I nostri ragazzi trascorrono gran parte del tempo a guardare il cellulare in modo compulsivo e maniacale. Questa sorta di patologia di massa tende ad ignorare che Internet costituisce un mondo magmatico, un'immensa babilonia in cui, specialmente per i più sprovveduti, è facile annegare. In questo senso, c'è il rischio che il web sia una vera e propria “rete” che cattura i soggetti culturalmente più deboli i quali, avvezzi alla velocità del messaggio digitale, non sono in grado di cogliere la preziosa “lentezza” del sapere più complesso.
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Finito l'anno scolastico, come ogni anno si torna a parlare della scuola italiana, sempre nel mirino dei media ma, curiosamente, sempre ignorata dal cittadino. Occorre, infatti, ammettere che i problemi del nostro sistema scolastico non hanno mai scaldato i cuori delle famiglie italiane molte delle quali, tuttavia, si aspettano che la scuola supplisca comunque alle loro inadempienze educative. Lo scarso interesse della società italiana nei confronti dell'universo scolastico costituisce la prima causa dell'arretratezza di un sistema che, nonostante la celebrata rivoluzione digitale, continua ad affondare nel più desolante burocratismo. Rispetto al passato, oggi il lavoro dei docenti rischia pericolosamente di impantanarsi in un ginepraio di estenuanti procedure e di inutili formalismi che finiscono fatalmente per svilire gli obiettivi educativi e formativi dell'attività didattica. Si ponga mente ad un dato che risulta, invero, sintomatico. Malgrado sia aumentato il numero dei laureati (che, resta, comunque, il più basso d'Europa), dal 2008 ad oggi la spesa per l'acquisto di libri è calata del 25,6%. Del declino dei giornali è meglio non parlarne, come emerge dal crollo delle vendite e dall'età media di chi acquista i quotidiani che veleggia, ormai, sopra i 50 anni abbondanti. Questi dati rivelano una verità incontestabile: i nostri ragazzi non sono abituati a leggere e ad informarsi, con tutte le drammatiche implicazioni che ne discendono sul piano dello spirito critico e della formazione culturale. Il fatto che gli studenti italiani non leggano, si può arguire agevolmente dal lessico da essi utilizzato, infarcito di cliché e di luoghi comuni, in perfetta sintonia con gli stereotipi imposti dalla Rete. La verità è che la capacità seduttiva delle nuove tecnologie ha finito per decretare la definitiva capitolazione del libro, ormai scaduto a malinconico cimelio. I nostri ragazzi trascorrono, infatti, gran parte del tempo a guardare il cellulare in modo compulsivo e maniacale. Questa sorta di patologia di massa tende ad ignorare che Internet costituisce un mondo magmatico, un'immensa babilonia in cui, specialmente per i più sprovveduti, è facile annegare. In questo senso, c'è il rischio che il web sia una vera e propria “rete” che cattura i soggetti culturalmente più deboli i quali, avvezzi alla velocità del messaggio digitale, non sono in grado di cogliere la preziosa “lentezza” del sapere più complesso. Se alla Tv va dato il merito di avere contribuito a creare una lingua nazionale, di contro, a Internet va imputata la grave colpa di avere alimentato il mito di una illusoria democrazia di massa che si fonda su una partecipazione, collettiva e pubblica, alla banalità. Niente di più antidemocratico. Spetta, pertanto, alla scuola il compito di promuovere un uso avveduto e criticamente corretto delle nuove tecnologie con le quali è necessario stabilire una “giusta distanza”. In caso contrario, sarà inevitabile rassegnarsi all'avvento di una generazione senza memoria che non sarà in grado di capire che, per funzionare, una vera democrazia ha vitale bisogno di una società aperta che si alimenta della continua partecipazione di un cittadino non manipolabile, dunque istruito, curioso e affamato di sapere.