L'attuale isolamento del Pd nasce dalla precisa volontà di Matteo Renzi di dimostrare agli italiani che è stato un errore bocciare la riforma costituzionale. Questo è lo schema interpretativo che tutti i renziani tendono ad utilizzare per spiegare lo stallo in cui versa oggi il paese. Da una simile lettura, emerge il limite più grande di Matteo Renzi il quale dimostra ancora una volta di non essere in grado di indagare sulle cause delle sconfitte che il partito ha continuato ad inanellare negli ultimi anni. Sulla scarsa capacità di Renzi di fare autocritica, molto è stato detto e scritto nei giorni scorsi. Ma non è questo il punto. Ciò che rileva maggiormente è capire le ragioni del rifiuto di Renzi a prendere parte a qualunque ipotesi di governo.
-----------------
Dopo due mesi di silenzio, Matteo Renzi è tornato in sella al Pd per rettificare una linea che avrebbe messo in pericolo la realizzazione del suo disegno politico che inizia a delinearsi sempre più nitidamente. Renzi ha capito da tempo che, usurato dalle infinite lotte intestine, il Partito democratico viene ormai percepito dall’elettorato di sinistra come un partito privo di capacità espansiva. Renzi sa bene che sarà impossibile riaffermare la sua leadership all'interno di un quadro politico che risulta ben diverso dai calcoli che avevano determinato l’avvento del “rosatellum”. Se il 4 marzo le cose fossero andate diversamente, Renzi avrebbe condotto il Pd ad un'alleanza di governo con Forza Italia giustificandola con l'impellente necessità di dare “responsabilmente” una guida al paese. Di contro, il tracollo elettorale del Pd ha spinto Renzi a condurre il partito fuori dai giochi. E' giusto, pertanto, chiedersi per quali ragioni oggi Renzi scelga di tenere ibernato il suo partito. Questa è la domanda da cui sarebbe utile partire per capire le ragioni dell'attuale paralisi del Pd che rischia di tradursi in una pericolosa paralisi dell'intero sistema politico. Molti commentatori tendono ad eludere questa domanda, probabilmente per evitare di prendere atto di una verità che pochi sono disposti ad ammettere: Matteo Renzi non intende legare le proprie sorti personali a quelle del Partito democratico. Inutile nasconderlo, per Renzi il Pd è ormai un brand obsoleto, una camicia di forza da cui occorre liberarsi per ridare slancio al suo progetto riformatore che, dopo il referendum, è stato accantonato in attesa di momenti migliori. L'attuale isolamento del Pd nasce dalla precisa volontà di Matteo Renzi di dimostrare agli italiani che è stato un errore bocciare la riforma costituzionale. Questo è lo schema interpretativo che tutti i renziani tendono ad utilizzare per spiegare lo stallo in cui versa oggi il paese. Da una simile lettura, emerge il limite più grande di Matteo Renzi il quale dimostra ancora una volta di non essere in grado di indagare sulle cause delle sconfitte che il partito ha continuato ad inanellare negli ultimi anni. Sulla scarsa capacità di Renzi di fare autocritica, molto è stato detto e scritto nei giorni scorsi. Ma non è questo il punto. Ciò che rileva maggiormente è capire le ragioni del rifiuto di Renzi a prendere parte a qualunque ipotesi di governo. Da più parti, è stato più volte ribadito che si tratterebbe di una scelta suicida che rischia di condannare il Pd alla totale irrilevanza. In questo senso, il ritorno alle urne sarebbe un azzardo pericoloso per il Partito democratico. Parimenti, sul versante opposto, lo sarebbe per Forza Italia. Per tali ragioni, la grande stampa non ritiene peregrina l'ipotesi di un governo di centro-destra con l'appoggio esterno del Pd, come gradirebbe il Quirinale e gran parte dell'establishment. Tuttavia é giusto chiedersi: Renzi potrebbe mai dare l'appoggio ad un governo a trazione leghista che, come dimostrano i sondaggi, vede Salvini proiettato a fagocitare Forza Italia? Per queste ragioni, per il Pd, andare al governo con i 5 Stelle o con la Lega, sarebbe la stessa cosa dato che, in entrambe le ipotesi, la subalternità di Renzi a Di Maio o a Salvini sarebbe scontata. Da queste riflessioni nasce la scelta di collocare il partito sull’Aventino che per Matteo Renzi rappresenta una sorta di lavacro personale che potrà consentirgli di riproporsi come una sorta di Macron italiano. Questo è il vero disegno politico di Matteo Renzi per il quale il Pd, questo Pd, è diventato una zavorra da cui converrà liberarsi per assurgere alla leadership di quell'area moderata, riformista ed europeista che non intende rassegnarsi alla supremazia “populista” della Lega e dei 5 Stelle. Se così fosse, cosa farà il Cavaliere?