Il 1° dicembre 1948 l’Assemblea Generale delle Nazioni unite approvò e proclamò la Dichiarazione universale dei Diritti umani, un documento che nasceva dagli orrori del primo Novecento e dalla consapevolezza che bisognava affermare con estrema chiarezza i principi fondamentali della convivenza umana per evitare altre e ancor più terribili tragedie.
Ispirandoci al decalogo del preside del Liceo scientifico Fermi di Bologna, Maurizio Lazzarini, per le prossime festività vorremmo dare qualche consiglio ai nostri ragazzi su cosa NON bisogna fare se intendono coltivare le proprie ambizioni e se vogliono scommettere sul proprio futuro. In una società piena di “vecchi”, come quella italiana, non bisognerebbe mai sprecare il grande privilegio di essere giovani. Auguri!
Se fossimo un paese normale, dopo la transizione gialloverde dovrebbe sorgere un polo conservatore e sovranista, composto da Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia, in competizione con un polo riformista ed europeista, composto da 5 Stelle, Pd e Liberi e Uguali. Poichè non siamo un paese normale, nel sottosuolo della politica italiana si agitano forze, neppure tanto occulte, che spingono per la nascita di un nuovo soggetto politico in grado di neutralizzare sul nascere quel percorso. Renzi, ad esempio, non avrebbe alcuna possibilità di assurgere ad una nuova leadership all'interno di uno schieramento progressista “pacificato”. Ecco perchè, dopo la vittoria di Zingaretti, lascerà il Pd.
Gli attacchi al governo da parte di Boccia, presidente di Confindustria, sono, in realtà, un attacco ai 5 Stelle, come si evince dalla facilità con cui la grande stampa suole dileggiare i pentastellati riservando solo qualche timido buffetto alla Lega. Gli imprenditori italiani non sono più disposti a sopportare la paralisi delle opere pubbliche: é questa la colpa più grave che viene imputata ai 5 Stelle. Il reddito di cittadinanza costituisce solo un argomento pretestuoso per screditare un movimento le cui lacune sarebbero state anche tollerate senza la pervicace opposizione alla Tav e allo sblocco dei cantieri.
Il “contratto di governo” preclude qualunque ipotesi di confronto all'interno dell'esecutivo. In pratica, in parlamento i 5 Stelle dovranno approvare i punti del contratto voluti dalla Lega e, parimenti, la Lega dovrà approvare i punti voluti dai 5 Stelle. Così facendo, Salvini e Di Maio hanno completamente svilito sia il ruolo delle Camere che le funzioni del Consiglio dei ministri ai quali è stato sottratto qualunque potere di interlocuzione. Abbacinato dall'euforia di essere approdato al governo, Luigi Di Maio non ha capito che quel contratto era, in realtà, un tranello teso da un alleato scaltro e inaffidabile che, come dimostrano i sondaggi, si prende tutti i meriti lasciando i demeriti ai 5 Stelle.
Gli ultimi sondaggi confermano che, per Matteo Salvini, questo governo é stato davvero un affare. Prima del 4 marzo nessuno avrebbe mai osato immaginare che, nel giro di pochi mesi, la Lega sarebbe diventato il primo partito del paese e che sarebbe riuscito a fare breccia perfino nel Mezzogiorno. Bisogna dare atto a Salvini di avere realizzato quel capolavoro tattico da cui trae origine l'attuale corto circuito della politica italiana che, in modo singolare, penalizza tutti i partiti, esclusa la Lega. Di Maio dovrebbe, ormai, aver capito che l'unico a cui conviene questo governo é Matteo Salvini il quale, dopo aver raso al suolo Forza Italia, ha iniziato ad annettersi quote crescenti dell'elettorato pentastellato.
Secondo i partners europei, questo governo non rappresenta alcun cambiamento. Risulta difficile dissentire. In verità, Salvini e Di Maio rappresentano la triste riedizione di un ceto politico rimasto uguale a se stesso che, sotto le mentite spoglie di una comunicazione più trasgressiva, continua a perpetuare quella specificità tutta italiana che si riassume in una vecchia battuta di Enzo Biagi: in Italia, di legale, é rimasta soltanto l'ora legale. Sono gli stessi fatti a dimostrare che non vi é alcuna discontinuità rispetto al passato: l'obolo assistenzialista, la "pace fiscale", l'inverecondo condono di Ischia, perfino i 49 milioni della Lega che Salvini ha saputo abilmente derubricare come una vicenda del tutto marginale.
Piaccia o no, questo governo non ha alternative. Nel mondo anglosassone si usa l' acronimo, "t.i.n.a." ("there is not alternative", non ci sono alternative) per rappresentare i momenti di sclerosi del quadro politico. Attualmente la posizione più comoda resta quella di Silvio Berlusconi che può vantare la presenza di un garante al governo (Salvini) e di un garante all'opposizione (Renzi): mai come ora, il suo impero ha potuto godere di tanta invulnerabilità. Per queste ragioni, il Cavaliere assiste serafico alla lenta consunzione di Forza Italia. A sinistra, invece, Renzi attende la prossima disfatta elettorale per dimostrare che la crisi del Pd non é imputabile al Giglio Magico.
Quando Di Maio capirà che questo governo rappresenta un tragico capestro per il suo movimento, sarà costretto a prendere atto di essere stato bellamente buggerato da Salvini che, dopo avere fagocitato Forza Italia, si appresta ad annettersi una parte di elettori dei 5 Stelle. Il quadro politico del nostro paese é questo: da una parte, la parodia di un governo con un premier irrilevante; dall'altra, una versione caricaturale di opposizione che ancora oggi si compone degli stessi esponenti che hanno disgustato gli elettori spingendoli verso la Lega e i 5 Stelle.
Una bambina piccola, esile che piange e forse prega, davanti alla sua casa distrutta e sotto la neve, intorno altri segni di orrori lasciati dalla guerra, la prima guerra mondiale, un secolo fa: una foto che stringe il cuore e che se fosse di questi nostri anni, potrebbe concorrere per il Pulizer. La scattò uno dei primi fotoreporter di guerra, Attilio Prevost, un tenente di artiglieria, milanese e un po’ brianzolo. Grazie alla sua competenza nella fotografia e nel cinema fu incaricato dagli alti comandi a documentare la guerra.