“Cerco un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente…”(Franco Battiato)
L’universo ci parla di Dio, l’universo ci parla di noi…
In principio ero un po’ titubante nell’accingermi a produrre queste riflessioni, per alcuni motivi: anzitutto mi sono chiesta se quello che andavo a trattare era un contenuto “adatto” e “in linea” con le caratteristiche di questo Blog, dedicato ai diritti e alla giustizia; in secondo luogo per il rischio di cadere nella retorica, soprattutto quando si affrontano certi contenuti. A tutto ciò va aggiunto il fatto che da un po’ di tempo a questa parte mi sono ripromessa, secondo un antico detto buddista , di “parlare solo di ciò di cui si è fatta esperienza”, e questo giusto per coerenza…
Poi mi sono detta: perché no? E mi sono decisa a fare il passo all’insegna della condivisione.
Il punto di partenza di questo mio viaggio interiore è il quesito: “
fare” o “
essere” (meglio “
esserCI”)?
Siamo purtroppo nella società del “fare” dove ciò che conta è produrre, agire, completamente proiettati all’esterno di noi stessi, consciamente o inconsciamente in fuga dal nostro Sé, in cerca di conferme, riconoscimenti, soddisfazioni che però non ci saziano mai.
Il vero problema è che facciamo, facciamo, senza
esserCI, nel senso del “
qui ed ora”e quindi senza quella consapevolezza che ci permetterebbe di discriminare, di essere coerenti: facciamo e siamo chiamati a fare quotidianamente scelte in ogni ambito - politico, sociale, professionale, etico, affettivo, spirituale…- e mentre siamo presi nel vortice di questo ingranaggio, non ci rendiamo conto che non dobbiamo cercare fuori, bensì dentro di noi quel
Centro (il “Regno dei Cieli” ci direbbe il Cristo) che solo ci permette di realizzare la nostra vera natura, che è quella di essere fatti “a immagine e somiglianza di Dio”. Solo così possiamo essere veramente liberi (””conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".Gv 8,32), liberi da schemi mentali, quali pregiudizi, condizionamenti, paure….
Se ritroviamo in noi questo Centro, diventiamo liberi
da e siamo
liberi per…Perdonare e perdonarsi, dunque,
per – donarsi: l’io in guerra con se stesso non può che produrre guerra intorno a sé.....Darsi pace significa infatti diventare se stessi, entrare in contatto sempre più intensamente col cuore del proprio vero essere, con quella terza dimensione, con quell’ Amore sorgivo che è in noi, e che vuole divenire tutto il proprio essere, manifestare cioè a se stesso chi è come essere che dà la pace. In termini cristologici potremmo dire: sotto tutte le incrostazioni del nostro uomo vecchio noi incontriamo l’Uomo Nascente, il Cristo Vivente che ci dà la sua pace affinché ne facciamo l’energia per la ri-creazione del mondo. Il processo di trasformazione personale diviene così la dinamo di una trasformazione storico-collettiva, la forza di quel nuovo inizio che preme come esigenza di una inedita e davvero globale cultura della pace. Mi piace ricordare in proposito una meditazione di Marianne Williamson (citata da Nelson Mandela nel discorso di insediamento, Marianne Williamson, statunitense, è attivista nel movimento internazionale per la pace da lei fondato.Ha fondato nel 1989 il progetto angeli del cibo per aiutare i malati di Aids a Los Angeles):
Liberi dalle paure“La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati,
la nostra paura più profonda è di essere potenti oltre ogni limite.
E’ la nostra luce, non la nostra ombra a spaventarci di più.
Ci domandiamo:
“Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?
In realtà, chi sei tu per non esserlo?
Siamo figli di Dio. Il nostro giocare in piccolo non serve il mondo.
Non c’è nulla di illuminato nello sminuire se stessi
perché gli altri non si sentano insicuri intorno a noi…
Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi…
non solo in alcuni di noi: è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere
inconsapevolmente diamo agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza automaticamente libera gli altri…”
Siamo chiamati a essere Cittadini nel mondo (e non del mondo), ma per ben svolgere questo compito, a servizio del bene comune, dobbiamo anzitutto realizzare pienamente la nostra vera natura, che è quella di esseri spirituali, e quindi risplendere di luce propria.
Dalla Bibbia le parole:"Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica" (Filippesi 4:13);“Chi ama nulla teme” (lettera ai Corinti 13); Gesù ci dice: “Ama il prossimo tuo come te stesso" (
Mt 19,19)
La chiave sta dunque nell’amore per sé e per gli altri, ossia l’Amore per la ricerca e la pratica della Verità e l’applicazione della Giustizia, Coerenza ed Armonia, per mezzo della Ragione: solamente cercando la Verità in ogni situazione e fornendo le risposte Giuste alle domande che la Coscienza pone, possiamo ritrovare l’armonia con noi stessi e con le Leggi della Natura. Questa e' l’Unica e principale strada da ricercare e da percorrere per risolvere tutti i problemi dell’Umanità e quelli della Salute dell’Essere: è la ricerca dell’Amore di Sé e del proprio prossimo, cioè dell’ Universo stesso ,manifestazione dell’Infinità.
