Salvini non avrà mai la forza di smarcarsi da Berlusconi. La potenza mediatica del Cavaliere resta un'arma che, in passato, ha seminato numerose vittime che rappresentano un monito per chiunque. Non solo. Da oltre vent'anni esiste al Nord un'alleanza tra Lega e Forza Italia che la politica ha saputo tradurre in una proficua rete di rapporti e di relazioni che Salvini non avrebbe mai il coraggio, né la convenienza, di scalfire. Di Maio, pertanto, non può baloccarsi nell'illusione di trovare in Salvini un alleato perchè attualmente il leader della Lega non è in grado di affrancarsi dall'ipoteca di Berlusconi.
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Il fallimento del terzo giro di consultazioni, condotto dal Presidente del Senato Casellati, ha dimostrato in modo inequivocabile che non ci sono le condizioni per formare un governo. In questo senario, non avrà alcun esito sia il mandato esplorativo affidato al Presidente della Camera, Fico, che qualunque altra ipotesi ventilata dalla stampa perchè si finge di dimenticare che l'attuale situazione rappresenta la conseguenza del “rosatellum”. Se, pertanto, oggi il quadro politico è un campo di Agramante strutturalmente incapace di partorire un governo, ciò è da imputare ad una legge elettorale che era stata concepita sia per neutralizzare i 5 Stelle che per imporre l'ineluttabilità di un esecutivo composto da Pd e Forza Italia. Il tracollo elettorale di entrambi ha, di fatto, vanificato questa possibilità. Questi sono i fatti da cui sarebbe utile partire per evitare un'interpretazione distorta degli elementi che rendono complicata qualunque ipotesi diversa da quella per la quale il “rosatellum” era stato pensato. Di Maio, soprattutto, farebbe bene a ricordarlo perchè la tentazione di una variante emergenziale, con un governo composto da Lega e 5 Stelle, risulta velleitaria per una serie di ragioni che risulta opportuno rammentare. Occorre ammettere che, al di là delle schermaglie degli ultimi giorni con Berlusconi, Matteo Salvini non avrà mai il coraggio, né la forza, di smarcarsi dal Cavaliere. La potenza mediatica di Berlusconi resta un'arma che, in passato, ha seminato numerose vittime che rappresentano un monito per chiunque. Non solo. Da oltre vent'anni esiste al Nord un'alleanza tra Lega e Forza Italia che la politica ha saputo tradurre in una proficua rete di rapporti e di relazioni che Salvini non avrebbe mai il coraggio, né la convenienza, di scalfire. Di Maio, pertanto, non può baloccarsi nell'illusione di trovare in Salvini un alleato perchè attualmente il leader della Lega non è in grado di affrancarsi dall'ipoteca del Cavaliere che è pur sempre in grado di garantirgli un rilevante supporto mediatico. Gli attacchi di Berlusconi ai 5 Stelle, pertanto, non nascono soltanto dal rancore di un Cavaliere ferito ma sortiscono dalla consapevolezza di una correzione di linea che risulta inevitabile. Gli insulti ai 5 Stelle sono serviti al Cavaliere per sottolineare che solo un centro-destra unito può garantire a Matteo Salvini una leadership forte e autorevole. Infatti, senza Berlusconi, un ipotetico governo composto da Lega e 5 Stelle condannerebbe Salvini al ruolo di comprimario: avrebbe senso una Lega subalterna a Di Maio? Ma ci sono altre ragioni che rendono impraticabile l'ipotesi di un esecutivo composto da Lega e 5 Stelle. Tra le cose che Di Maio dovrebbe tenere bene a mente c'è quella di un elettorato di sinistra che, dopo avere voltato le spalle al Pd, attende ora di capire la reale natura del Movimento 5 Stelle. Inutile dire che un'alleanza con la Lega, oltre a far perdere quei consensi, finirebbe per cambiare i connotati del Movimento inficiandone in modo irrimediabile la vocazione di forza post-ideologica che non vuole essere né di destra né di sinistra. Di Maio dovrebbe capire, infine, che l'unica ragione per continuare a tenere aperte le vie di comunicazione con Salvini potrebbe essere quella di un “governo di scopo” finalizzato al varo di una nuova legge elettorale in grado di infliggere il colpo mortale a Berlusconi e Renzi. Poichè, come si è detto, Salvini non è in condizione di giungere ad un definitivo regolamento di conti con il Cavaliere, c'è il rischio che da questa perdurante crisi di governo, l'unico a uscirne con le ossa rotte sia proprio Di Maio. E' quello che, in fondo, si aspetta Matteo Renzi che, non a caso, ha imposto al suo partito una ferrea linea astensionista che Berlusconi ha mostrato di gradire in vista di un asse di governo che Salvini seguita pervicacemente ad osteggiare. Inutile illudersi, con questo ginepraio, la legislatura avrà vita breve: l'auspicio è che il Presidente Mattarella rinunci a questa sorta di accanimento terapeutico limitandosi a chiedere alle Camere una nuova legge elettorale per poi tornare alle urne.