23 maggio 1992: nel tardo pomeriggio il giudice Giovanni Falcone sta tornando da Roma a Palermo. Sceso dall’aereo all’aeroporto di Punta Raisi, sale sulla Fiat Croma blindata con la moglie Francesca Morvillo, imbocca l’autostrada con le altre due auto della scorta. Di lì a poco il mondo assisterà ad uno degli attentati più clamorosi della storia. Sono passati 25 anni dalla strage di Capaci e poco o nulla è cambiato nel nostro paese tranne, forse, il cambio di leadership: dopo la cattura di Riina e Provenzano, oggi a comandare è la 'ndrangheta.
---------------
23 maggio 1992: nel tardo pomeriggio il giudice Giovanni Falcone sta tornando da Roma a Palermo. Sceso dall’aereo all’aeroporto di Punta Raisi, sale sulla Fiat Croma blindata con la moglie Francesca Morvillo, imbocca l’autostrada con le altre due auto della scorta. I suoi movimenti e quelli della scorta sono spiati, quando la colonna arriva allo svincolo di Capaci, i mafiosi appostati sulla collina azionano il telecomando che provoca l’esplosione di 1000 kg di tritolo posti in un cunicolo sotto il manto stradale. La prima auto salta in aria e ricade a decine di metri uccidendo gli agenti Montinaro, Schifani e Dicillo. L’auto di Falcone si schianta contro il muro di detriti creati dall’esplosione, gli agenti della terza auto rimangono feriti. Borsellino e la moglie, trasportati all’ospedale di Palermo, muoiono dopo poco. Perché tanta ferocia per eliminare un giudice? Dal 1982 la mafia ha ucciso magistrati, poliziotti, carabinieri, giornalisti, imprenditori, chiunque ostacolasse il suo potere. Falcone era stato condannato a morte dalla mafia perché, con la costituzione del pool antimafia, nelle sue indagini aveva messo in luce il legame tra mafia, riciclaggio finanziario, e collusioni politiche. Nel processo di Palermo, avvalendosi di pentiti, erano stati condannati all’ergastolo i vertici di Cosa nostra, tra cui Totò Riina e Bernardo Provenzano. La morte di Falcone è un trauma per i giudici del pool antimafia, e in particolare per Paolo Borsellino, suo amico personale. Pur sapendo di essere nel mirino della mafia, Borsellino continua le indagini, ma il 19 luglio 1992 un’autobomba fuori dalla casa della madre lo uccide insieme ai cinque agenti di scorta. La criminalità organizzata è una piaga storica del nostro paese. La mafia nasce come organizzazione malavitosa tra Settecento e Ottocento, vive di attività criminose, ma ha rapporti con i politici e i grandi proprietari terrieri che la usano per reprimere i contadini poveri. Nel secondo dopoguerra la mafia si arricchisce controllando gli appalti nell’attività edilizia legata al boom economico e allo sviluppo urbano. Poi si inserisce nel traffico internazionale della droga accumulando enormi ricchezze, pur continuando i più tradizionali proventi con il furto, la frode, l’estorsione, il gioco d’azzardo, lo strozzinaggio, la prostituzione, l’omicidio su commissione. La particolarità della mafia è di avere una forte struttura organizzativa verticale, con apparati finanziari e militari, essa mira al controllo del territorio e a legami con il mondo politico ed economico sia locale che nazionale. Milano per la mafia diventa un centro di riciclaggio del denaro sporco. Anche la camorra napoletana è di antica costituzione, sia Garibaldi che Cavour dovettero preoccuparsi della sua presenza quando si giunse ad unificare l’Italia. La camorra è però meno verticistica e organizzata della mafia e sembra aver minori capacità di espansione fuori dalla Campania. Un discorso a sé è invece la ‘Ndrangheta calabrese, la sua struttura è meno conosciuta, ma negli ultimi decenni ha saputo espandersi affiancandosi alla grandi organizzazioni criminali internazionali. In questi anni di crisi si infiltra nel tessuto economico con l’acquisto di imprese e società in difficoltà. Essa ha messo forti radici anche in Lombardia, in particolare nelle province di Milano, Varese, Como, Lecco e Brescia, possiede bar, discoteche, ristoranti, agisce nell’edilizia, nell’attività immobiliare, ha forti collegamenti in campo bancario, finanziario e istituzionale. Traffica la droga, pratica l’usura e l’estorsione. Essa costituisce delle cellule, dette “locali” che con intimidazioni e violenze cercano di inserirsi nell’economia locale. Recenti indagini (le operazioni Infinito, Insubria ecc.) hanno individuato delle “locali” a Como, Fino Mornasco, Appiano Gentile, Senna Comasco, Cermenate. Con l’operazione “Metastasi” si sono individuate le “locali” di Lecco e Calolziocorte, vengono arrestate 10 persone, sono coinvolti anche il sindaco di Valmadrera (turbativa d’asta) e due consiglieri comunali di Lecco. Le “locali” individuate più vicino a noi sono a Mariano Comense, Canzo-Asso e Erba. Come avevano ben capito Falcone e Borsellino, la battaglia contro la criminalità organizzata può essere vinta solo se la società civile è allertata e partecipe, non assume atteggiamenti omertosi o conniventi. Per mantenere sana la nostra società dobbiamo aprire gli occhi ed essere vigili, in particolare dobbiamo diffondere tra le giovani generazioni il rifiuto della mentalità “mafiosa”.