Occorre diffidare dei facili proclami di una certa destra che non esita ad usare le paure degli italiani per lanciare strali contro l'Europa e per caldeggiare una ricollocazione internazionale del nostro paese gravida di incognite. Sostanzialmente, la cosmogonia politica della destra italiana prevede che, per salvare il nostro paese dalle incertezze di una democrazia lacunosa come quella europea, è meglio consegnarlo alle certezze di un'autocrazia spietata e totalizzante come quella di Putin. Stiamo attenti a non scherzare col fuoco perchè la storia insegna che il diavolo non si presenta con le campane.
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Malgrado le politiche espansive della Bce che da mesi continua ad irrorare liquidità, il nostro paese continua ad arrancare. Ormai è chiaro che il problema che attanaglia la nostra economia ci riporta ad una vecchia tesi di lord Keynes che individua il punto di massima gravità di una crisi nella c.d. “trappola della liquidità” (liquidity trap). Questa trappola si realizza quando l’attività economica si rivela insensibile perfino alla progressiva riduzione dei tassi di interesse: come dire, la politica monetaria si rivela incapace di incidere sull'economia reale. E' quello che sta avvenendo in Italia. Infatti, malgrado la Bce abbia azzerato i tassi, la ripresa economica del nostro paese è stata largamente inferiore alle attese. Si tratta di un dato allarmante che mette in grave difficoltà la politica economica dei nostri governi che, a breve, non potranno più contare su un prezioso strumento di stimolo della domanda come il quantitative easing. Sono anni che ascoltiamo le geremiadi sulla mancata crescita della nostra economia ma la sensazione è che si stia brancolando nel buio più completo. Sappiamo tutti che il vero, grande problema del nostro paese resta il debito pubblico, ormai pari al 133 per cento del Pil, che obbliga lo Stato italiano a pagare 80 miliardi di interessi all'anno. Va detto, tuttavia, che siamo ancora in una fase di piena sostenibilità del debito dato che, malgrado oggi il reddito pro-capite risulti inferiore a quello del 1999, la ricchezza privata degli italiani è di oltre quattro volte superiore all'intero stock del debito (pari a circa 2.300 miliardi di euro). Detto questo, occorre ammettere che il grave rischio che incombe sul nostro paese consiste nella sfiducia che, in futuro, i mercati potrebbero nutrire sulla solvibilità dello Stato italiano che, secondo l'Economist, “è troppo grande per essere salvato (l' economia italiana è sette volte e mezzo quella della Grecia) ma è, altresì, troppo grande per fallire”. Per le suddette ragioni, occorre prendere atto che non possiamo baloccarci nell'illusione di uscire dall'euro senza pagarne le conseguenze. E' innegabile che, così come è stata disegnata, l'impalcatura europea ha tradito le aspettative dei popoli dell'Unione. Ciò malgrado, dissociarsi dall'Europa potrebbe essere fatale: se l'Italia uscisse dall'Ue quale affidabilità sarebbe in grado di offrire in ordine alla propria solvibilità? Non solo. Davanti ad un'epoca di grandi trasformazioni scientifiche, di imponenti migrazioni di massa, di feroce terrorismo globale e di crescente controllo sociale da parte degli Stati, quali prospettive avrebbe il nostro paese? Per questi motivi, occorre diffidare dei facili proclami di una certa destra che non esita ad usare le paure degli italiani per lanciare strali contro l'Europa e per caldeggiare una ricollocazione internazionale che porterebbe il nostro paese ad entrare nell'orbita di Putin e di Trump. Sostanzialmente è questa la cosmogonia politica della destra italiana che, per salvare il nostro paese dalle incertezze di una democrazia lacunosa come quella europea, auspica di consegnarlo alle certezze di un'autocrazia spietata e totalizzante come quella di Putin. Stiamo attenti a non scherzare col fuoco perchè la storia insegna che il diavolo non si presenta con le campane.