La Conoscenza è un MAtrimonio, l’unione del “Conosciuto” e del “Conoscente”, essa è Amore, l’Amore è Luce, la Luce è Informazione, l’Informazione porta alla Riflessione, la Riflessione porta all’Azione, l’Azione porta all’Amore, l’Amore è anche Donazione e porta ad ulteriore Conoscenza; questo ciclo chiuso su se stesso, chiarisce che l’AMORE è INFORMAZIONE, cioè Conoscenza e viceversa. Infatti la parola AmORe deriva dall’antico suono
Egizio-Aramaico-Fenicio: AOR, che significa: “
Luce” = inFormAzione.
Nella parola AOR è stato introdotto il suono della lettera Mem, la quale indica il “moltiplicare”, il “nutrire”, è anche l’azione matriciale, il concetto della madre.
Quindi la parola "Amore" è l'insieme di questi significati: moltiplicatore di luce, scambio reciproco di informazioni fra esseri = ConoScienza, anche per moltiplicare fisicamente e/o spiritualmente, nutrire fisicamente e/o spiritualmente gli esseri stessi.
Fino a quando gli esseri umani non usciranno, per Amore della Conoscenza dell’ Infinità, dall’ ignoranza e dal giro vizioso di psico dipendenza dagli attuali schemi mentali, non vi sarà evoluzione del pensiero, miglioramento della specie, né soluzione ai gravi problemi che l’affliggono.
Amore e consapevolezza della propria natura (Luce) vanno di pari passo: se non diventiamo consapevoli del fatto che la nostra armonia e felicità (Paradiso, Nirvana, Moksa…) sono inscindibilmente legate a quella di tutti gli esseri viventi e di tutto il Creato (Legge di interdipendenza che ci viene rivelata nella Sacra Scrittura: “così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri”, Lettere Paoline - Romani
Rm 12,5), non potremo mai sentirci realizzati e in pace, in quanto non realizzeremmo la nostra natura che è si quella di essere individui unici, irripetibili, speciali (“La cura” di F.Battiato “…e avrò cura di Te-anima perché sei un essere speciale..”), ma anche e soprattutto interdipendenti gli uni dagli altri, per cui non possiamo prenderci cura degli altri se non ci prendiamo cura di noi stessi e, al contempo, prendendoci cura degli altri, curiamo e “salviamo” noi stessi… Mi piace citare in proposito una frase di Madre Teresa di Calcutta che, intervistata da un giornalista sulla pace, alla domanda su che cosa avrebbe cambiato nel mondo, rispose con straordinaria saggezza: “Me stessa”!
Ormai non possiamo più avere dubbi, anche perché è la stessa scienza, nella specifica branchia della fisica quantistica, a darci delle conferme su quanto civiltà antiche, filosofi e testi sacri ci insegnano da secoli, confermando così quello che il grande Ermete Trismegisto un iniziato e sacerdote dell'antico Egitto, padre di quella che, in seguito, fu chiamata la "filosofia ermetica", scrisse sulla sua “Tabula Smaragdina”: “come sopra così sotto, a creare il miracolo di una cosa”…
Secondo questa corrente: ovunque nell'universo e a ogni livello della sua manifestazione (dall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande) regnano le medesime leggi.
Paracelso, uno dei grandi saggi, veggenti ed alchimisti di tutti i tempi, una volta disse: “L’alchimia, questa Nostra scienza, dovrebbe essere basata su una percezione della verità e non su credenze o opinioni. L’informazione ricevuta dagli uomini ci può solo assistere nella formazione delle opinioni, ma non costituisce nessuna conoscenza. La conoscenza vera consiste in un riconoscimento diretto della verità e ci è insegnata dalla Natura”.
Per i Lakota perché si possa esistere nell'armonia è necessario vivere su questa Terra rispecchiando, in un devoto riflesso, il cammino delle costellazioni e delle stelle che brillano ogni notte nel Cielo. Un sottile movimento di energie sacre che i lakota chiamano"Wonyia", il Respiro di Dio.
Ed è per essere sempre in sintonia col Respiro del Creatore che essi, un tempo, vivevano nomadi sulle loro terre, in un continuo movimento circolare che seguiva il lento movimento del Cielo per essere nel momento giusto al posto giusto, in una perfetta corrispondenza tra le energie terrestri e quelle celesti.
Gli Aborigeni australiani (la cui spiritualità è fedelmente descritta nel bestseller: “E venne chiamata due cuori” di M. Morgan, ed. Sonzogno) ci parlano del rapporto inscindibile e sacro tra l’uomo e il Tutto per cui “l’ uomo non tesse la ragnatela della vita, di cui è soltanto un filo. Qualunque cosa fa alla ragnatela la fa a se stesso”. Questa gente crede che tutto sul pianeta esista per una ragione precisa, uno scopo. Nulla è casuale, privo di senso o sbagliato. Ci sono solo equivoci o misteri non ancora svelati dall’uomo mortale. Lo scopo del regno vegetale è nutrire gli animali e gli uomini, consolidare il terreno, accrescere la bellezza e mantenere l’equilibrio nell’atmosfera; le piante e gli alberi cantano silenziosamente per noi umani e tutto ciò che chiedono in cambio è di cantare per loro.
