La contrapposizione tra sovranismo e globalismo costituisce, in verità, una grande mistificazione che ha il compito di superare la tradizionale contrapposizione tra destra e sinistra che rappresenta, non a caso, il nuovo cavallo di battaglia delle forze che sostengono l'establishment. Abituare le masse a convivere con il terrore e con il pericolo incombente di un'invasione, aiuta ad abituarle ad accettare le disuguaglianze come l'esito inevitabile di una politica che si preoccupa, benevolmente, della loro sicurezz
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Quando si discute di terrorismo e di immigrazione spesso si commette l'errore di ritenere entrambi i fenomeni due variabili indipendenti del tutto avulsi dal quadro nel quale andrebbero, di contro, collocati. Occorre prendere atto che siamo nel pieno di una crisi sistemica che vede il capitalismo essere sotto attacco da più direzioni. In modo inaspettato, la lenta erosione della sovranità degli stati ha reso le istituzioni nazionali completamente impotenti davanti a processi planetari che richiederebbero nuove forme di governance. Al contrario, stiamo assistendo al fiorire di nuove forme di nazionalismo, dai contorni indefiniti e spesso contraddittori, la cui ambiguità dovrebbe preoccupare chiunque abbia a cuore le sorti della democrazia. Le numerose spinte centrifughe che si sono abbattute sulle democrazie avanzate si stanno traducendo in una singolare "rivolta delle periferie" che viene sovente interpretata ricorrendo ad uno schema la cui connotazione ideologica non convince affatto. In effetti, risulta curioso che, dopo avere celebrato per anni la fine delle ideologie, si ricorra ad un espediente tipicamente ideologico per dirottare il dibattito nei confini angusti di una improbabile battaglia tra “sovranismo” e “globalismo” che non ha alcun motivo di esistere. Stiamo attenti, quindi, a questa operazione culturale che nasce dall'incapacità dell'establishment di giustificare le grandi disuguaglianze che, negli ultimi decenni, si sono moltiplicate all'interno del sistema capitalistico. La contrapposizione tra sovranismo e globalismo costituisce, in verità, una grande mistificazione che ha il compito di superare la tradizionale contrapposizione tra destra e sinistra che rappresenta, non a caso, il nuovo cavallo di battaglia delle forze che sostengono l'establishment. Abituare le masse a convivere con il terrore e con il pericolo incombente di un'invasione, aiuta ad abituarle ad accettare le disuguaglianze come l'esito inevitabile di una politica che si preoccupa, benevolmente, della loro sicurezza. Si ponga mente ad un dato che risulta illuminante. Dal 2011 al 2016 le imprese straniere in Italia sono aumentate del 25,8%: ammontano, esattamente a 571 mila unità, prevalentemente operanti nel commercio all'ingrosso e al dettaglio (36%), nell'edilizia (23%) e nella ristorazione (8%). In proiezione, nel 2021 si stima che saranno 710.000. Di contro, le imprese italiane sono diminuite del 2,7% (fonte: Giornaledellepmi.it). Queste cifre dovrebbero creare sconcerto tra gli epigoni del sovranismo i quali, invece, tendono astutamente a far finta di nulla perchè conoscono bene i vantaggi goduti dalle imprese italiane sui mercati di quei paesi da cui provengono le imprese straniere operanti in Italia. Ci troviamo, pertanto, sul crinale di un altro inganno ideologico non dissimile dagli altri che l'hanno preceduto nei decenni passati. Dopo anni di sbronze ideologiche, oggi tutti sappiamo che non esisterà mai una “città del sole” in cui tutti saremo ricchi ed eguali e, parimenti, che non ci sarà mai un capitalismo in grado di regalare felicità a tutti i popoli del pianeta. L'unico, vero problema che i governi sono chiamati a risolvere resta quello, antico, delle disuguaglianze di cui terrorismo e immigrazione sono soltanto una conseguenza. Su questo, sovranismo e globalismo tacciono miserevolmente. Ecco perchè si tratta solo di un trucco.