Il racconto di un'esperienza memorabile. L'incontro di Ratzinger con i giovani conferma la vitalità dell'universo giovanile cattolico. I laici, intanto, stanno a guardare...
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A distanza di quasi due mesi dalla fine della GMG di Sydney è forse giusto tracciare un bilancio per vedere quello che è rimasto nei cuori dopo l’esperienza australiana.
Per un ascoltatore distante e distaccato si è trattato un raduno di giovani cattolici, magari un po’ esaltati, che hanno voluto fare un lungo viaggio per incontrare un uomo che avrebbero potuto vedere benissimo anche a Roma. Alcuni giornali italiani hanno dedicato solo qualche trafiletto, altri hanno ignorato l’evento, altri ancora lo hanno sminuito a tal punto da inventare notizie solo per vendere qualche copia in più.
Per capire quello che è accaduto a Sydney però, va fatto un lungo viaggio: non però le oltre venti ore che separano il nostro Paese dalla Terra della Croce del Sud, ma un itinerario intimamente spirituale che affonda le sue radici nel Vangelo e nell’effusione dello Spirito Santo nella Pentecoste.
Nella Gerusalemme di quei giorni si sono trovati insieme uomini e donne di ogni lingua, che lì hanno trovato finalmente unità mettendo fine alla Babele delle lingue. Il prodigio stupendo e misterioso si è potuto attuare solo attraverso la fiamma dello spirito Santo. La preghiera e la riflessione sulla Pentecoste sono stati il filo rosso dei giorni di grazia della GMG e a Sydney ancora una volta si è ripetuto il miracolo: nello stesso luogo vi erano popoli ogni lingua e nazione che udivano e comprendevano alla perfezione l’unica Buona Novella.
Da Gerusalemme, oltre duemila anni fa, i discepoli di Cristo hanno portato nel mondo il Suo Vangelo a chi non lo conosceva. Da Sydney, oggi, noi siamo chiamati a portare nuovamente il Vangelo: quello della testimonianza, per offrire al mondo di oggi un’alternativa allo sbandamento che viviamo.
In uno mondo dove anche i valori più sacri, come quello della vita, sono diventati relativi i giovani sono chiamati a “proclamare in ogni circostanza il Vangelo della croce, non avendo paura di andare controcorrente”(Giovanni Paolo II, 4 aprile 2004).
Nella spianata di Randwich, dove oltre 500.000 persone di sono trovate a pregare insieme al successore di Pietro, erano seduti accanto americani, iracheni, israeliani, palestinesi…giovani appartenenti a Paesi in conflitto e che si sono stretti la mano in segno di pace. A questi giovani entusiasti, che hanno saputo manifestare davvero l’universalità della Chiesa, a loro appartiene il futuro stesso del mondo e della storia.
Luigi Marcucci