Significativo ciò che scrisse il poeta William Blake:"Vedere il mondo in un granello di sabbia, E il cielo in un fiore di campo.Tenere l'infinito nel palmo della mano, E l'eternità in un'ora".
Così l’attuale Fisica Quantistica ci insegna che ogni aggregazione, ogni forma di vita è un frammento della Verità, un 'quanto' del Tutto: esso è vero, è reale, ma non può vedere altro che la sua verità, la sua sola realtà. E non vede e non può immaginare neppure quante altre realtà gli sono fianco a fianco, perchè l'angolo di visuale di cui è dotato è molto ristretto; solo quanto basta per percepire la 'sua' realtà. E tuttavia il Tutto (la Verità), è composto da miliardi di miliardi di miliardi di 'altre' realtà. Ma parlare di miliardi di miliardi di miliardi non ha poi molto senso, prima di tutto perchè indica una cifra non facilmente rappresentabile nella mente; ma anche perchè definisce in modo 'finito' ciò che 'finito' non è. La “Teoria dei Campi” dice, infatti, che la materia, in quanto tale, come la percepiamo con i nostri sensi, non esiste! La materia non esiste, cioè, se non come agglomerati via via più complessi di 'forze'. Per essere ancora più chiari: la Teoria dei Campi dice che non esistono 'particelle di materia', e che ciò che noi percepiamo e definiamo oggetti materiali, tanto per fare un esempio concreto che possiamo comprendere con immediatezza, altro non sono che la manifestazione visibile di insiemi di 'campi' (elettromagnetico, gravitazionale, protonico, elettronico) che incessantemente interagiscono fra loro. Ecco che cos'è la materia. Si capisce anche perchè la fisica quantistica non fa distinzione fra 'campo' e 'particella': quest'ultima non è che un 'fantasma' della realtà, una immagine non reale; in altre parole, la materia non è che una manifestazione 'a noi visibile ' in un dato istante e in una data regione spaziale, della fluttuazione di un 'campo' interagente con altri 'campi' pur essi in fluttuazione.
Più semplicemente, si può dire che la 'realtà' a noi visibile è la rappresentazione di una successione di discontinuità portatrici di informazioni.
Ma da dove vengono queste informazioni? Una risposta ci può essere data, a mio parere, dalla FEDE.
Con la fede, infatti, è possibile a mano a mano 'sollevarsi' fuori dalla furia del Tempo che scorre, dagli ingranaggi e meccanismi della vita che ci condizionano e che offuscano la nostra “vista”; e, una volta al di fuori di questa corrente in piena, la nostra visione si amplierà ed avremo una percezione ed una consapevolezza della Verità, del Tutto, sempre maggiore: “
Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi" ( “Il Piccolo Pricipe" di Antoine de Saint-Exupery). E quanto più saremo vicini a Dio , o meglio quanto più lasceremo che Dio entri in noi, tanto maggiore sarà la nostra visione della Verità Totale; che tuttavia non potrà mai essere davvero 'totale', per la Creatura. Dio solo è il Creatore, Dio solo è l'Onnipotente, Dio solo è Colui che E': Dio solo è l' IO SONO.
Così come viene rivelato nella Sacra Scrittura: "In principio era il Verbo, e il Verbo era di fronte a Dio, e il Verbo era Dio. Egli in principio era di fronte a Dio. Ogni cosa fu fatta per opera Sua, e senza di Lui neppure una delle cose esistenti fu fatta.” (Gv 1,1-2-3).
La vita può essere così concepita come un cammino, un pellegrinaggio dove l'uomo (microcosmo che racchiude in sé tutte le cose) cerca, naviga, viaggia, evoca, percepisce in movimento, raggiunge la comprensione e la conoscenza, riceve l'aperta visione, trova i siti, i centri del mondo, i luoghi della riconciliazione del sistema del Creato:ai confini del mondo, nella propria città, nella propria vita, nella propria chiesa, nel proprio monastero, nel confronto con gli "altri",
nella propria mente, dentro se stesso.
Alla fine del lungo viaggio della vita l’uomo prende consapevolezza del fatto che pellegrino, viaggio e meta coincidono e di aver viaggiato sostanzialmente
da se stesso a se stesso….
L’importante, quando si intraprende questa coinvolgente avventura, è aver ben chiaro quattro principi:
1) Situazioni, eventi e persone in cui ci imbattiamo ci fanno da “specchio”: ci riflettono insomma qualcosa di noi su cui lavorare; 2) La nostra mente “MENTE”: bisogna quindi rompere gli schemi mentali;
3) L ’Universo intero ci parla di noi (ologramma): musica, matematica,natura…poniamoci in loro ascolto, osserviamo e impariamo; 4) La chiave per non impigliarsi nell’ingranaggio è:
non prendersi mai troppo sul serio!!!!!!! Buon viaggio!
E se volete dare uno sguardo a questo bellissimo filmato:
http://www.youtube.com/watch?v=5jjdeE5wB5sBuona visione!!!
……..by Elisabetta Melli