Stiamo creando intere generazioni abituate alla precarietà non solo lavorativa ma esistenziale. C'é un gioco scellerato e sinistro, condotto sulla pelle dei nostri giovani, che sembra piacere alle élite occidentali le quali amano disegnare un futuro nel quale, in nome di un'austerità virtuosa imposta dalla necessità di preservare il pianeta, viene teorizzata la convenienza a non essere proprietari di nulla. Amabilmente, viene chiamata "sharing economy" questa sorta di economia dell'inganno che, riservando a pochi eletti la proprietà di ville lussuose, yacht, aerei, quadri e beni preziosi, condannerà le nuove generazioni alla condivisione coatta di qualunque bene di consumo.
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Il dibattito delle ultime settimane sul “fascismo strisciante” ha eluso una questione sulla quale la politica farebbe bene ad interrogarsi: perchè i nostri giovani rifuggono dalla politica o simpatizzano per i 5 Stelle, la Lega e, talora, perfino per Casa Pound e Forza Nuova? Si tratta, talora, di Neet, cioè di giovani che non studiano e non lavorano e, che per tali ragioni, si collocano fuori dal perimetro sociale utilizzato dalle rilevazioni statistiche che li vorrebbe invisibili. Tuttavia, tra i giovani che nutrono indifferenza per la politica ci sono, soprattutto, ragazzi volenterosi che studiano o che lavorano percependo salari modesti, che sgomitano all'interno di un mercato del lavoro che svilisce il merito e favorisce la perdita di ogni ambizione personale. Si tratta dell'esito finale di una crisi economica che, non solo ha cambiato i connotati della società italiana ma, soprattutto, ha imposto ai giovani nuovi stili di vita, nuovi modelli di consumo e riferimenti culturali del tutto inediti. La verità è che, sotto la scure delle leggi bronzee dell'economia, stiamo creando intere generazioni abituate alla precarietà non solo lavorativa ma esistenziale. C'é un gioco scellerato e sinistro, condotto sulla pelle dei nostri giovani, che sembra piacere alle élite occidentali le quali amano disegnare un futuro nel quale, in nome di un'austerità virtuosa imposta dalla necessità di preservare il pianeta, viene teorizzata la convenienza a non essere proprietari di nulla. Amabilmente, viene chiamata "sharing economy" questa sorta di economia dell'inganno che, riservando a pochi eletti la proprietà di ville lussuose, yacht, aerei, quadri e beni preziosi, condannerà le nuove generazioni alla condivisione coatta di qualunque bene di consumo. Si sta delineando, in modo suadente e carezzevole, un futuro terrificante nel quale le masse si vedranno costrette ad affittare o condividere l'utilizzo di ogni cosa: mezzi di trasporto, abitazioni, telefoni, elettrodomestici e, naturalmente, le prestazioni di lavoro che, in nome della flessibilità, saranno caratterizzate da una costante, salutare incertezza che, secondo il nuovo Verbo, stimolerebbe lo spirito di competizione dei consociati. Gli artefici di questo futuro distopico fingono di ignorare le tragiche conseguenze di cui, già oggi, si intravedono i primi segnali: l'impossibilità, per chiunque, di concepire un progetto familiare, il differimento forzoso della maternità, il primato del figlio unico, il miraggio di una pensione alla quale non conviene neppure pensare. Le geremiadi sui nostri giovani che “non si sposano perché sfuggono alle loro responsabilità" denotano la sconsolante incapacità di interpretare le dinamiche sociali innescate dalla crisi. I giovani che non si sposano e che si comportano come "perenni fidanzati" sono quelli che la sociologia anglosassone identifica come "Lat", acronimo che sta per "Living apart together", cioè, legame sentimentale stabile e abitazioni separate (spesso, con i genitori..). Si tratta di una peculiare evoluzione del costume sociale che, insieme a tante altre, rappresentano la conseguenza di un modello di società da cui, come si è detto, sortiranno disuguaglianze sociali sempre più profonde. Come ha ricordato l'economista indiano Kaushik Basu, in un recente convegno tenutosi a Torino, in tutto l'Occidente si è verificato un crollo dei salari che risulta impressionante: “Nel 1975, in Europa, la parte di Pil corrispondente ai salari delle persone era il 60%, oggi è il 25%”. La politica, pertanto, farebbe bene a chiedersi perchè non è in grado di attrarre i giovani. Le ragioni sono molto semplici: perchè la classe politica risulta complice e garante degli interessi di quella élite che non ha mai dimostrato di credere nella democrazia di cui essa tende a servirsi solo per dare una parvenza di legittimità ad un modello sociale che rischia di riportare all'indietro l'orologio della Storia. Ecco perchè non c'è da stupirsi se i giovani simpatizzano per i 5 Stelle, per la Lega e, piaccia o no, perfino per Casa Pound o Forza Nuova.