare. Oggi, invece, il crescente impoverimento dei ceti medi, insieme alla riluttanza dei giovani a farsi carico degli oneri che una famiglia comporta, avrebbero favorito il primato del “figlio unico”. Questa è la banale litanìa che, in varie salse, si sente spesso ripetere sui nostri giovani sui quali ci piacerebbe scaricare quel senso di colpa che, in realtà, dovremmo avere noi adulti per averli traditi. Eppure basterebbe poco per ricordarci come eravamo “veramente”, senza quella patetica mitologia che tende a perpetuare l'immagine di un paese che non è mai realmente esistito. Questo breve florilegio potrebbe aiutarci a rinfrescare la memoria propiziandoci quel pò di vergogna che sarebbe utile provare ogni tanto. Ciascuno di noi dovrebbe dire ai propri figli: sapete perché oggi la sanità costa tanto? Perché in passato ogni famiglia italiana possedeva un armadio traboccante di farmaci che, periodicamente, venivano accumulati e gettati via: tanto, quei farmaci erano gratis. Ai giovani dovremmo dire: sapete perché la scuola non ha i soldi per le fotocopie? Perché un tempo i commissari d'esame scorrazzavano beatamente per l'Italia grazie allo Stato che rimborsava i loro baccanali. Poi, di quell'Italia, ai nostri giovani dovremmo raccontare il diffuso assenteismo nei luoghi di lavoro, l'evasione fiscale e gli “spalloni”, l'abusivismo edilizio e i condoni, le morti ricorrenti nei cantieri, gli scarichi abusivi, i pensionati baby, i forestali, i falsi agricoltori, i falsi invalidi, i bilanci falsi delle società, le truffe alla Cee, le nomine compiacenti di amici e familiari, le facili carriere nelle università, nel giornalismo e nel mondo dello spettacolo. Poi, naturalmente, dovremmo raccontare ai nostri giovani che cosa sono il terrorismo, le stragi di Stato, i servizi “deviati”, le inchieste giudiziarie finite nel nulla, Tangentopoli, la mafia, illustrando i dubbi di tanti cittadini sulla reale volontà dello Stato di combatterla e cercando di spiegare perché, in passato, fosse consuetudine affermare che è meglio avere un avvocato che conosce i giudici che un avvocato che conosce la legge. La verità è che, per capire che cosa è, oggi, il nostro paese, occorre fare riferimento a tutto ciò che è stato ieri, rimuovendo i velami e le ipocrisie che, per decenni, ci hanno impedito di vedere ciò che, realmente, eravamo. Come disse una volta Federico Fellini, “se non siamo cresciuti completamente imbecilli, è davvero un miracolo”.
Editoriale apparso su La Provincia di lunedì 17 febbraio 2020