Gli ultimi provvedimenti voluti dal ministro Valditara confermano che, come tutti i governi precedenti, anche quello in carica dimostra di non avere le idee chiare sulla scuola. La stretta sul voto di condotta, infatti, appare una misura incongrua e contraddittoria in quanto destinata ad alimentare quella dispersione scolastica che il ministro ha affermato più volte di voler contrastare.
La crisi del Pd è cominciata con gli assordanti silenzi che hanno accompagnato le politiche di austerità di un'Europa davanti alla quale la sinistra europea si è sempre prosternata a capo chino senza mai battere ciglio. Davanti al progressivo impoverimento dei ceti medi e alla crescente precarizzazione del lavoro, il Pd ha via via assunto le sembianze di un partito sempre più vicino all'establishment e sempre più lontano dalle aree del disagio sociale.
Il Dirigente scolastico di Pioltello ha ragione di rivendicare la legittimità della propria scelta, non già per la natura laica del nostro Stato, ma per la indefettibile necessità di educare i giovani alla pluralità delle fedi, alla tolleranza e al rispetto reciproco. Fuor di metafora: non siamo giuridicamente uno Stato laico ma incombe sulla scuola l’obbligo di formare i nostri ragazzi ad una società aperta, plurale e inclusiva. Proprio come vuole la Costituzione.
La politica non può continuare ad ignorare che l’impoverimento crescente della società rappresenta l’insidia più grave per la democrazia e per la “partecipazione” alla vita pubblica. Sarebbe utile rammentare che, come diceva Foucault, la povertà porta alla solitudine e, per un cittadino che si sente solo, alla fine democrazia e dittatura sono la medesima cosa.
I commenti sugli scontri tra studenti e forze dell’ordine hanno riproposto la riedizione di vecchi teoremi, scontati e prevedibili. La destra con i poliziotti e la sinistra con gli studenti rappresentano una costante della storia di un paese incapace di uscire dalle secche di una contrapposizione ideologica mai sopita. Polizia “fascista” e studenti “comunisti” costituiscono l'unica chiave di lettura proposta da una classe politica incapace di interpretare il disagio di una società attanagliata dalla rabbia e dalla paura.
Dopo la nascita della Ceca e della Cee, l'avvento dell’Ue e della moneta unica rappresentò l’esito finale di un percorso che suggellò l’affermazione di una cultura sovranazionale oggi minacciata dall'avanzata del populismo sovranista. La pressione di questa ostilità crescente verso l'architettura europea ci obbliga a prendere atto che la vera disputa, stavolta, non è quella tra destra e sinistra ma è quella tra europeismo e sovranismo.
Vengono definiti “screenagers”, o Generazione Alpha. Sono i nati dopo il 2010, successori della Generazione Z. Si tratta dei ragazzi cresciuti con la protesi di uno schermo, quello dello smartphone e dei tablet, a cui alla sera si affiancano le piattaforme tv (Netflix, Amazon, Dazn, ecc.). Malgrado sembrino entità aliene che non ci appartengono, stiamo parlando dei “nostri” ragazzi che abbiamo lasciato alla mercè di un dramma generazionale destinato ad aggravarsi con il dilagare dell’intelligenza artificiale. -Segue-
Riteniamo utile proporre la storia di Lidia Poët per capire le difficoltà che hanno caratterizzato il percorso delle donne nel campo delle libere professioni che, storicamente, sono state esclusivo appannaggio degli uomini. Rileggere, oggi, le motivazioni con cui la magistratura rese impossibile l'esercizio della professione forense, consente di cogliere alcuni profili dell'odierno dibattito sulla condizione femminile. SEGUE
Il dibattito sulla guerra in Ucraina e sul conflitto tra Israele e Palestina rischia di far passare in secondo piano quella che si annuncia come la riforma più controversa della storia repubblicana. Il c.d. “regionalismo differenziato” rappresenta, infatti, una riforma che scolvolge l'architettura istituzionale del nostro Stato che i padri costituenti avevano concepito nella chiara consapevolezza delle profonde disomogeneità territoriali presenti nel paese.
I continui sbarchi di immigrati impongono una riflesssione su alcune verità che il clamore delle polemiche tende ad occultare. In tutto l'Occidente stiamo assistendo al ritorno di ideologie nazionaliste e xenofobe che trovano il consenso in larghi strati della popolazione che vivono con l'angoscia di una povertà incombente. In verità, imputare agli immigrati la responsabilità del nostro impoverimento costituisce un espediente utilizzato per sottacere quelle verità che dicevamo.